Interrogazione di Lucia Coppola sul caseificio di Coredo

«Prevenzione delle malattie causate dall’utilizzo di prodotti caseari ottenuti col latte crudo»

Solitamente non amiamo pubblicare le interrogazoni che i consiglieri provinciali inviano per conoscenza alle redazioni.
In questo caso però si tratta di una interrogazione che avremmo fatto volentieri anche noi.
Nei prossimi giorni, infatti, approfondiremo l'argomento.

Tutti noi ricordiamo la terribile vicenda che ha coinvolto un bimbo trentino di Coredo.
Nel 2017, all’età di quattro anni, ha contratto la malattia di Seu (Sindrome emoliticauremica) dopo aver mangiato il formaggio contaminato dal batterio escherichia coli, contenuto nel latte crudo.
Formaggio acquistato presso il Caseificio di Coredo.
Ora il bambino versa in stato di coma vegetativo. Quest’estate una bimba di appena due anni, sempre a Coredo, si è ammalata mangiando formaggio con latte crudo.
 
Il latte crudo può contenere germi e parassiti pericolosi per la salute, come Brucella, Campylobacter, Listeria, Mycobacterium bovis, Salmonella, ceppi di Escherichia coli produttori di tossine, norovirus e parassiti come la Giardia.
Fra i rischi che si corrono consumandolo, sono inclusi diarrea, crampi allo stomaco, vomito, insufficienza renale, malattie croniche, paralisi o decesso.
In Italia sono circa 70-80 i casi di malattie causate dall’ingestione di latte crudo e ogni due o tre anni si verifica un decesso.
Già in Francia l’autorità sanitaria ha sconsigliato il consumo di formaggi prodotti con latte crudo ai bambini di età inferiore ai 5 anni.
 
Ad una mia precedente interrogazione nella quale chiedevo quali tipi di controlli venissero effettuati sui prodotti caseari trentini con latte crudo, l’allora assessora Segnana rispondeva che considerati i rischi associati al consumo di latte crudo, in particolare quello legato all’eventuale presenza di escherichia coli produttore di Shiga-Tossina (STEC), responsabile della sindrome emoliticauremica (SEU), l’Unità operativa di igiene e sanità pubblica veterinaria aveva inserito, da alcuni anni, nella propria programmazione delle attività straordinarie dedicate a questi patogeni, finalizzate a monitorare la diffusione di escherichia coli produttore di Shiga-Tossina nelle imprese alimentari trentine.
Inoltre sono state impartire disposizioni al personale veterinario tecnico, che esegue i controlli ufficiali tramite istruzioni operative che prevedono di verificare che il produttore abbia adottato misure di prevenzione nei confronti degli STEC, che le misure adottate siano efficaci ed applicate e il produttore porti il consumatore a conoscenza del fatto che sta acquistando un prodotto ottenuto da latte crudo, sconsigliato ai bambini e alle persone debilitate.
 
Chi ha seguito la trasmissione «Mi manda RaiTre», trasmessa nel novembre scorso, si è fatto un’idea ben diversa. I prodotti a base di latte crudo vengono consigliati dai negozianti trentini  intervistati come particolarmente sani per i bambini anche molto piccoli. Quando, nella primavera del 2019, iniziarono a circolare le prime notizie di stampa sulle indagini in corso per il caso del bimbo di Coredo, seguite dalle notizie provenienti dalla Francia su alcuni casi di STEC, la Fondazione Edmund Mach uscì con un comunicato stampa sui miracolosi effetti dei formaggi a latte crudo.
Quindi ritengo ci sia ancora un grande lavoro da fare di prevenzione e informazione sui pericoli della somministrazione di prodotti a base di latte crudo (ma in generale di cibi crudi) ai bambini e alle persone debilitate.
 
Nonostante i controlli che a partire dal 2017 vengono svolte nelle imprese alimentari trentine, per la ricerca di patogeni pericolosi per la salute, è evidente che ci sono ampi spazi di miglioramento affinché le misure adottate siano efficaci e soprattutto applicate in tutte le aziende casearie, nessuna esclusa. Con ampia informazione al consumatore dei rischi collegati all’assunzione di prodotti aventi alla base latte crudo.
Desidero inoltre aprire una parentesi legata alla triste vicenda del bimbo che ha contratto la sindrome di Seu. La recente presentazione, avvenuta nei giorni scorsi, del Val di Non Fresco Formaggio Nostrano, il primo prodotto agroalimentare a marchio Val di Non realizzato dal Caseificio Sociale di Coredo, ha inferto un ulteriore colpo al cuore ad una famiglia che sta già tanto soffrendo. Forse è il caso di fare un passo indietro e che l’Apt scelga di ritirare il marchio, anche in segno di rispetto.
 
Tutto ciò premesso si interroga la Giunta provinciale per sapere:  
Se intenda intervenire con sempre maggiore efficacia nell’ informazione e prevenzione dei rischi in cui incorrono in particolare i bambini e le persone debilitate nel caso di assunzione di prodotti derivati da latte crudo;
 
Se intenda implementare l’attività di controllo in tutti i caseifici (nessuno escluso), per verificare le condizioni igienico-sanitarie e, attraverso analisi accurate, che i produttori abbiano adottato misure di prevenzione nei confronti degli STEC e che tali misure siano efficaci e applicate;
 
Se intenda intervenire sui distributori di tali prodotti affinché informino il consumatore finale sulle caratteristiche dei prodotti ottenuti da latte crudo e sulle possibili conseguenze per la salute soprattutto a carico dei bambini e delle persone fisicamente debilitate;

se intenda interloquire con l’Apt Val di Non affinché ritiri il marchio al formaggio prodotto dal Caseificio di Coredo, in segno di rispetto per una vicenda tristissima che tanto dolore ha creato, in primo luogo alla famiglia di Coredo, ma a tutta la comunità trentina.
 
Cons. Lucia Coppola
Alleanza Verdi e Sinistra
consigliera provinciale/regionale
Alleanza Verdi e Sinistra