Guerre estive e narrazioni fantasiose – Di Cesare Scotoni

Una situazione mondiale in continua ricerca di equilibri improvvisi e improvvisati

In questo anticipo d’estate sui giornali più importanti si va archiviando il mantra «Aggressore-Aggredito» che ci ha accompagnato nell’ultimo triennio. 
Il Benjamin Netanyahu inseguito come criminale da una Corte dell’Aja riconosciuta da chi ne disconosce poi le scelte, legittimamente sferra un attacco preventivo a una Nazione da sempre minacciosa che, arricchendo l’uranio per uso civile, potrebbe in pochi anni disporre di quello necessario a dotarsi - come Israele - di ordigni nucleari. 

La Francia, che per Gaza minacciava fuoco e fiamme, invoca la solidarietà europea per TelAviv e la Germania supporta dal cielo le azioni militari di Israele. 
Trump suggerisce che Putin potrebbe mediare una fine delle ostilità su quel fronte, mentre avanza in Ucraina. Più che assai per confondere i più, se non si fissano almeno tre punti dirimenti.
 
Primo dato, peraltro assai trascurato sui media mainstream, è che in Israele la maggioranza assoluta della popolazione è russofona e che ciò vincola la Federazione Russa a tutelarla nel nome della stessa dottrina che ha portato all’intervento in Donbass. 
E come fece già con la Presidenza Obama nel 2013 quando le portaerei USA lasciarono il Mediterraneo e dal Caspio, sorvolando l’Iran, i missili russi colpirono la «minaccia jiahdista» ai confini di Israele «parlando alla nuora» perché qualcuno a Tehran capisse.
 
Il secondo dato è che Israele ha un arsenale nucleare non per terrorizzare i propri vicini, ma a garanzia che una sua eventuale distruzione comporterebbe per gli USA la perdita della produzione petrolifera del Golfo. 
E che un «alleggerimento» del legame con Washington a seguito della vicenda irachena prima e siriana poi non poteva che passare per un ingresso nella NATO. 
Cosa che con Erdogan al potere in Turchia avrebbe significato una frattura di quella alleanza.
 
Terzo dato è che il tentativo della NATO di intervenire in Siria nel 2011 per moderare le ambizioni del «sultano», incrinare il rapporto tra Ankara e Mosca ed eliminare poi Erdogan con un putsch militare è fallito, regalando ad Ankara e Mosca un ruolo in Libia.
Con il culminare nella «soluzione jihadista» in Siria a minare le ambizioni di Israele di garantirsi quei confini.
 
Ciò ci aiuta a comprendere la difficoltà di una Francia già fortemente ridimensionata in quel quadrante dopo l’attacco alla Libia ed agli interessi italiani del 2011, a rivendicare una leadership in uno scenario dove Storia e Geografia pongono l’Italia al centro. 
E ci aiuta anche a capire, come per Israele, il colpire «subito e duro» ogni volta che l’occasione si presenti sia un obbligo oggettivo per evitare che altri protagonisti in quell’area possano «spingere» in qualche modo gli Stati Uniti d’America a considerarli come interlocutori con pari dignità. Avere le armi nucleari è quindi un modo per rendere troppo oneroso agli alleati nordamericani riservare all’alleato della Terra di Giuda uno di quei repentini riposizionamenti cui gli USA hanno abituato il mondo fin dal 1929.
 
Un’Unione Europea orfana del pragmatismo della Merkel e delle ambizioni di Sarkozy non ha quindi un’altra opportunità che «provare a fare affari». Con clienti che un domani possano essere solvibili. 
Riempiendo le redazioni di vuote prese di posizioni, proposte inutili ed equilibrismi verbali, in attesa che chi può farlo decida.
E, piaccia o non piaccia, la Federazione Russa oggi, tra Iran e Israele si trova più o meno come Ankara tra Kiev e Moskva: con relazioni, interessi e convergenze di obbiettivi che possono comunque offrire lo spazio ad un ragionamento altrimenti più difficile.
 
In più la «Legge dei 3 fronti» che, a parere dell’intelligence russa, è il limite cui Washington può far fronte con la propria capacità produttiva vive su scala globale l’incognita Cina.
Ragion per cui l’estate sarà più tranquilla del caldo scorcio di primavera che la sta precedendo.
E tutti ci daranno poi un perché sensato su come è andata.

Cesare Scotoni