Alberi e boschi alleati dei vigneti – Di Giuseppe Casagrande

Per favorire la biodiversità, contrastare i cambiamenti climatici e ricreare un habitat ideale, gli esperti auspicano un ritorno alla viticoltura del passato

Il Castello di Meleto, storica tenuta nel Chianti Classico circondata dal bosco.

In un passato nemmeno troppo lontano, almeno in Italia, non era raro vedere vigneti con i filari intervallati da alberi da frutto o addirittura le famose «viti maritate», abbracciate agli alberi (pioppi, olmi, ulivi), tecnica di coltivazione di origine etrusca, quasi scomparsa.
Tecnica che resiste ancora oggi, per esempio in Campsnia, con l’Asprinio di Aversa.
Eppure, oggi che la viticoltura è specializzata, con vigneti a rittocchino che disegnano i profili di pianure e colline oppure terrazzamenti di alta montagna o scogliere che si tuffano nel mare, il futuro potrebbe essere proprio questo: una sorta di ritorno al passato, con una nuova alleanza tra alberi e vite, per contrastare i cambiamenti climatici, per favorire la biodiversità, ma anche per ricreare quell'habitat amato dagli insetti, dagli uccelli «utili» anche alla vigna e dagli animali selvatici che trovando cibo e riparo altrove, potrebbero essere meno attratti dalle vigne stesse, per le quali rappresentano una minaccia sempre più seria.
 

Il vigneto Pojer e Sandri della tenuta di Grumes in Alta Valle di Cembra.
 
 Una risposta ai cambiamenti climatici e agli squilibri naturali 
È questa la tesi sostenuta e approfondita nel convegno «Il vino e il bosco: alberi che fanno bene ai vigneti», che si è tenuto al Castello di Meleto, una delle tenute più belle e storiche del Chianti Classico, a Gaiole in Chianti.
Esperti e studiosi di chiara fama hanno acceso la luce su un argomento di grande attualità che offre possibili risposte ad uno scenario sempre più complesso, caratterizzato da andamenti climatici estremi, invasioni di animali e alterazioni degli equilibri naturali.
 
Uno scenario non causale, quello di Castello di Meleto, diretto da Michele Contarese, che anche consigliere del Biodistretto del Chianti e del Distretto Biologico del Chianti, ambizioso progetto fortemente voluto dalla comunità del Chianti Classico, che prevede un’auto regolamentazione in tema ambientale e la promozione di buone pratiche.
 
Un sistema che funziona, tanto che, come annunciato da Contartese, è stato approvato in questi giorni un progetto di formazione, promosso dal Biodistretto del Chianti, che riguarderà la formazione degli operatori su temi specifici come Comunicare il biologico e, in particolare, la «Gestione del bosco». Bosco che è un forte (e spesso sottovalutato) baluardo di biodiversità, che va protetta, come sottolineato dall’agronomo Ruggero Mazzilli, fondatore del Biodistretto del Chianti.
 
«La territorialità non si crea, ma si può distruggere - ha affermato Mazzilli - e fare viticoltura di territorio significa misurarsi ogni giorno con la natura e intervenire meno ma meglio. Un valore fondamentale è dato dalla biodiversità che permette di arricchire anche il prodotto vino. Quando si cammina in una campagna ben conservata si sentono i profumi della natura, dati da erbe, fiori, arbusti. E sono proprio questi profumi che si attaccano alla buccia grazie alla pruina a rendere il vino più ricco.»
 

La tenuta Maso Pianizza, circondata dal bosco, dove nasce il Giulio Ferrari Riserva del Fondatore.
 
  Piante e bosco intorno alle vigne giocano un ruolo importantissimo 
Piante e bosco intorno alle vigne giocano un ruolo importantissimo hanno spiegato l’arboricoltore Stefano Lorenzi, e il dottore forestale Luca Mamprin, artefici di un interessante studio sull’importanza degli alberi per le viti, presentato alla Conferenza Mondiale di Arboricoltura di Malmö.
 
«Gli alberi portano molti più benefici al vigneto di quanto non pensiamo - hanno detto Lorenzi e Mamprin - e non a caso nel passato alberi e vigna convivevano in varie forme. Oggi invece la viticoltura specializzata ha eliminato questo elemento ritenuto non necessario per molti motivi. Gli alberi consentono di aumentare anzitutto la biodiversità vegetale e animale fuori e dentro al vigneto, basti pensare che oggi conosciamo solo l’uno per mille delle interazioni delle radici vegetali nel sottosuolo ma queste interconnessioni sono essenziali per la salute della vite.»
 

I vignerti romagnoli del Fondo San Giuseppe a Brisighella (Ravenna).
 
  Il clima può essere mitigato grazie all’ombreggiamento delle fronde 
Tra i benefici più evidenti, hanno spiegato gli esperti, ci sono poi la capacità di mitigare il clima, grazie all’ombreggiamento delle fronde, che contrastano le scottature, ma anche il mantenimento di una umidità più costante. Gli alberi sono utili anche per smorzare la forza del vento e, talvolta, ridurre i danni delle grandinate.Lorenzi e Mamprin hanno offerto anche una spiegazione proprio gli eventi estremi che si stanno sempre più abbattendo sulle coltivazioni.
 
«Ciò che sta accadendo è legato anche alla desertificazione delle aree urbane che, un tempo, erano circondate da zone verdi, oggi invece da aree industriali cementificate, che determinano la creazione di bolle di calore che si scaricano poi nelle grandinate. Le grandinate che si sono abbattute nel Monferrato, ad esempio, sono state prodotte da bolle di calore che si sono create in città ma che hanno determinato poi devastazioni nella parte agricola.»
 

I vigneti eroici delle Cinque Terre (La Spezia) dove si produce lo Sciacchetrà.
 
  Ripensare la gestione degli spazi, delle aree agricole e urbane 
Anche in questo caso, una possibile risposta è ripensare agli spazi, perché ogni soluzione deve contemplare la gestione di aree urbane e agricole, che non possono essere viste come realtà autonome.
 
«Gli alberi, e in particolare il bosco, consentono di mitigare il freddo e il caldo, ridurre le gelate e i danni della grandine e riparare i vigneti dalle scottature del grappolo. Gli alberi creano l’ombra - hanno aggiunto Lorenzi e Mamprin - e proprio l’ombra sarà il nuovo valore. Nelle ultime 20 annate, infatti, il problema è stato più il sole che la pioggia. Un altro grande beneficio offerto dagli alberi è l’intercettazione delle acque meteoriche: grazie alle radici gli alberi trattengono l’acqua evitando il dissesto e il compattamento del terreno nel caso di grandi piogge.»
 
Il bosco e gli alberi più in generale consentono di conoscere meglio le potenzialità del vigneto, sia perché aumentano la biodiversità, ma anche perché permettono lo sviluppo di molte più forme di lieviti spontanei sulle uve e proprio in questo periodo si sta compiendo uno studio per capire se questi lieviti siano in grado di rendere più ricco il corredo aromatico di un vino. «Insomma, le uve dei vigneti situati vicino ai boschi sono più ricche di forme di vita.»
 

La raccolta dei grappoli d'uva, con le scale, nei vigneti maritati di Aversa.
 
 Salvaguardare la biodiversità degli insetti, degli uccelli e degli animali
Uno dei maggiori vantaggi, inoltre, è lo sviluppo e la protezione della biodiversità, in particolare dei pronubi (animali e insetti che impollinano i fiori, ndr), degli insetti buoni e degli uccelli. Questi ultimi sono sempre più a rischio, basti pensare che in Italia il 70% delle specie è a rischio di estinzione.
Tra quelle più utili per il vigneto, secondo gli esperti, ci sono la cinciallegra, l'averla piccola, la cappellaccia, la cinciarella. Gli uccelli però possono essere considerati «insetticidi generalisti» di fondamentale importanza. Eppure, sono visti spesso come dannosi perché mangiano l’uva, ma in realtà i vantaggi superano di gran lunga i danni, basti pensare che si nutrono di larve e insetti spesso molto dannosi per il vigneto.
 
Infine, il bosco e gli alberi possono anche aiutare a rispondere alla calamità degli animali selvatici, particolarmente presente in Toscana e nelle regioni limitrofe.
«Può sembrare paradossale, ma i danni provocati dagli animali selvatici si possono prevenire creando dei luoghi ospitali all’interno del bosco, dove possano trovare acqua e cibo. In questo modo - hanno sottolineato ancora Lorenzi e Mamprin - sono meno interessati alla vigna. Tra le cose che si possono fare per creare questo ambiente ci sono l’installazione di abbeveratoi, la pulitura del bosco con la creazione di stradine che portino lontano dai vigneti e che siano agevoli da percorrere per gli animali, la pulizia delle acacie infestanti, la semina essenze erbacee a fioritura scalare.»
 

Le viti maritate ai pioppi, tecnica di coltivazione etrusca.

  Dobbiamo ricreare e ripristinare l'equilibrio naturale dell'ambiente 
Spesso i cinghiali si recano nei vigneti perché assetati e affamati, per evitare che mangino i grappoli si possono piantare alcuni filari di patate, ad esempio, sul limitare dell’appezzamento. I cinghiali andranno lì perché troveranno nei tuberi una facile fonte di nutrimento.
 
Lorenzi e Mamprin hanno poi lanciato un monito ai produttori: «Oggi siamo troppo concentrati sulla vigna, ovviamente dobbiamo lavorare sul vitigno, il portainnesto, lo spostamento del vigneto, ma la vigna è solo il 10% del sistema. Noi invece dobbiamo ricreare l’organismo per contrastare il cambiamento climatico e ricreare un equilibrio. Un equilibrio che non può prescindere nemmeno dalla considerazione delle aree urbane perché sistema agricolo e urbano non possono più essere visti come autonomi: anche in questo caso ricreare l’equilibrio è fondamentale. Ovviamente qui ci si sposta su un piano molto più complesso, dove il singolo può fare poco. Nel proprio piccolo però i viticoltori possono ripristinare l’equilibrio dell’ambiente che circonda il sistema vigneto.»

Giuseppe Casagrande - [email protected]