«Questi fiori sono miei, non rubatemeli» – Di Nadia Clementi

Ne parliamo con Antonietta, che dal 2012 pianta a spese sue i fiori dei giardini del Centro Servizi Culturali S. Chiara

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Per la signora Antonietta Arents i fiori sono creature vive, quasi umane, e si commuove alla nascita di ogni nuovo bocciolo; è orgogliosa della loro bellezza quasi volesse percepire in loro anche la sua esistenza.
Antonietta è una donna minuta ma tenace, ha 89 anni ed è nata a Bruxelles dove ha vissuto la sua infanzia, si è sposata e ora in Belgio vivono i suoi due figli.
Il suo amore per Trento è nato per caso a seguito di una visita turistica non programmata. Con il marito dovevano trascorre una vacanza a Verona e a Venezia, ma il destino li ha portati qui e subito si sono innamorati di questa nostra bella città, tranquilla e tanto diversa dalla metropoli nella quale vivevano.
È piaciuta talmente tanto che assieme avevano deciso di venirci a vivere dopo la pensione.
 
Arrivano a Trento nel 1990, acquistano un piccolo appartamento in via Giovanni a Prato e insieme viaggiano e frequentano la vita culturale della città.
Antonietta oggi è vedova, ma grazie alla pensione del marito e alla sua buona salute, riesce a vivere bene in autonomia.
I figli li vede una volta all'anno, anche se sono lontani non sente la loro mancanza, vive bene in solitudine e in compagnia dei suoi ricordi: tanti viaggi nel mondo, il profumo dei suoi fiori e dei suoi racconti che scrive con infinita passione.
Ricorda la sua infanzia e le lunghe passeggiate in bicicletta con la mamma, nelle campagne della periferia di Bruxelles, dove amava correre nei prati e raccogliere le margherite.
Il giardinaggio è sempre stata la sua passione e oggi come allora l’ha voluta coltivare, è proprio il caso di dirlo, in un angolo della nostra città.
Dal 2012 infatti Antonietta pianta i suoi fiori nei giardini del Centro Servizi Culturali S.Chiara.
 

 
Tutte le mattina all'alba si reca con il suo carrellino rosso alla fontana di Corso 3 novembre e riempie cinque bottiglie di plastica d'acqua per annaffiare i suoi amati fiori.
Nessuno l'aiuta, nemmeno i perdigiorno che trova a bivaccare sulle panchine; Antonietta ha paura, incontra spesso degli spacciatori sotto il portico e quando li vede scappa, non vuole essere vista, non si sa mai che le facciano del male e non si fida nemmeno a chiamare la polizia.
Trento le fa paura: non è più quella cittandina felice che aveva conosciuto quando ha scelto di viverci. La sera non esce di casa e da qualche anno non fa più l'abbonamento a teatro, è da sola e nessuno l'accompagna.
«Mi rubano tutto persino la scopa» – dice tenendo stretto il suo carrellino rosso che ha paura di lasciare incustodito.
Rubano anche i suoi fiori e a nulla è valso il cartello che lei stessa ha lasciato nelle aiuole con scritto «I fiori sono miei non rubateli».
Due settimane fa le hanno portato via un’ortensia bianca e alcuni fiori rossi.
«Pure il cartello mi hanno rubato, – ci racconta Antonietta – Ho speso 90 euro per i fiori anche quest'anno e li ho già ricomprati più volte, tutto quanto a spese mie.»
 

 
Si è rivolta al Comune di Trento per chiedere un paio di guanti, poiché tagliando le erbacce trova bottiglie, siringhe e rischia di tagliarsi, ma nessuno ha saputo accontentarla.
Anche gli attrezzi sono i suoi, Antonietta non chiede nulla, non vuole un pezzo di terra da coltivare, desidera solo condividere un bene comune vicino casa sua attraverso l'amore per i fiori.
È orgogliosa delle sue tre nuove aiuole allestite all'ingresso del Centro S.Chiara: tanti fiori colorati circondati da sassolini bianchi che lei stessa ha raccolto vicino al fiume e che ha riposto qui con tanta cura.
Aveva chiesto al Direttore se poteva coltivare li i suoi fiori, nel terreno pubblico, e lui ha acconsentito, raccomandandole di non ammalarsi o farsi del male. Perché Antonietta si sente ancora una ragazzina, indossa pantaloni sportivi e scarpe da ginnastica e nonostante i rimproveri dei giardinieri addetti alla manutenzione del verde, si arrampica sui muri a togliere le erbacce.
È infatti una nonnina un po' ribelle e coraggiosa e fin troppo intraprendente, che vorrebbe curare le piante con la stessa cura che ha per se stessa.
È precisa, ordinata e profumata e nei suoi occhi brilla l'azzurro del cielo e dal suo cuore traspare un grande amore per la vita.
 

 
Antonietta da tanti anni chiede un aiuto per proseguire la sua passione che tanto l'affatica.
Dopo tanto penare la sig.ra Maria Grazia Zorzi Presidente della Circoscrizione di S.Pio X ha deciso di aiutarla e da due settimane un giovanotto emigrato del Malì di 24 anni l'aiuta tutte le mattine dalle otto alle dieci a prendere l'acqua, annaffiare i fiori e tagliare le piante.
«Sono contenta – rivela Antonietta, – perché è un ragazzo buono e anche se lo conosco da poco è come se fosse mio nipote.»
 

 
La signora Antonietta ringrazia la presidente della Circoscrizione per la presenza del giovane Jean che non solo è un ottimo aiuto ma anche un allievo attento al quale insegnerà a curare la terra e chissà che un domani lui non si ricorderà della nonnina con i capelli bianchi che con tanto amore gli ha trasmesso un mestiere.
Questo è un ottimo esempio di come non si debbano giudicare le persone dalla loro età, appartenenza religiosa o colore della pelle: chissà che i fiori tanto amati da Antonietta non siano stati rubati da qualche signora per bene che vive da quelle parti oppure da qualche ragazzino dispettoso.
Ogni giorno nei dintorni del Parco Santa Chiara soggiornano molti senza tetto, spacciatori e alcolisti che non fanno nulla per migliorare la situazione intorno a loro.
 
Al contrario, il bravo ragazzo venuto dal Mali dopo un lungo e travagliato viaggio ha scelto di aiutare Antonietta, una nonna che non sapeva di avere e con una passione che ora può coltivare.
Nel nostro Paese, nelle nostre città, nelle nostre case, le persone in difficoltà e con tanta buona volontà dovrebbero trovare solo compassione, aiuto e solidarietà, non l’emarginazione o addirittura la morte come è successo purtroppo qualche giorno fa nella tranquilla e pacifica cittadina di Fermo.
Una storia semplice e profonda quella di Antonietta che offre amore, colori e vita senza chiedere in cambio nulla, un esempio di umiltà, di integrazione sociale e un messaggio forte alle istituzioni affinché Trento ritorni ad essere una bella città pulita e sicura.
Come dice Antonietta con poco si può fare molto «c'è solo un posto in cui tutte le paure sfumano nel silenzio e nella pace, il giardino segreto che ognuno di noi coltiva».
 
Nadia Clementi - [email protected]