Quando lo sport diventa una terapia vincente – Di Nadia Clementi
Le vite di Michele e di papà Roberto cambiano completamente quando incontrano una moto da trial: «Stiamo riuscendo a rompere questo muro di gomma»
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In queste pagine vi abbiamo spesso raccontato storie vincenti di genitori e figli in difficoltà, di madri e padri che non si sono arresi di fronte alle esperienze negative della vita, di bambini e ragazzi che hanno affrontato malattie e disagi nella loro giovane età ma che grazie alla forza della famiglia sono riusciti a superare molti ostacoli.
Questa volta vogliamo parlare della storia straordinaria di un padre, un figlio e una moto.
L’avventura di Michele e Roberto infatti inizia su due ruote, in mezzo al fango e alla pioggia battente di Pietramurata in provincia di Trento dove il giovanissimo Michele ha affrontato per la prima volta il trial, una disciplina sportiva che vede difficili percorsi in moto tra boschi, sentieri e sassi.
Ma Michele non è un bambino come tutti gli altri: ha 10 anni ed è autistico, non parla con nessuno ed è difficile per lui relazionarsi con il mondo esterno.
Le uniche sicurezze sono rappresentate da mamma e papà, gli unici che lo conoscono così bene da saperlo aiutare, comprendere e anche sgridare quando è necessario.
La vita di Michele, e anche del papà Roberto, cambia per sempre quando incontra una moto; il bambino assiste per caso ad uno stage di trial a Trento insieme ai genitori, vuole a tutti i costi salire su una di quelle moto e dopo tanta insistenza Michele si mette finalmente in sella.
Il papà Roberto non dimenticherà mai la gioia immensa di Michele, le forti emozioni provate e le prime parole che suo figlio ha pronunciato: «scotta», «accelera», «rumore», parole banali per le persone che non conoscono l’autismo, ma importantissime per Michele e per la sua famiglia.
Il papà, Roberto Oberburger, è anche presidente dell'associazione A.G.S.A.T. che aiuta e sostiene tutti i malati di autismo della zona di Trento; rimasto soddisfatto da questa bella scoperta, Roberto ha portato tutta la famiglia all'ultima prova del campionato italiano a Berceto con lo scopo di far riprovare le stesse emozioni a Michele e per chiedere alla federazione di organizzare degli appuntamenti terapeutici per i ragazzi della sua associazione.
Da quel momento è iniziata una grande avventura dove lo sport da terapia si è trasformato in grande passione, tanto che oggi Michele è il primo triplista autistico a prendere parte ad una gara con persone normodotate.
Ovviamente non è tutto oro ciò che luccica: per i genitori e gli istruttori è stata una sfida quella di insegnare a Michele come stare in pista, come funziona la moto e superare tutti gli ostacoli che la sua malattia gli pone.
Un lavoro lungo e faticoso di un padre che vuole aiutare il figlio ad uscire da quella bolla di sapone che la malattia crea intorno alle persone autistiche; ma anche una sfida per il mondo del trial che ha dimostrato di essere un momento positivo di aggregazione e di sfida alle barriere della vita.
Per questo, Roberto ha organizzato lo scorso 2 aprile, insieme a Info Trial e varie associazioni locali dedicate al mondo delle moto, una giornata destinata alla consapevolezza sull’autismo unendo sport, divertimento e partecipazione.
L'evento si è svolto nell’Off Road Park di Pietramurata un vero e proprio paradiso per tutti gli amanti di questo sport, e dove tanti professionisti del mototrial hanno dato la possibilità di far provare a giovani e meno giovani l’emozione di salire su una moto da trial in totale sicurezza.
Le offerte libere del pranzo sono state devolute proprio ad A.G.S.A.T., l’associazione presieduta da Roberto Oberburger, per finanziare il progetto di un orto terapeutico per i ragazzi autistici presso Maso Zancanella del quale ne abbiamo già parlato a questo link.
www.ladigetto.it/permalink/43875.html
Noi abbiamo incontrato Roberto per farci raccontare qualcosa di più delle gare di suo figlio ma soprattutto della sua sfida più importante, quella contro il pregiudizio.
Come è nata la passione di Michele per il trial?
«È nata per caso, grazie ad un’amica di famiglia, la signora Debora Albertini che è pluricampionessa italiana di Trial, la quale ha voluto provare per la prima volta a far salire Michele su una moto da Trial.»
Voi genitori eravate spaventati che Michele volesse intraprendere uno sport così «spericolato»?
«Sembrerà strano ma il più preoccupato ero io; quando abbiamo appurato che il trial non è uno sport spericolato ma richiede concentrazione, equilibrio e tecnica nei movimenti, abbiamo capito in seguito che poteva essere uno sport utile per il nostro bambino.»
Che miglioramenti ha portato a Michele praticare una disciplina come il trial?
«I miglioramenti sono stati molti. Ne elenco alcuni: concentrazione, coordinazione nei movimenti (acceleratore, frizione e cambio marce: che per noi sembrano banali ma per una bambino affetto d’autismo non lo sono per nulla), gareggiare insieme ad altri bambini e socializzazione, che aldilà del risultato, è la cosa più importante di tutte.»
Avete trovato resistenze da parte delle associazioni sportive? Oppure da parte dei medici?
«All’inizio non è stato per nulla facile far capire che Michele (bambino affetto d’autismo) potesse andare in moto. Ci sono state alcune resistenze, ma con la forza di volontà di molti che ci aiutano, stiamo riuscendo a rompere questo muro di gomma.»
Cosa consigliereste a dei genitori di un bambino autistico che volesse praticare dello sport?
«Di provare sempre, nonostante tutto e indipendentemente dalla tipologia di sport. Anche se il bambino non sembra portato per qualche attività sportiva, potreste rimanere sorpresi da vostro figlio e dalle qualità inaspettate che vi può dimostrare.»
In che modo l’approccio di Michele alla velocità e alle moto è diverso da quello degli altri bambini?
«Michele pratica il Trial, dove la velocità non è contemplata. L’aiuto speciale a lui riservato prevede che io prima di lui, mostri a Michele il tragitto e come affrontarlo.
«Al turno di Michele si comunica con lui attraverso simboli ed immagini che lo aiutano nell’affrontare le difficoltà del percorso.
«Prima della gara viene effettuata una ricognizione a piedi del tragitto e se necessaria anche più di una. Per quanto la moto di Michele non sia differente dalle altre, abbiamo il meccanico Richard Pichler che lo segue e che provvede a sistemare la moto a seconda delle esigenze delle gara.»
Com’è stato accolto Michele dagli altri ragazzini che praticano questo sport?
«All’inizio non è stato per nulla facile perché molti di loro, purtroppo, non conoscevano l’autismo. Superato questo momento adesso lo accolgono tutti con gioia. Lo salutano, chiedono sempre di lui e durante la gara lo incitano tifando e stimolandolo con la voce.»
Ci sono altri bambini autistici che praticano questo sport? Come A.G.S.A.T. volete iniziare un percorso con alcuni di loro?
«Al momento abbiamo effettuato alcuni corsi di avvicinamento al trial con altri bambini autistici a Pietramurata; esattamente il 2 aprile 2017. Intanto comunque Michele è l’unico che gareggia con licenza FMI. Speriamo che in futuro il trial venga praticato da altri stessi bambini.»
Sappiamo che nella nuova sede di Maso Zancanella state realizzando nuovi progetti, quali?
«Nella nuova struttura chiamata Maso Zancanella, sita a Spini di Gardolo, stiamo costruendo un progetto di agricoltura sociale e sostenibile, grazie al quale lavorano i ragazzi affetti d’autismo. Inoltre creiamo mobili in pallett e produciamo succo di mela, grazie alla preziosa collaborazione con la Fondazione Edmund Mach di San Michele.
Vogliamo cogliere l’occasione per ringraziare l’Assessorato alle politiche sociali di Trento che sostiene la ns. associazione. Grazie a tutti.»
Per chi volesse ricevere informazioni a chi può rivolgersi?
«Può rivolgersi alla signora Sabrina Dalpiaz, Direttore organizzativo di A.g.s.a.t. e scrivere a [email protected].»
Nadia Clementi – [email protected]