«Inciampi» a Spazio FoyEr – Di Daniela Larentis

Inaugurata a Trento un’interessante mostra che affianca i versi di Riccarda Turrina alle incisioni di Rita Demattio – L’intervista

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È stata inaugurata venerdì 23 maggio 2025, davanti a un folto pubblico, la mostra «Inciampi», ospitata nello Spazio FoyEr di via Galilei 26 a Trento. L’esposizione, che segna la chiusura della stagione primaverile della galleria, propone un affascinante dialogo tra la poesia di Riccarda Turrina e le incisioni di Rita Demattio.
Resterà aperta fino al 6 giugno, con ingresso libero, dal lunedì al venerdì, nei seguenti orari: 10.00-12.00 e 16.00-19.00.
«Inciampi è un’idea che nasce prima di tutto dal fortunato incontro fra anime affini, per poi trasformarsi in un dialogo fra due sincronici mondi espressivi», viene sottolineato nella presentazione e nel catalogo che impreziosisce la mostra: non quindi un semplice accostamento tra linguaggi, ma un dialogo profondo in cui versi e segni si amplificano, generando significati nuovi.
 
Durante l’inaugurazione, è stata letta e commentata una poesia di Riccarda Turrina che ha colpito per la sua potenza.
«Se ti dicono che la solitudine| è sentirsi soli| è vero| Se ti dicono che la solitudine| è sentirsi| è cielo nell’acqua».
In poche righe, Turrina riesce a indirizzare lo sguardo del lettore: dalla constatazione quotidiana al mistero poetico.
L’immagine del cielo riflesso nell’acqua diventa una metafora limpida e insieme enigmatica della solitudine, come qualcosa che appare vicino ma resta irraggiungibile, sfalsato, altrove.
Così come il cielo riflesso sull’acqua non è l’aria che respiriamo, la solitudine non è solo l’assenza dell’altro, ma la percezione di un altrove inaccessibile, il sentirsi «fuori luogo» anche dentro se stessi.
 
Un’intuizione poetica che trova eco e amplificazione nelle incisioni di Rita Demattio, dove il segno grafico diventa traccia, sospensione, impronta di un'esistenza che cerca forma nel vuoto.
Spiega Riccarda Turrina, nel testo in catalogo: «Il mio obiettivo è sempre dialogare con il mio presente senza sprecare ciò che ho ricevuto in eredità dalla nascita: le mie radici, la bellezza della natura, il morbido orizzonte di un tempo che voglio credere poetico. D’altronde so che la manifestazione del pensiero libero cammina sempre di pari passo con la conoscenza.»
 
Rita Demattio, mette in luce un aspetto interessante della sua produzione più recente: «In queste ultime opere ho rivolto il mio impegno a semplificare il più possibile, a sintetizzare in pochi segni e forme un concetto che diviene dialogo, sempre diverso a seconda degli interlocutori.
«A fronte di un minimalismo grafico ho contrapposto colori intensi, che catturino l'attenzione e costringano lo spettatore a rapportarsi con l'opera e a cogliere ciò che, in qualche modo, lo riguarda.»

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 Cenni biografici  

Riccarda Turrina.

Ha frequentato il Liceo scientifico Da Vinci e successivamente il DAMS Arte dell’Università di Bologna, dove ha incontrato quello che ha definito il suo «maestro insostituibile e irraggiungibile»: Paolo Fossati, critico d’arte e docente di Metodologia della critica d’arte, autore del linguaggio «flessibile e ricognitivo», ricco di intrecci ma «fuori da ogni codice aggrovigliato».
Negli ultimi anni ha scelto di vivere al limitare del bosco, per vivere sempre più vicina a quella natura che ogni giorno la ispira.
 
Rita Demattio.

Si è diplomata all'Istituto Statale d'Arte di Trento e successivamente al Magistero d'Arte di Venezia. Sempre a Venezia, ha frequentato la «Scuola Libera di Nudo» dell’Accademia di Belle Arti, dove è stata allieva di Luigi Tito.
La sua ricerca artistica, iniziata oltre cinquant’anni fa, ha attraversato diverse fasi: dal realismo con focus sulla figura umana e la sua stilizzazione, fino all’attuale produzione astratta.
Oggi è presente nel «Repertorio degli incisori italiani» VI edizione 2008-2013 a cura del Gabinetto Stampe Antiche e Moderne del Comune di Bagnacavallo e nell’«Archivio delle stampa Adalberto Sartori» di Mantova.
Sue incisioni fanno parte di collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Dal 2018 si occupa della direzione artistica del FIIC Festival Internazionale di Incisione Contemporanea di Trento.

Abbiamo avuto il piacere di rivolgere a entrambe alcune domande al volo.

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Partiamo dal titolo della mostra, ce ne può spiegare il significato?

Turrina
: «È stata Rita a scegliere il titolo. Insieme abbiamo riconosciuto come questa parola racchiuda un significato ampio, tutt’altro che negativo. L’inciampo, in questo contesto, non è una caduta fine a se stessa, ma un momento di passaggio, quasi una soglia da attraversare.
«Chi cerca, chi va oltre, può inciampare, e a volte inciampare è inevitabile. Ma è proprio in quegli scarti, in quei piccoli squilibri, che si apre lo spazio per il cambiamento.
«Inciampare può voler dire fermarsi, riflettere, rimettersi in cammino in una direzione nuova. È da questi inciampi che nasce anche la possibilità di ricrearsi, di crescere.»
 
La sua scrittura invita a rallentare, ad abitare il silenzio. In un tempo che spinge alla fretta, che valore ha per lei coltivare questa lentezza?

Turrina
: «Per me è fondamentale. Ho scelto di non vivere più in città proprio per poter ascoltare la lentezza: delle stagioni, dell’alternarsi del giorno e della notte, del vento, della neve, della pioggia.
«C’è una vita, là fuori, che spesso ignoriamo, coperta dal rumore costante che ci circonda.
«In una poesia parlo proprio del rumore delle prese elettriche: un suono quasi impercettibile, ma continuo, che rappresenta il nostro tempo frenetico, sempre connesso, che spesso soffoca le parole prima ancora che riescano a uscire.
«Fermarsi, sottrarsi a questa corsa, per me è un dono. Un atto necessario per ascoltare davvero, per ritrovare profondità e senso.»
 
Cosa l’ha attratta, fin da subito, nell’idea di mettere le sue incisioni in dialogo con la poesia?

Demattio
: «È una domanda difficile, ma posso dire che già da tempo sentivo il desiderio di affiancare l’immagine alla parola poetica.
«Amo profondamente la poesia, la ammiro da sempre, e forse, lo ammetto, c’è in me anche una sorta di insicurezza, la sensazione che le immagini da sole, a volte, non bastino a dire tutto.
«La parola diventa allora un’estensione dell’immagine, un suo rispecchiamento. Poesia e incisione sono due linguaggi che si completano, si cercano, si rafforzano a vicenda.
«Quando ho incontrato Riccarda è nato qualcosa di speciale. Collaborare con lei è stato un incontro travolgente, emozionante, che mi ha riempita di entusiasmo.
«Un’intesa immediata, profonda, che ha dato forma e senso al progetto.»
 
Le sue opere invitano a uno sguardo lento, silenzioso. Nel contesto attuale così accelerato, che valore attribuisce oggi a questa lentezza?

Demattio: «Un valore enorme. La lentezza è parte integrante del mio lavoro e, in fondo, anche del mio modo di essere.
«Chi non conosce l’arte incisoria forse non immagina quanto tempo richieda: si può lavorare per mesi su una singola matrice.
«È un processo che chiede pazienza, attenzione, dedizione, e che ti insegna a rallentare, ad ascoltare, a entrare davvero nelle cose. La frenesia del mondo contemporaneo, invece, mi spaventa.
«È come se ci trascinasse via, lasciandoci poco spazio per pensare, per sentire davvero.
«Per questo credo che la lentezza, oggi più che mai, sia un valore da custodire.»
 
Daniela Larentis – [email protected]