Patologie vascolari degli arti inferiori – Di Nadia Clementi
Ne parliamo con lo specialista angiologo dottor Mauro Ghizzi
Nota: Anche in questo servizio abbiamo cercato di essere esaustivi. Per semplificare la lettura abbiamo raccolto gli approfondimenti in appositi riquadri. In questo modo, chi vorrà saltarli potrà farlo con cognizione di causa, mentre gli interessati potranno leggerli in profondità. |
Gambe gonfie, pesantezza, affaticamento, prurito, dolore, formicolio, crampi, capillari rotti etc. sono sintomi molto diffusi e ricorrenti, soprattutto con l’arrivo dell’estate, quando si accentuano per gli effetti del caldo.
I principali fattori che concorrono allo sviluppo del disturbo sono la stanchezza, lo stare troppo in piedi o troppo seduti, il camminare poco, il sovrappeso, le gravidanze e l'ereditarietà.
Alcune volte la cattiva circolazione è solo un fenomeno episodico, ma nei casi più frequenti si tratta di una vera patologia definita insufficienza venosa.
È bene sapere che le gambe e i piedi rivestono un ruolo fondamentale per la circolazione sanguigna e rappresentano delle vere e proprie pompe che aiutano il ritorno del sangue verso il cuore.
Le vene degli arti inferiori sono provviste, inoltre, di valvole che aiutano a veicolare il sangue verso l'alto e ne impediscono il reflusso verso il basso.
Un sistema così complesso e delicato può essere soggetto a problemi di risalita del sangue. Il termine cattiva circolazione indica proprio la serie di fastidi che possono comprometterne il funzionamento ottimale.
Lo specialista medico che si occupa dei problemi delle vene e delle arterie è l’angiologo, al quale ci si affida quando insorgono malanni come le varici, le flebiti, le ostruzioni di vario genere, gli aneurismi e altre patologie dei vasi sanguigni e linfatici.
Noi per saperne di più abbiamo intervistato il dott. Mauro Ghizzi specialista in Chirurgia Generale ed esperto in patologie vascolari.
Chi è il dott. Mauro Ghizzi Residente a Mantova, sposato, 51 anni ANGIOLOGO Membro della SEP (Société Européenne de Phlébectomie) Fondatore della SIFL (Societa italiana di flebo-linfologia) Sezione Lombardia Consigliere regionale SIFCS Lombardia ( Società italiana flebologia clinica sperimentale ) Socio del CIF (Collegio Italiano di Flebologia) Specializzato in Chirurgia Generale presso l’ Università di Verona Perfezionato in Diagnostica Vascolare non invasiva Perfezionato in Chirurgia delle vene e Flebologia estetica Perfezionato in Laser Radio-Frequenza Scleroterapia Inestetismi Principali Attività lavorative di angiologo, di chirurgia delle vene, flebologia estetica e diagnostica vascolare attuali presso: il Centro Sanitario Trento-Cst Mezzolombardo, Casa di cura SOLATRIX Rovereto, Casa di cura San Camillo Brescia, Ospedale civile Sassuolo, poliambulatorio Xray One Poggio Rusco MN, clinica Portale Valsecchi Mantova. Consulente vascolare presso:Parco termale del Garda e Villa dei Cedri Colà di Lazise VR, centro Palmer Reggio Emilia, polo sanitario nuovo Robbiani Soresina CR. |
Dott. Ghizzi quando è bene rivolgersi a un angiologo?
«Lo specialista Angiologo studia, cura e previene tutte le patologie che interessano i vasi del corpo umano a tutte le età, in particolare gli arti inferiori che sono quelli maggiormente interessati da disfunzioni vascolari.
«La vita sedentaria o un lavoro che obbliga a stare molte ore in piedi procurano facilmente fastidiose sensazioni di stanchezza, gonfiore e pesantezza agli arti inferiori. Se poi non si è più giovani, o si è predisposti, le gambe gonfie, i formicolii, il nervosismo alle gambe sono sintomi con cui dover spesso convivere e che possono affiancarsi a inestetismi quali la cellulite, i capillari in evidenza o varici.
«Con l’arrivo dei primi caldi, con improvvise escursioni termiche ai cambi di stagione o dopo lunghi viaggi questi sintomi si accentuano e urge trovare un rimedio.
«Alla comparsa di sintomi e anche per controlli preventivi è utile rivolgersi allo specialista.»
Quali tipi di esami esegue nel suo ambulatorio?
«L’angiologo nella sua attività ambulatoriale, oggi, non può fare a meno di un apparecchio che gli permetta di fare una diagnosi precisa e veloce: l’ECOCOLORDOPPLER (foto sotto), che deve essere necessariamente presente in ogni ambulatorio vascolare.
«Si tratta di un’indagine veloce e non invasiva che valuta forma, aspetto, dimensioni e funzionalità di vene e arterie di arti e del collo (per studio della patologia delle carotidi e della valutazione dei rischi cardiovascolari).
«Se l’angiologo è anche specializzato in Chirurgia può eseguire interventi chirurgici correttivi ablativi o estetici per il trattamento della patologia vascolare.
Quali sono i primi sintomi di deficit vascolari degli arti inferiori?
«Le vene hanno al loro interno delle valvole, fatte come dei nidi di rondine aderenti solo da una parte alla parete venosa, mentre dalla parte opposta il sangue è libero di passare per risalire lungo la vena stessa e ritornare al cuore.
«Le valvole impediscono al sangue di ricadere verso il basso, richiamato dalla forza di gravità. Ma se le vene sono dilatate e le loro pareti non sono molto elastiche, tutto questo sistema di valvole è compromesso, il sangue tende a ristagnare nelle parti più basse degli arti inferiori provocando fastidiosi disturbi indicati con il termine generico di cattiva circolazione.
«Pesantezza, affaticamento, gonfiore, formicolio, prurito, dolore, capillari antiestetici e cellulite sono i sintomi. La tonificazione delle pareti vasali migliora il funzionamento e la stasi venosa, favorisce il ritorno del sangue al cuore, riduce la sensazione di gambe pesanti e la fragilità capillare migliorando la vascolarizzazione.»
Gambe con varici
Quali semplici accorgimenti per evitare malattie vascolari agli arti inferiori?
«Nella vita quotidiana è possibile adottare semplici accorgimenti che aiutano a mantenere toniche le pareti vasali e prevengono così i disturbi causati da una cattiva circolazione.
«Fare attività fisica durante il giorno per mantenere elastici i muscoli e le vene delle gambe, evitare di assumere alimenti troppo grassi o salati, che favoriscono la ritenzione dei liquidi, bere molto durante la giornata, evitare di stare troppe ore in piedi nella stessa posizione o seduti.
«È consigliabile indossare calze collant a compressione graduata poiché comprimono maggiormente la caviglia rispetto ai polpacci e alla coscia, aiutando la risalita del sangue verso l'alto; evitare di esporsi al sole nelle ore più calde della giornata poiché il calore provoca la dilatazione delle vene.
«Per gli stessi motivi è bene non eccedere con lampade a raggi ultravioletti, saune e bagno turco; bagni, docce fredde e idromassaggio sono coadiuvanti al miglioramento della circolazione.»
Stili di vita sani.
La gamba gonfia e pesante: un malessere diffuso, è sempre colpa delle vene?
«La sensazione di pesantezza delle gambe con il riscontro evidente di un arto rigonfio, tumescente e magari ricco di capillari antiestetici, costituisce un problema frequente che coinvolge entrambi i sessi. Tuttavia, per la larga diffusione di terapie estroprogestiniche (pillola) a scopo contraccettivo e per gli stereotipi della moda odierna che impongono abiti stretti e tacchi alti, la donna lamenta sempre più frequentemente del maschio questo insidioso problema.
«Per capire il ristagno e accumulo di liquidi nei tessuti pensiamo a un tubo semipermeabile in cui gli aumenti di pressione all’interno determinano il passaggio verso l’esterno di acqua e di sali; l' aumento di pressione nelle vene può realizzarsi in vari modi: per un trombo che occlude la vena a valle, per un difetto dell’attività dei muscoli delle gambe che altera il ritorno del sangue al cuore o per un danno anatomico delle valvole delle vene quale esito di flebiti o danni congeniti.
«Altre cause di edema come l’insufficienza epatica o renale, le cardiopatie portano ad una distribuzione diffusa in tutto il corpo del gonfiore. Danni anatomici e compromissione funzionale della pompa muscolare valvolare che funge da motore aspirativo del sistema venoso profondo possono determinare edema degli arti inferiori.
«Esistono anche situazioni costituzionali da abnorme intrappolamento dei liquidi nelle gambe come nel linfedema, dove per malattie congenite anatomiche e/o funzionali delle vie linfatiche si arriva a quadri estremamente gravi di fibrolinfedema sclero-indurativo.
«Nel lipedema, dove alla aumentata presenza di acqua si associa anche un numero maggiore di cellule adipose come l’ odiata ed antiestetica cellulite di coscia (pannicolopatia edematosa fibro-sclerotica). Anche i comuni microtraumatismi della vita quotidiana o i più banali traumi sportivi, oggi sempre più frequenti, possono essere causa di gonfiore delle gambe.»
«L’alterata deambulazione e un cattivo uso degli arti inferiori provocano ristagno del sangue con rischio d’insorgenza di flebite sia sulle vene superficiali, soprattutto se varicose, che sulle vene profonde: quest’ultima situazione è assai temibile per le acute conseguenze emboliche e per quelle croniche da danneggiamento dei dispositivi valvolari venosi. Per riportare di nuovo dentro le vene i liquidi fuori usciti dal cuore, è necessario aumentare la pressione nei tessuti comprimendo la gamba dall’esterno con una calza elastocompressiva idonea o con un bendaggio elastico ben realizzato.
«La presenza di gonfiore si può rilevare semplicemente comprimendo con la punta di un dito la pelle sopra l’osso della tibia e notando che dopo poco appare un avvallamento (segno della fovea).
«L’andamento della patologia può essere monitorizzato misurando la circonferenza della gamba in alcuni punti prestabiliti. In ambito ortopedico la gamba frequentemente si gonfia per una alterata deambulazione (come dopo una distorsione), per una patologia come l’alluce valgo doloroso, per un intervento ortopedico al piede, per quelli maggiori di protesi di ginocchia o di anca.
«Le cisti poplitee di Baker sono espressione di sofferenza cronica delle ginocchia e determinano gonfiore della gamba. In ambito dermatologico un’erisipela (infezione da germi gram positivi) o una banale puntura d’insetto può causare gamba gonfia, calda e arrossata; ma più in generale tutte le cause di infiammazione della gamba, fisiche, chimiche o batteriologiche portano al suo gonfiore (edema).
«Un’attenta valutazione del paziente da parte dello specialista angiologo può permettere di iniziare una terapia idonea che può prevedere anche una dieta con restrizione dell’apporto del sale e degli zuccheri, un’idonea attività fisica possibilmente in acqua, il ricorso al linfodrenaggio manuale o meccanico, un’adeguata elastocompressione con calze e integrazione con farmaci di origine naturale.
«Tutti questi accorgimenti, variamente combinati, consentono di giungere ad un risultato non temporaneo ed effimero, ma stabile nel tempo.»
Problemi alle gambe.
Quali aiuti farmacologici e che dieta contro il mal di gambe?
«La natura è amica delle gambe: sono numerose le piante utili ad alleviare i sintomi attribuibili a insufficienza venosa.
«I bioflavonoidi sono dotati di proprietà modulatrici sullo sviluppo del tessuto connettivo che si traduce in un miglioramento dell'elasticità della parete delle vene. Questo permette, con la riduzione della permeabilità a livello dei capillari di limitare il trasudamento dei liquidi nei tessuti circostanti e di combattere il ristagno venoso e i sintomi che accompagnano la sindrome varicosa, come gonfiore ad arti inferiori, senso di peso e dolenza alle gambe.
La loro salute è anche assicurata da ciò che si mette nel piatto e dalla bilancia., poiché ci sono alimenti che aiutano la circolazione e altri che la ostacolano.
«Sovrappeso e obesità, oltre a compromettere lo stato di salute generale (patologie cardiocircolatorie, diabete ecc.), fanno aumentare la forza di gravità esercitata sulle gambe e, di conseguenza, rendono più difficoltoso il ritorno del sangue venoso al cuore.
«Buona regola, dunque, è quella di seguire una dieta bilanciata e adeguata, evitando cibi troppo grassi e calorici. Sono numerosi gli alimenti ricchi di sostanze antiossidanti (come vitamine e flavonoidi) che rafforzano e mantengono elastiche le pareti dei vasi sanguigni, riducendone la permeabilità e rendendo più difficile l’accumulo di liquidi nei tessuti.
«Via libera dunque alla frutta ricca di vitamine A, B, C e E, soprattutto agrumi ma anche fragole, kiwi, albicocche. Raccomandati sono pure le verdure (peperoni, lattuga, finocchi, broccoli, pomodori, carote, spinaci), il pesce (tonno, merluzzo, salmone), le carni bianche e magre (vitello, pollo, tacchino), senza dimenticare l’acqua: berne almeno due litri al giorno aiuta a eliminare i liquidi in eccesso e a combattere i gonfiori.»
«Da non trascurare anche pasta e pane integrali, ricchi di fibre che aiutano a regolarizzare l’intestino e a evitare il ristagno della circolazione linfatica.
«Sul fronte opposto, è bene invece fare attenzione ai dolci troppo calorici, che favoriscono i chili di troppo, nonché al sale e agli alimenti che ne contengono in abbondanza (insaccati, formaggi stagionati, dadi da brodo, cibi in scatola, alcuni alimenti industriali) in quanto provocano ritenzione idrica e di conseguenza aumentano pesantezza e gonfiore.
«Da limitare anche il consumo di alcolici e superalcolici, insieme a quello di pepe e peperoncino, dato che agevolano la dilatazione e il rilassamento delle vene.
«Anche il fumo ha effetti negativi sulle pareti dei vasi sanguigni, oltre che, come ben noto, su molti altri organi del corpo umano.»
Quali sono i fattori di rischio della patologia venosa?
«Alcuni fattori e un errato stile di vita facilitano la comparsa di turbe circolatorie alle gambe. La mappa del rischio è utile per conoscere tutte le possibili strategie da attuare in ambito di prevenzione.
«Se conosci il tuo nemico e conosci te stesso, la vittoria sarà facile». Questa famosa strategia di un filosofo cinese si applica anche per vincere la sfida con gonfiori e senso di pesantezza alle gambe.
«Per vincere una partita bisogna ben conoscere l'avversario; ecco perciò che prima di intraprendere un’apposita cura bisogna sapere quali sono i fattori di rischio di una malattia. Ciò significa fare un passo avanti per rallentarne la progressione e alleviarne i sintomi più fastidiosi.
Alcuni di questi fattori non sono modificabili, altri invece lo sono facilmente. FATTORI IMMODIFICABILI Sesso femminile: le donne sono più predisposte a tali disturbi a causa soprattutto dell’influenza degli ormoni femminili, che producono un’azione specifica sui vasi. Brusche variazioni di estrogeni e progesterone frequenti in fasi particolari della vita come la pubertà, la gravidanza, o nel periodo pre-mestruale comportano una alterazione del tono vasale con conseguente dilatazione, provocando senso di pesantezza e gonfiore. Età: non bisogna dimenticare che con il passare degli anni i problemi di circolazione tendono ad accentuarsi e i sintomi ad essere più frequenti. Familiarità: alcune persone possiedono una predisposizione genetica alla debolezza con scarsa elasticità dei vasi venosi e con alterazioni valvolari, trasmesse dai genitori. FATTORI MODIFICABILI Vediamo di seguito altri fattori di rischio strettamente collegati alle abitudini e allo stile di vita di ciascuno, che possono essere tenuti sotto controllo. Sedentarietà: stare troppo tempo fermi o seduti favorisce il ristagno del sangue. Per agevolare la circolazione è opportuno dunque fare del movimento fisico grazie al quale i muscoli possono esercitare la loro naturale azione compressiva sulle vene, facilitando la risalita del sangue verso il cuore. Sovrappeso: i chili di troppo ostacolano la circolazione sovraccaricando il tessuto connettivo delle vene e favorendone l’indebolimento. Posture: stare a lungo in piedi senza muoversi oppure trascorrere molto tempo seduti a una scrivania sono situazioni che impediscono una corretta circolazione causando un ristagno del sangue nelle vene. Deficit posturali, per lombosciatalgie o coxalgia, oppure alterazioni del piede, come valgismo e piattismo, alterano il normale deflusso del sangue provocando ristagno di liquidi nelle gambe. Esposizione al caldo: a fonti di calore troppo intense causa una vasodilatazione, ovvero un allargamento dei vasi sanguigni, che ne può sfiancare le pareti. Attenzione dunque all’esposizione al sole durante le ore più calde, ma anche ai bagni troppo caldi o al calore eccessivo degli ambienti domestici o lavorativi. Abbigliamento: con pantaloni e jeans troppo attillati non permettono una buona circolazione del sangue. Stesso discorso per cinture troppo strette, stivali aderenti, tacchi alti o scarpe troppo basse (che ostacolano il «pompaggio» del sangue venoso a livello del polpaccio). |
Che cosa pensa degli integratori alimentari per alleviare il mal di gambe?
«Molte sostanze presenti in natura e numerose piante sono utili ad alleviare o rallentare i principali sintomi attribuibili ad insufficienza venosa e linfatica degli arti inferiori.
«Numerosi farmaci flebotonici e linfodrenanti in commercio contengono bioflavonoidi ricavati ed estratti da piante, frutti, foglie e fiori, che assunti regolarmente danno gran beneficio alle gambe.
«Eccole nel riquadro.»
Acqua: È una buona regola bere sempre tanta acqua perché con la sudorazione (abbondante quando fa caldo) si perdono parecchi liquidi e il sangue diventa denso e fa più fatica a scorrere nelle vene e nelle arterie. È utile portare sempre con sé una bottiglia d’acqua quando si fa una lunga passeggiata, quando si deve stare per diverse ore sempre in piedi o seduti in auto, treno o aereo. Sono utili anche, la sera, le docce di acqua fredda sulle gambe; esse ravvivano la circolazione superficiale e ridonano agli arti inferiori quella sensazione di benessere che, magari dopo una giornata di sole, di stazione eretta prolungata o dopo aver fatto un po’ di sport, è proprio ciò che ci vuole. Troxerutina: bioflavonoide naturale ricavato dalla sofora giapponese, appartiene alla classe dei flavonoidi, composti molto diffusi in natura che, grazie all’azione trofica sul collagene della parete dei vasi sanguigni, si sono dimostrati utili nel favorire l’elasticità della parete venosa, la diminuzione della permeabilità della parete venulo-capillare e della fragilità capillare. Esperidina: estratto naturale dalla buccia degli agrumi, appartiene alla classe dei flavonoidi, che, grazie all’attività sul collagene della parete vasale, sono utili nel favorire l’elasticità della parete venosa, la diminuzione della permeabilità della parete vasale e della fragilità capillare. Vite rossa (OPC ): i polifenoli estratti dai semi di uva sono potenti antiossidanti e fissandosi sull’ endotelio contribuiscono alla sua stabilità, aumentandone la resistenza e diminuendone la permeabilità. Tarassaco: l’estratto delle foglie di questa pianta contiene flavonoidi, minerali (es. potassio), sostanze fenoliche (es. acido caffeico) che agiscono sul drenaggio dei liquidi corporei e sulle funzionalità delle vie urinarie. Ortosifon: dalle foglie e dalle sommità di questa pianta si ricava un estratto noto per la sua azione sul drenaggio dei liquidi corporei e la funzionalità delle vie urinarie. In seguito ad assunzione prolungata si osserva un aumento dell’eliminazione di acqua, ma anche di urea, di cloruri e di acido urico. Bromelina: enzima proteolitico ricavato dalla buccia dell’ananas, con potente attività antiinfiammatoria, linfodrenante, defaticante e anti-cellulitica. Edera: è una pianta dalle cui foglie si ottiene un estratto costituito principalmente da saponine e flavonoidi, sostanze che hanno proprietà tonificanti. Centella asiatica: contiene triterpeni (acido asiatico, asiaticoside, acido madecassico) dotati di proprietà tonificanti, linfodrenanti e defaticanti. Capsico: estratto dai frutti di peperoncino che contengono capsaicinoidi (di cui la capsaicina rappresenta più del 30%), sostanze che donano all’estratto proprietà trofiche. Arnica montana: è una pianta il cui estratto ricavato dai fiori, contenente flavonoidi, lattoni sesquiterpenici, triterpeni e olio essenziale, ha proprietà lenitive e dona una sensazione di sollievo nelle zone cutanee sulle quali viene applicato. Inoltre, grazie ai flavonoidi, protegge le strutture cellulari dell’epidermide e dall’azione dannosa dei radicali liberi. Escina: è una saponina (miscela di glicosidi triterpenici) estratta dalla corteccia dell’ippocastano (aesculus hippocastanum) dotata di proprietà tonificanti. Caffeina: è una sostanza alcaloide (metil-xantina) estratta principalmente dai semi della pianta del caffè (coffea arabica) che in preparati per uso topico favorisce il funzionamento degli estratti contenuti in formulazione. Mentolo: estratto dall’olio essenziale di menta (mentha piperita), è impiegato in preparati per uso topico in virtù della sua azione rinfrescante e tonificante che dona un’immediata e prolungata sensazione di freschezza, diminuendo il senso di pesantezza e affaticamento degli arti. Eucalipto: noto per le proprietà defaticanti e rinfrescanti, esplica attività tonica e rivitalizzante, trasmettendo una piacevole sensazione di benessere. Meliloto: l’estratto titolato in cumarina, è un ottimo antiossidante, favorisce il trofismo del microcircolo e il drenaggio dei liquidi corporei, regola la permeabilità capillare e aiuta a mantenere la fisiologica fluidità del sangue. Betulla: è un flavonoide in grado di favorire l’eliminazione dei liquidi in eccesso. Frassino: l’estratto di foglie è utile per il drenaggio dei liquidi corporei. Ribes nero: le foglie sono ricchissime di flavonoidi (incluse rutina e proantocianidine oligomeriche) e l’estratto da loro ricavato è comunemente utilizzato per le sue proprietà antiossidanti e per l’azione positiva sul drenaggio dei liquidi corporei e il funzionamento delle vie urinarie. Cardo mariano: uno dei principali componenti dell’estratto è la silimarina, sostanza che agisce sulla funzionalità epatica con azioni depurative dell’organismo; si riporta che questa attività dipenda dalla neutralizzazione svolta dall’estratto sui radicali liberi con particolare riferimento alle membrane delle cellule epatiche. Coenzima Q10: è una molecola appartenente alla famiglia degli ubichinoni ed un cofattore essenziale nella catena mitocondriale di trasporto degli elettroni, attività indispensabile alla produzione di energia sotto forma di ATP. Ha attività antiossidante ed è in grado di ridurre l’ossidazione dei lipidi e del colesterolo. The verde: una delle classi principali di componenti contenuti nell’estratto è quella dei polifenoli, sostanze aventi azione antiossidante. Bacche verdi uva ( G-cell ): cellule staminali vegetali che si riproducono all’ infinito creando le migliori condizioni per i processi rigenerativi cutanei. Acido glicolico: dotato della capacità di penetrazione negli strati della cute, particolarmente utile come agente esfoliante e schiarente. Vitamina C: è utile come antiossidante ed è in grado di proteggere le cellule dall’azione dannosa dei radicali liberi. Vitamina B3: la niacina, attraverso i suoi metaboliti, è coinvolta in un largo numero di processi biologici inclusa la produzione di energia, la sintesi degli acidi grassi, colesterolo e steroidi. Le vitamine del gruppo B: sostanze implicate in numerosi e fondamentali processi biochimici che assicurano il funzionamento e il benessere di tutto l’organismo. Oltre a essere importanti per il mantenimento di un buono stato di salute, le vitamine del gruppo B sono anche preziose alleate delle donne in quanto aiutano ad alleviare alcuni disturbi tipicamente femminili. Tra le sostanze anti-gonfiore vanno citate anche il magnesio, il potassio e il calcio, minerali che contrastano il fenomeno della ritenzione idrica. Al contrario del sodio di cui è bene ridurre l’apporto limitando gli alimenti che ne sono ricchi e riducendo il sale nei condimenti, la cui eccessiva assunzione comporta un’alterazione nei meccanismi di equilibrio idro-salino che favorisce la comparsa di edemi e gonfiori. |
Cosa ne pensa del termalismo per le gambe?
«Il termalismo è oggi estremamente diffuso forse perché il ritmo frenetico della vita ci spinge a ricercare momenti di isolamento in ambienti tranquilli, vicini a quella natura incontaminata che tanto desideriamo. Inoltre il benessere generale ottenuto con acque termali e fanghi si protrae anche per lunghi periodi nelle stagioni più fredde dell’anno.
«L’utilizzo delle acque termali riequilibra molte funzioni dell’organismo umano, non ha effetti collaterali nocivi, non ci inquina come possono fare i farmaci della medicina tradizionale.
«L’efficacia del termalismo nell’insufficienza venosa si palesa quando nell’elenco delle patologie che possono trovare reale beneficio dalle cure termali (D.M. del Ministero Sanità del 15.12.1994) troviamo anche le malattie vascolari quali i postumi di flebopatie, l’insufficienza venosa, gli esiti o postumi di intervento chirurgico vascolare periferico, le varici agli arti inferiori, le vasculopatie croniche arti inferiori (se venose), le turbe funzionali vascolari periferiche.
«Alcuni trattamenti tipici in strutture termali danno un grande beneficio alle gambe; alcuni di essi con alcuni piccoli accorgimenti possono essere effettuati anche al domicilio e in centri fisioterapici o estetici.»
«Eccoli nel riquadro.»
La Balneoterapia in vasca singola con idromassaggio ozonizzato oltre all’azione benefica della temperatura, stimola e riattiva la circolazione sanguigna con contemporanea azione miorilassante, sedativa ed antidolorifica. Questa può essere praticata oltre che nei centri termali, negli stabilimenti balneari e talassoterapici, negli istituti estetici e addirittura anche a casa installando l’apposita vasca o doccia. La balneoterapia con idromassaggio (in piscina termale) unisce ai benefici connessi alle specifiche proprietà delle acque, la possibilità di svolgere attività motoria in acqua in condizioni di minor carico gravitazionale. Oltre all’azione di stimolazione passiva da parte dei getti dell’idromassaggio, si associa una stimolazione attiva realizzata con il movimento combinato delle articolazioni e della muscolatura. Il camminatoio è un doppio percorso attraverso due vasche contenenti acqua termale calda e fredda, con idromassaggi laterali posti a diverse altezze. L’alternanza della deambulazione in due percorsi a differente temperatura, in acqua termale, induce infatti, una specifica azione di riattivazione muscolare, riabilitazione articolare e dermotonificazione, eliminando il gonfiore degli arti inferiori. Bendaggio freddo defaticante delle gambe: indicato, soprattutto nel periodo estivo, per combattere la fastidiosa sensazione delle gambe pesanti e bollenti che caratterizza gli stati di affaticamento e/o di ritenzione. Massaggio linfodrenante manuale eseguito con differenti metodiche è molto rilassante perché dolce e delicato ad azione drenante e diuretica. Attraverso questo massaggio vibrato a intensità variabile, viene stimolato il sistema linfatico partendo dalle stazioni linfoghiandolari principali, riattivando così l’azione naturale di deflusso della linfa nei vasi linfatici. Pressoterapia sequenziale: trattamento ad effetto mobilizzante e drenante dei liquidi in eccesso. Attraverso una progressione ritmica di compressione e decompressione, dal basso verso l’alto, viene stimolata la mobilizzazione dei liquidi in eccesso accumulati negli spazi intercellulari facilitando il ritorno venoso e linfatico. Questa metodica è indicata nella stasi ed edema degli arti inferiori e superiori che spesso accompagna le patologie e/o le terapie ortopediche. La pressoterapia assume un ruolo utile anche in ambito estetico come coadiuvante nei trattamenti della cellulite. L’acquagym, cioè la ginnastica in acqua che si sta diffondendo ovunque nelle piscine anche non termali oltre chè nelle spiaggie , è indicata a tutte le età e nelle donne in stato di gravidanza. Gli esercizi in acqua richiedono un notevole sforzo fisico perchè rispetto alla ginnastica tradizionale la resistenza opposta dall’acqua è circa 6 volte superiore a quella dell’aria, ma la mancanza di gravità e l’assenza di impatti violenti non crea traumi osteo-articolari e migliora la muscolatura e il tono venoso senza sudare. La doccia idroterapica ha ottime proprietà di vasodilatazione e relax grazie all’alternativa di getti a diluvio e a cascata caldi e freddi. |
foto con gambe vene varicose
La stasi venosa e le vene varicose sono una patologia frequente?
«L’insufficienza venosa cronica degli arti inferiori è fra le condizioni patologiche più diffuse, con una prevalenza di cira il 12-15% negli uomini, che sale al 35-40% nelle donne.
«Quello che potrebbe, a volte, sembrare un semplice problema estetico si rivela, invece, una condizione patologica che porta a ricoveri ospedalieri e interventi chirurgici. Anche il problema delle ulcere alle gambe è di origine venosa in più del 60% dei casi e implica costi sociali notevoli.
«Le vene varicose vengono classificate come primarie o secondarie, in base all’etiologia che ha dato loro origine.
«Vediamole nel riquadro.»
Varici primarie Sono di solito congenite, hanno una forte prevalenza familiare e di solito sono riscontrabili nelle donne. Il difetto primario è stato tradizionalmente considerato l’assenza o incompetenza della vena safeno-femorale o delle altre valvole nel sistema dalla grande o della piccola safena. Il fatto che le vene abbiano una parete sottilissima e molto elastica è stato considerato un elemento della sindrome di natura secondaria. Oggi, invece, si pensa che il difetto primario sia strutturale della parete venosa, che tende a dilatarsi e, secondariamente, causa incompetenza valvolare, che poi aggrava e perpetua il meccanismo fisiopatologico. Questa seconda ipotesi è sostanziata dall’osservazione che spesso le varici sono presenti distalmente a valvole che solo successivamente diventeranno incompetenti. Varici secondarie Derivano da un precedente trauma oppure da una trombosi venosa profonda o superficiale che abbiano danneggiato il sistema valvolare. Altre cause rare sono i tumori pelvici e le fistole arterovenose. Nel complesso, le varici secondarie rappresentano solo una minoranza. Dal punto di vista anatomico, le varici si possono classificare in: varici tronculari, varici reticolari, teleangectasie (i cosiddetti capillari). Il risultato dell’incompetenza valvolare, primaria o secondaria, è l’inversione del flusso entro il sistema safenico. Il sangue contenuto nel sistema profondo si svuota nella vena safena magnaalla giunzione safeno-femorale, per l’incompetenza della valvola safeno-femorale. Il sangue viene poi drenato dal sistema safenico superficiale per gravità o attraverso le vene comunicanti di nuovo entro il sistema profondo. Parte di questo volume ematico viene ancora una volta drenato nel sistema superficiale alla giunzione safeno-femorale, risultandone, così, un movimento circolare di una parte del volume ematico. Derivano, come risultato finale di questo movimento circolare, le varicosità, cioè delle dilatazioni croniche e tortuose delle vene superficiali. |
Quali i sintomi della patologia varicosa?
«I principali sintomi si associano alle varici tronculari, mentre le varici reticolari e le teleangectasie sono spesso asintomatiche con predominante significato estetico.
L’infiammazione delle vene varicose, al di là dell’incidenza di una serie di complicanze, costituisce per il paziente una patologia invalidante per diversi aspetti:
• stanchezza o senso di pesantezza agli arti, specialmente durante la stazione eretta;
• preoccupazione per la compromissione estetica delle gambe;
• sanguinamento dalle varici che subiscono anche piccoli traumi.
«Nell’uomo più spesso è presente prurito (eczema varicoso), mentre la pesantezza, la stanchezza e l’edema (cioè gamba gonfia) sono tipiche delle donne.»
Come si possono classificare le varici degli arti inferiori?
«Li riassumo nel seguente riquadro.»
INSUFFICIENZA VENOSA LIEVE: comparsa di alcuni sintomi: • dolore e pesantezza alle gambe • crampi a riposo • formicolii, disestesie agli arti inferiori • edema serale • varici extrasafeniche • capillari e vene reticolari INSUFFICIENZA VENOSA MODERATA: comparsa di varici safeniche (essenziali, tronculari) senza segni di flebiti INSUFFICIENZA VENOSA GRAVE: comparsa di complicazioni: • trombosi venosa superficiale o flebite • trombosi venosa profonda • edema persistente • turbe trofiche: eczema varicoso, dermatiti, ulcere venose foto con gambe con problemi Oggi la maggior parte delle pubblicazioni in Flebologia usa la CLASSIFICAZIONE CEAP più precisamente: C: clinica E: etiologia A: anatomia P: patofisiologia Classificazione clinica Classe 0: assenza di segni clinici visibili o palpabili di malattia venosa Classe 1: presenza di teleangiectasie o vene reticolari Classe 2: presenza di vene varicose Classe 3: presenza di edema Classe 4:turbe trofiche di origine venosa: pigmentazione, eczema, ipodermite Classe 5: come classe 4 con ulcere cicatrizzate Classe 6: come classe 4 con ulcere in fase attiva |
Ci spiega alcuni termini di uso comune in un ambulatorio di angiologia?
«Li vediamo ancora raggruppati nel riquadro che segue.»
TELEANGECTASI: i cosiddetti capillari rotti Confluenza di venule intradermiche permanentemente dilatate di meno di 1 mm di calibro. Spiegazione: esse dovrebbero essere normalmente visibili da una distanza di 2 metri in buone condizioni di luce. Sinonimi: spider veins, hyphen webs, thread veins. VENE RETICOLARI: vene intradermiche bluastre permanentemente dilatate solitamente di diametro da 1 mm a meno di 3 mm. Spiegazione: sono di solito tortuose. Questo esclude vene visibili normali nei soggetti con cute trasparente. Sinonimi: vene blu, varici intradermiche, venulectasie. VENE VARICOSE: vene sottocutanee permanentemente dilatate, di 3 mm di diametro o più, in posizione eretta. Spiegazione: le vene varicose sono solitamente tortuose ma anche le vene rettilinee con reflusso possono essere classificate come varicose. Possono essere vene varicose tronculari, tributarie o non safeniche. Sinonimi: varice, varici, varicosità. CORONA FLEBECTASICA: teleangectasie intradermiche a ventaglio localizzate nella regione laterale e mediale del piede. Spiegazione: il significato e la localizzazione sono controversi e richiedono alcune considerazioni. A volte potrebbe rappresentare il segno iniziale di malattie venose in stadio avanzato. In alternativa si può riscontrare negli arti che presentano semplici teleangectasie in altre sedi. Sinonimi: flare malleolare, flare della caviglia. EDEMA: incremento percepibile del volume del fluido nel tessuto sottocutaneo identificato dalla formazione di un’impronta sotto pressione. Spiegazione: questa definizione include solo l'edema attribuibile alla malattia venosa. L'edema venoso si manifesta di solito nella regione della caviglia ma può estendersi al piede e alla gamba. PIGMENTAZIONE: oscuramento pigmentato brunastro della cute che si riscontra di solito nella regione della caviglia ma che può estendersi al piede ed alla gamba. Spiegazione: è una modificazione iniziale della cute. ECZEMA: eruzione eritematosa, vescicolare, essudativa o desquamativa della cute della gamba. Spiegazione: è spesso localizzato vicino a vene varicose, ma può essere riscontrato in qualsiasi zona della gamba. Talvolta può estendersi a tutto il corpo. L'eczema è di solito dovuto a malattie venose croniche e/o alla sensibilizzazione a terapie locali. Sinonimi: dermatite da stasi. LIPODERMATOSCLEROSI: indurimento cronico della cute localizzato, talvolta associato a cicatrizzazione e/o contrattura. Spiegazione: è un segno di malattia venosa severa, caratterizzata da infiammazione cronica e fibrosi della cute, del tessuto sottocutaneo e talvolta della fascia. IPODERMITE: l'ipodermite viene riferita ad una forma acuta di lipodermatosclerosi. E' caratterizzata da fragilità e diffuso arrossamento della cute dovuto ad infiammazione acuta. Spiegazione: L'assenza di linfoadenite e di febbre differenzia questa condizione dalla eresipela o cellulite. ATROFIA BIANCA: area biancastra e atrofica, circoscritta spesso circolare della cute circondata da chiazze di capillari dilatati e talvolta iperpigmentazione. Spiegazione: è un segno di malattia venosa severa. Lesioni cicatriziali di ulcere guarite sono escluse in questa definizione. ULCERE VENOSE: alterazioni croniche della cute che non riescono a guarire spontaneamente, causate da malattie venose croniche. |
Casa è il linfedema?
«Il sistema linfatico drena normalmente da due a tre litri di linfa al giorno. In una situazione anomala, la quantità può aumentare fino a trenta litri il giorno. Avendo una capacità limitata di drenaggio, il sistema linfatico in alcune situazioni patologiche non riesce a eliminare i liquidi accumulati, provocando un linfedema.
«Questo fenomeno può essere conseguenza di una displasia linfatica congenita (linfedema primario), oppure può essere legato ad una obliterazione anatomica per un intervento chirurgico radicale, ovvero essere dipendente da ripetute forme infettive, come le linfangiti (linfedema secondario).
«Sia il linfedema primario che il secondario hanno in comune lo stesso problema, cioè la diminuzione del trasporto linfatico. Qualche volta, se il linfedema si è instaurato da molto tempo, può accadere che ci sia un peggioramento ulteriore del drenaggio linfatico e che si riduca ancor di più la quantità totale di trasporto.
«Il linfedema primario è un edema congenito ed è presente dalla nascita; una delle cause è un’aplasia dei vasi e/o gangli linfatici.
«Nel linfedema secondario, la eziologia è legata ad un’ostruzione meccanica o ad un elevato carico linfatico (obesità, stasi eretta prolungata, lunghi viaggi ), che può verificarsi anche dopo un evento traumatico, parassitario, tumorale, infiammatorio o post-radioterapia.
«Esiste anche un altro tipo di linfedema, quello sporadico, che è il più frequente nel sesso femminile, manifestandosi nel 14°-17° anno d’età.»
Come si manifesta il linfedema congenito, ereditario (primario)?
«Il linfedema ereditario appare fin dalla nascita ed è caratterizzato da un mal funzionamento dei vasi linfatici, che causa una dilatazione anomala e un’insufficienza valvolare. Con la persistenza del linfedema s’instaura una fibrosi nello spazio interstiziale, normalmente a livello sub-cutaneo.
In questo tipo di linfedema appare la linfagiectasia, che è un fattore caratteristico del linfedema congenito, causante l’insufficienza valvolare e in seguito il peggioramento nella circolazione linfatica.
«Il linfedema congenito-ereditario degli arti inferiori è il più comune e si può presentare con le stesse caratteristiche del linfedema precoce, vale a dire con l'aumento considerevole del volume dell'arto. La pelle, a livello dell’edema, è soggetta a lesioni traumatiche e infezioni.
Nel linfedema primario la forma congenita è chiamata sindrome di Nenne – Milroy; la forma più tardiva la sindrome di Meige.
«Il linfedema precoce è un’alterazione rara che appare nelle donne nella pubertà. Uno degli elementi determinanti può essere legato al fatto che i vasi della pelvi non si sviluppino rapidamente come gli organi sessuali interni, provocando un’insufficienza linfatica degli arti inferiori.
Questo linfedema è progressivo, e può causare problemi funzionali, giacché vi è un aumento di volume dell'arto. Se si produce una fibrosi, si verifica una dilatazione dei vasi linfatici.
«Il decorso del linfedema è caratterizzato da CINQUE stadi, con una progressione diversa da paziente a paziente.
«Le vediamo nel riquadro che segue.»
I Stadio Tipo a: non edema evidente clinicamente, vi è uno stadio di latenza o intervallo libero, in cui c'è una limitazione della capacità di trasporto del sistema linfatico, accertabile solo con esami strumentali, senza sintomi clinici; linfostasi rilevabile solo con una scintigrafia; Tipo b: edema evidente clinicamente reversibile con la posizione declive e con il riposo notturno. II Stadio Edema resistente, tumefazione molle che regredisce solo in parte durante la notte o con le gambe in posizione declive. In questa fase, sorgono problemi diagnostici. I segni tipici sono l’edema sul dorso del piede e l’accentuazione delle pieghe cutanee naturali in corrispondenza delle articolazioni metatarsofalangee (segno clinico di Stemmer: mancato pinzamento cute del matatarso). III Stadio Edema persistente, che non regredisce spontaneamente con la posizione declive, non presenta alcuna tendenza alla regressione; tendenza alla progressione e/o ingravescenza; tipico in casi di linfangite acuta erisipeloide. La superficie cutanea è secca e ipercheratosica, appare di colore grigio sporco; con il tempo, se non è sottoposto alle misure terapeutiche, l'edema dà luogo ad una fibrosi, evolvendo allo stadio IV ( fibro-linfedema ) IV Stadio Presenza di fibro-linfedema, verrucosi linfostatica pre-secernente, tipico arto a colonna , con segni di pre-elefantiasi. V Stadio Elefantiasi, pelle da elefante, pachidermie scleroindurativa, grave verrucosi linfostatica secernente. |
Qual è il trattamento chirurgico delle varici degli arti inferiori?
«I principali trattamenti chirurgici per la patologia delle varici quando simtomatiche si possono brevemente riassumere in 3 categorie:
1. chirurgia ablativa (stripping, crossectomia, varicectomie );
2. chirurgia conservativa ed emodinamica (CHIVA);
3. metodica endovascolare (Laser, radiofrequenza, scleroterapia ecoguidata con schiuma).»
«Oggi il passo diagnostico preliminare a qualunque tecnica di trattamento e per la scelta del tipo d’intervento deve essere fatto attraverso una visita angiologica e un accurato studio con esame eco-color-doppler delle vene degli arti inferiori con mappaggio emodinamico.
«La maggior parte dei trattamenti chirurgici di correzione delle varici sintomatiche è poco o mini invasivo, in regime ambulatoriale o in day-surgery, raramente e solo per casi selezionati o per gravi complicanze è previsto il ricovero in struttura ospedaliera.
«Il trattamento meno invasivo, ambulatoriale che si sta evidenziando sempre più rilevante per il trattamento delle varici degli arti inferiori, è la scleroterapia con schiuma ideata e messa a punto dal prof. Lorenzo Tessari; questa metodica sempre ambulatoriale eseguita da personale esperto permette di risolvere senza intervento chirurgico e senza alcuna incisione di cute il problema delle varici anche di grosse dimensioni agli arti inferiori.»
Vuole lasciare ai nostri lettori qualche consiglio?
«Una corretta visita angiologica permette una diagnosi precisa, consigli preventivi personalizzati ed un corretto indirizzo terapeutico in caso patologia evidente.»
Nadia Clementi - [email protected]
Dott. Mauro Ghizzi - e-mail: [email protected]
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