Benigni e il suo lungo monologo a favore dell’Unione Europea

«È stato l’esperimento democratico più emozionante del secolo scorso»

Roberto Benigni ha parlato in Eurovisione per due ore e mezzo per elogiare l’Europa e chi l’ha sognata e realizzata.
L’inizio, come era inevitabile, è partito dal Manifesto di Ventotene, proprio l’argomento che ha scatenato il dibattito in Parlamento.
La presidente Giorgia Meloni aveva dichiarato che l’importazione ideologica di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni, autori del Manifesto, non è condivisibile oggi.
A sostegno della sia dichiarazione aveva letto due pezzi del Manifesto:
«La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista» – e fin qua, dice la Meloni, nulla da dire. Ma poi legge un altro pezzo fondamentale: «La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso.»
«Questa sarà l’Europa che sognate voi – disse Meloni alle sinistre, – ma non è certo la mia.
 
In effetti, il ragionamento della Meloni non fa una grinza, anche se ha sollevato inutilmente  l’ira delle opposizioni, che considerano sacro il Manifesto di Ventotene.
Ma si tratta di concetti che nascevano nel 1941, in piena guerra mondiale, da un gruppo di esiliati all'isola di Ventotene nell'arcipelago Pontino.
Quindi, inseriti in quel contesto storico, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni possono essere considerati i padri ante litteram dell’Unione Europea.
E proprio stasera, dopo la bagarre sorta in Parlamento, Benigni ha tenuto il suo monologo sull’Unione Europea partendo dal Manifesto di Ventotene.
Ovviamente si tratta di una pura coincidenza - altrimenti la RAI l'avrebbe impedito - che però è caduta nel momento più caldo del dibattito sull’Europa.
Di certo Benigni non ha fatto cenno all’idea dell’abolizione della proprietà, per cui la sua narrazione della nascita della UE è proseguita con enfasi e pienamente condivisibile.
Noi preferiamo attribuire la paternità dell'unione Europea a Schumann, Degasperi e Adenauer (non citato da Benigni) che, secondo gli osservatori, sono nati in terra di confine.

Benigni ha ricordato le tappe dell’Unione, dalla Cee alla Ceca, al Trattato di Maastricht del 1993, che segna la nascita ufficiale dell’Unione Europea con i primi 12 paesi. Ora sono 27.
Nel 1995 è nato uno dei pilastri del progetto Europeo, l’Area Schengen, l'accordo che consente ai cittadini dell’Unione Europea la libera circolazione senza frontiere.
Questo consentiva ai cittadini di poter vivere, studiare, lavorare e andare in pensione in ogni paese aderente. Il che comportava grandi vantaggi specifici per turisti e soprattutto per le imprese.
Il secondo pilastro dell’Unione Europea è stata l’introduzione dell’Euro, che fa data al 1° gennaio 2002. Un successo tecnico e politico che non ha precedenti.
 
Poi Benigni ha introdotto il discorso dell’Esercito Comune Europeo. Un discorso più che corretto, che noi abbiamo sempre sostenuto in molti articoli.
Un esercito comune unico porterebbe a una maggiore sicurezza e a notevoli economie di scala. I nostri eserciti divisi valgono poco o nulla.
In questo Caso Benigni non ha ricordato che il progetto era nato fin dall’inizio e che fu impedito per volontà della Francia.
L'Esercito comune europeo si farà, sia ben chiaro, ma abbiamo perso trent’anni.
 
Infine Benigni ha descritto i lati negativi dell’attuale conformazione dell’Unione Europea.
Ne abbiamo parlato spesso anche noi, anche di rencente.
Il Parlamento Europeo non rappresenta il potere legislativo: non emette norme giuridiche valide per tutti gli Stati, può solo approvare o emendare.
Anche la Commissione Europea, così com'è, non serve molto, lo ammette nel suo monologo, precisando che l’organo che più ha un po' di più potere è il Consiglio Europeo, formato dai premier di tutti gli stati. Il cui funzionamento resta macchinoso.
Infine ha criticato la necessità delle decisioni da prendere all’unanimità, per cui basta che un solo stato sia contrario a una decisione e tutto si ferma.
Benigni ha concluso dicendo che dobbiamo superare questi ostacoli, perché l’Europa è l’immagine di un sistema che tutto il mondo invidia.
 
Concludiamo anche noi precisando che Benigni poteva suggerire la soluzione più logica alle problematiche da lui sollevate: la creazione di un Costituzione Europea che indichi la strada giusta per il completamento del sogno che la generazione del dopoguerra ha fatto e che in parte è riuscito a realizzare.
 
GdM