La storia di Pavlo: il coraggio di essere se stessi – Di Nadia Clementi
Parliamo di bisessualità con chi ha saputo superare il problema iniziale
>
Negli ultimi mesi, le cronache italiane hanno riportato episodi di gravi aggressioni omofobe, come quelle avvenute nel cuore di Roma, che ci ricordano quanto sia ancora urgente parlare di diritti, rispetto e inclusione. Questi atti di violenza non solo colpiscono le vittime, ma feriscono l’intera società, evidenziando la necessità di rompere il silenzio e promuovere una cultura di accettazione.
In questo contesto, abbiamo scelto di raccontare la storia di Pavlo, un ragazzo di 25 anni che ha affrontato il difficile percorso del coming out. La sua esperienza è un esempio di coraggio e determinazione, un faro di speranza per chiunque si senta intrappolato dalla paura del giudizio o dell’emarginazione
Pavlo ricorda con emozione e dolore il momento in cui ha rivelato la sua bisessualità a sua madre e ai suoi amici. Non è stato facile. I pregiudizi, la paura del giudizio e il timore di perdere le persone care hanno reso il suo coming out un atto di grande coraggio.
Ma Pavlo sapeva che vivere una vita nascosta, privandosi della libertà di essere sé stesso, era un prezzo troppo alto da pagare.
«Il tempo e le amicizie sincere sono stati la cura», – racconta.
Attraverso dialoghi autentici e l'amore incondizionato di alcune persone vicine, Pavlo è riuscito a costruire un cerchio di supporto che gli ha permesso di vivere serenamente la sua identità.
La decisione di condividere la sua storia nel coming out non è casuale rappresenta una celebrazione del coraggio di chiunque decida di uscire allo scoperto e affermare la propria verità. Pavlo sottolinea come questo gesto non sia solo un atto personale, ma anche un passo importante per la comunità LGBTQ+.
«Non lo fai solo per te stesso, lo fai anche per gli altri. Rompi tradizioni che non ci portano avanti, distruggi stereotipi e lotti per i diritti che spetterebbero a chiunque», – afferma con passione. Per Pavlo, il coming out è anche un modo per contribuire alla costruzione di una nuova narrativa per il XXI secolo, una narrativa di inclusività, consapevolezza e libertà.
La città di Trento ha rappresentato un punto di svolta nella rinascita di Pavlo. Qui ha trovato un ambiente aperto e inclusivo, che gli ha offerto il coraggio di vivere pienamente la propria autenticità.
In netto contrasto con la realtà di Salerno, dove era cresciuto e aveva vissuto discriminazioni, persino da parte di un militante LGBTQ+ che gli aveva detto che «la bisessualità non esisteva».
«Essere invalidati da chi dovrebbe difendere la diversità è stato devastante», confessa.
Ma quella ferita si è trasformata in forza: oggi Pavlo è un attivista che combatte per il riconoscimento e il rispetto delle identità bisessuali, spesso invisibilizzate all'interno della stessa comunità LGBTQ+.
La storia di Pavlo è un esempio di resilienza e di come l’amore per sé stessi possa superare ogni ostacolo. Attraverso la sua esperienza, Pavlo vuole lanciare un messaggio di speranza a tutte quelle persone che, per paura o mancanza di supporto, non si sentono pronte a fare il coming out.
«Non siete soli. La strada è difficile, ma vale la pena percorrerla. Ogni passo verso la libertà di essere sé stessi è una conquista non solo personale, ma per tutta la società.»
Pavlo nella seguente intervista invita a riflettere sull'importanza di creare una società in cui nessuno debba temere di mostrare il proprio vero volto. Ogni storia di coming out è una piccola rivoluzione che contribuisce a distruggere gli stereotipi e a costruire un mondo più giusto e inclusivo.
Per chi potrebbe non conoscere a fondo il termine, come spiegheresti in modo semplice e personale cosa significa essere bisessuale?
≪Essere bisessuale, per me, significa vivere l’amore in totale libertà. È la possibilità di amare chiunque, senza limiti di genere, e di sentirmi parte di un amore universale. Significa scegliere una persona con cui condividere la mia vita basandomi esclusivamente sui sentimenti e sull’affinità, senza essere vincolato da categorie o confini predefiniti.≫
Quando ti sei reso conto di essere bisessuale?
≪Mi sono reso conto di essere bisessuale a 16 anni, con le prime esperienze di attrazione sessuale. È stato allora che ho capito di provare interesse sia per le donne sia per gli uomini e di sentirmi a mio agio con entrambi. Nel tempo, ho avuto relazioni con ambedue i sessi e non ho mai percepito distinzioni: stavo bene in ogni caso. Ancora oggi vivo la mia vita affettiva e sessuale in modo libero e autentico, guidato esclusivamente dai sentimenti e dalle connessioni che si creano.≫
Hai avuto timori particolari prima di condividere la tua verità? Come li hai affrontati?
«In passato provavo una grande paura, soprattutto all’idea di aprirmi con la mia famiglia, in particolare con mia madre. Mi sentivo vulnerabile e incerto, non sapendo come avrebbe reagito o se avrebbe compreso.
«Superare questi timori è stato possibile grazie al supporto di persone che mi hanno incoraggiato a credere in me stesso. Gruppi di sostegno e amici fidati mi hanno dato forza, ricordandomi che la mia verità meritava rispetto ed era parte della mia unicità.
«Così, passo dopo passo, sono riuscito ad affrontare le mie paure, sentendomi meno solo e più determinato»
Come ti sei sentito nel momento in cui hai deciso di fare coming out?
«Quando ho deciso di fare coming out, ero sopraffatto da una combinazione di paura e nervosismo. Venendo da una famiglia dell’Europa dell’Est, tradizionalista e ortodossa, sapevo che affrontare un tema così delicato sarebbe stato difficile.
«Temevo il giudizio, il rifiuto e di deludere le aspettative familiari. A un certo punto, però, ho capito che nascondermi significava negare una parte fondamentale di me.
«Mi sono detto: Se non lo faccio ora, non lo farò mai.
«Nonostante il timore, ho scelto di essere sincero con me stesso e con gli altri. È stato un passo cruciale e liberatorio, che mi ha insegnato l’importanza di vivere la propria verità, anche quando è difficile.»
Puoi raccontarci quando è iniziato il tuo coming out e quali emozioni hai provato?
«Il mio coming out è stato una tappa fondamentale della mia vita. A 18 anni, sentivo un forte desiderio di cambiare e di essere finalmente autentico. Nonostante i dubbi e le paure iniziali, mia madre è stata una figura chiave in questo processo.
«Con il suo amore e la sua comprensione, mi ha aiutato a trovare il coraggio di accettarmi e abbracciare chi sono davvero. Oggi, a 25 anni, vivo serenamente la mia identità e le mie emozioni, ma c’è ancora un passo che vorrei compiere: fare coming out con mio padre.
«Non l’ho ancora fatto, ma sono convinto che mi capirà. Quando arriverà il momento giusto, affronterò questa parte del percorso con speranza e fiducia.»
Hai ricevuto supporto da qualche associazione o gruppo LGBTQ+ durante il tuo percorso?
«Sì, durante il mio percorso ho ricevuto supporto dal sindacato UIL, che mi ha invitato al Pride del 2023 a Trento insieme ad Arcigay. Attraverso il mondo sindacale, impegnato nella difesa dei diritti dei lavoratori, mi sono avvicinato a realtà che promuovono i diritti LGBTQ+.
«Questa esperienza mi ha dato maggiore consapevolezza e coraggio, permettendomi di vivere pienamente la mia identità. Partecipare a eventi come il Pride e condividere questo cammino con tante persone unite per una causa comune mi ha fatto sentire parte di qualcosa di più grande, regalandoci forza e senso di appartenenza.»
Che differenze hai notato tra il contesto di Trento e quello di Salerno riguardo all’accettazione delle persone LGBTQ+?
«La differenza tra Trento e Salerno è stata per me molto evidente. A Salerno mi sentivo intrappolato in un ambiente chiuso e discriminatorio, influenzato da un tradizionalismo rigido. Era difficile vivere liberamente la mia identità, sia in famiglia che nel lavoro e nella vita quotidiana.
«A Trento, invece, ho trovato un contesto più aperto e inclusivo. Qui, il mondo dei diritti è più attivo, grazie alla presenza di associazioni e realtà politiche impegnate per l’uguaglianza. Questa mentalità più progressista mi ha permesso di vivere con maggiore serenità, trovando un senso di appartenenza che prima mi mancava.»
Secondo te, quali sono i maggiori stereotipi che la società deve ancora abbattere riguardo alla bisessualità?
«Tra i principali stereotipi ci sono idee errate come il pensiero che la bisessualità non esista o che sia solo una fase. Sentirsi dire sei confuso o stai fingendo è doloroso, perché invalida una parte fondamentale della nostra identità. Spesso si pensa che le persone bisessuali cerchino solo attenzione o che siano omosessuali repressi.
«Questi pregiudizi non provengono solo dalla società in generale, ma a volte anche da familiari o persino dalla stessa comunità LGBTQ+, che talvolta considera la bisessualità un compromesso. Abbattere questi stereotipi significa educare le persone a riconoscere la bisessualità come una realtà autentica, degna di rispetto e comprensione, proprio come qualsiasi altra identità. »
Come ha influito il coming out sulla tua percezione di te stesso e sulla tua vita quotidiana?
«Il coming out ha avuto un impatto profondamente positivo sulla mia vita. Mi ha reso più aperto, sicuro di me e sereno dal punto di vista psicologico. Prima mi sentivo spesso represso e solo, arrivando persino a pensieri autodistruttivi.
«Oggi, invece, vivo la mia vita con orgoglio e consapevolezza. Questo processo mi ha insegnato l’importanza di accettarsi e di creare spazi sicuri, per sé e per gli altri.»
Quali sono stati i momenti più difficili dopo il coming out e come li hai superati?
«I momenti più difficili sono stati legati al peso emotivo e al coraggio richiesto. Una sfida che mi attende ancora è rivelarmi a mio padre, obiettivo che mi sono prefissato per il 2025, in occasione del Pride.
«Ogni volta che affrontiamo una paura, diventiamo più forti. Il coming out non è un singolo momento, ma un processo che richiede tempo, pazienza e resilienza.»
Hai scoperto nuovi aspetti di te stesso durante questo percorso?
«Sì, ho scoperto che la bisessualità mi permette di vivere un amore universale, che supera le barriere tradizionali. Questa apertura mi ricorda l’essenza dell’amore pansessuale o delle relazioni poliamorose, spesso fraintese ma profondamente valide e autentiche.»
Ti consideri un attivista? Se sì, quali sono le battaglie che senti più tue? Qual è la tua opinione sul livello di riconoscimento dei diritti delle persone bisessuali in Italia oggi?
«Sì, mi considero un attivista impegnato su più fronti, soprattutto su temi legati ai diritti civili e sociali di stampo liberale, social-democratico e progressista. Tra le battaglie che sento più vicine ci sono il riconoscimento e la tutela dei diritti delle persone transgender, che affrontano ancora enormi difficoltà nel sentirsi rappresentate e accettate.
«Mi impegno attivamente anche nella lotta per i diritti delle persone bisessuali, per la comunità LGBTQIA+ nel suo insieme, per il riconoscimento delle identità di genere non binarie, e per molte altre cause: eutanasia legale, legalizzazione della cannabis e maternità surrogata. Sono coinvolto in diverse associazioni che si battono per questi temi, perché credo fermamente nel diritto di scegliere e vivere liberamente, senza discriminazioni.»
Qual è la tua opinione sul livello di riconoscimento dei diritti delle persone bisessuali in Italia oggi?
«In Italia, purtroppo, c’è ancora molto da fare per garantire diritti equi e rappresentanza autentica. Negli ultimi 40 anni sono stati fatti passi avanti, ma l'obiettivo di riconoscere i diritti universali è ancora lontano.
«La bisessualità, in particolare, è spesso fraintesa e invisibilizzata, sia dalla società in generale che all'interno della stessa comunità LGBTQIA+.
«Questa discriminazione si manifesta in ogni contesto: sociale, culturale, politico e persino nei gruppi che dovrebbero essere più accoglienti.»
In che modo la tua esperienza può ispirare altre persone a superare le difficoltà?
«La mia esperienza può ispirare altre persone a superare le difficoltà proprio perché è radicata in sfide che, inizialmente, sembravano insormontabili. Ho affrontato situazioni complesse che mi hanno insegnato l'importanza della resilienza e della consapevolezza di sé.
«Questo mi ha permesso non solo di crescere, ma anche di offrire supporto a chi si trova in momenti difficili. Attraverso il dialogo e l’ascolto, ho aiutato altre persone a trovare forza e chiarezza, analizzando insieme situazioni complicate e suggerendo modi concreti per affrontarle.
«Credo che condividere esperienze e strategie possa fare una grande differenza, poiché mostra che nessuno è solo e che ogni ostacolo può essere superato con il giusto approccio e il supporto adeguato.»
Nadia Clementi – [email protected]
Contatti: [email protected]
@_newage_pavlo insta - Polyev Pavlo facebook