Caso Marò: l’India ha nuovamente deciso di non decidere
Credevamo che la Giustizia italiana fosse malata, finché non abbiamo conosciuto quella indiana
Dire che sulla Crisi dei Marò gli Indiani «fanno gli indiani» non è un modo di dire, ma proprio un modus operandi.
Dopo 2 anni e 26 rinvii, oggi è stato deciso dalla Corte suprema indiana un ennesimo rinvio, per cui non si è ancora in grado di conoscere il capo di imputazione dal quale dovranno difendersi i nostri Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
La nuova data, anche se non ha proprio alcun valore conoscerla, è stata fissata per il 24 febbraio.
Stavolta la ministro degli esteri Italiano Emma Bonino ha reagito con forza e ha richiamato in Italia l’ambasciatore italiano in India. È tardi, diciamo noi, ma perlomeno qualcosa si è mosso.
L’ex ministro degli Esteri Terzi aveva proposto a suo tempo un arbitrato internazionale per dirimere la questione, ma - abbiamo saputo oggi - il suo Presidente del Consiglio, Mario Monti, l’aveva affossato non appena accettato le dimissioni del ministro.
Ora l’idea dell’arbitrato è riaffiorata, ma resta il fatto che il comportamento indiano è inaccettabile e che prima di procedere a qualsiasi altra iniziativa si deve ottenere il rientro dei nostri militari in Italia.
Staffan de Mistura, già sottosegretario agli Esteri e ora Commissario straordinario per la soluzione della Crisi dei Marò, ha chiesto ufficialmente il rilascio dei nostri militari, in attesa delle decisioni indiane.
Non sappiamo quanto possa servire, ma dopo due anni è ora e tempo di prendere posizioni ferme e decise.