Storie di donne, letteratura di genere/ 573 – Di Luciana Grillo
Cristina Caboni, «La ragazza senza radici» – L’autrice sa entrare nel cuore delle protagoniste facendoci vivere i loro sogni, le paure, le insicurezze e le gioie
Titolo: La ragazza senza radici
Autrice: Cristina Caboni
Genere: Letteratura femminile contemporanea
Editore: Garzanti, 2024
Pagine: 288, Rilegato
Prezzo di copertina: € 18,60
Credo che questo sia il sesto romanzo di Cristina Caboni recensito in questa rubrica.
Sono convinta che sia il più «compiuto», quello che testimonia, senza tema di smentite, che Caboni è una scrittrice ormai matura, di grandi capacità, di straordinaria sensibilità, di una creatività smisurata accompagnata dalla conoscenza documentata degli argomenti di cui scrive, nel senso che – come in altri romanzi – se parla di viti, vino, invecchiamento in botti o sotto il mare, cullato dalle onde, lo fa dopo aver studiato approfonditamente ogni aspetto del problema.
«Chi pensa che il vino sia una semplice bevanda ottenuta dalla fermentazione del succo d’uva si inganna. E’ ben altro: identità, tradizione, natura, abilità. Ma soprattutto mistero. Perché tocca l’anima e la conduce in luoghi inesplorati, dove tutto è possibile».
Una volta letto questo romanzo, lettore e lettrice si rendono conto di apprezzare di più il vino, il sentore di bosco o di frutti ecc ecc, ma anche di provare emozioni, di vivere sensazioni nuove.
«La ragazza senza radici», Adeline, la protagonista che impariamo ad amare leggendo il romanzo, è una giovane donna tormentata dal bisogno profondo di sapere da dove viene… teme di essere stata rifiutata, pensa che l’essere all’oscuro del suo passato familiare sia una colpa da espiare, una vergogna da nascondere.
Lavora senza sosta per non pensare, per acquisire competenze e dignità, dimostra ai suoi colleghi la totale disponibilità ad aiutarli, a sostituirli, si allontana dall’uomo che ama vergognandosi di aver mentito.
Damien è l’uomo che l’aiuta, la sostiene, le indica la strada da seguire, la salva da una vita allo sbando, la tratta come una figlia, l’accoglie con calore nella sua casa, dove la giovane moglie e i figli le fanno sempre festa… eppure anche Damien ha un segreto ostinatamente nascosto.
È l’incontro con Miranda, una anziana signora che produce vini speciali insieme all’amato marito Riccardo, a causare quella scossa che spinge Adeline alla ricerca di Nikolaj, il figlio che Miranda ha creduto morto per anni e che invece ha avuto l’impressione di vedere una sera davanti a sé.
E quando si ritrovano, è difficile per entrambi ricominciare… «entrambi erano stati feriti dalla vita; eppure, erano rimasti aperti agli altri, perché vivere per sé stessi aveva un senso, ma rivolgersi a chi aveva bisogno rendeva le loro esistenze degne di essere vissute, li rendeva migliori».
Se Damien invita con qualche durezza Adeline a non imbarcarsi in una ricerca «impossibile», Janus invece l’accompagna, condivide la scelta di Ada – come lui la chiama – di procedere fra archivi e registri, mentre i colleghi notano l’inquietudine di questa giovane donna, sempre un po’ distante, quasi chiusa a riccio, sulla difensiva. Janus le ricorda che «sono le azioni a definirci».
Gli eventi si ingarbugliano, le persone che avevano conosciuto Miranda sono quasi tutte scomparse, solo un colpo di fortuna insperato permette ad Adeline di svelare il mistero… ma a che prezzo? Dovrà rinunciare all’amicizia, al calore di una famiglia, all’affetto gioioso dei bambini?
Solo riflettendo con comprensione sui comportamenti degli altri e solo spegnendo i propri pensieri malevoli gli eventi del passato possono essere visti in una giusta dimensione, accettati, capiti, perdonati.
Luciana Grillo - [email protected]
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