Bambini con difficoltà di apprendimento – Di Nadia Clementi

Ne parla con l’insegnante Adelina Valcanover, presidente dell’Associazione Culturale «Amici di Parola»

La dislessia rappresenta uno dei più conosciuti Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA). Generalmente si manifesta con una lettura lentissima e spesso sillabata, associata a diversi errori.
Altri Disturbi frequenti sono:
Disortografia: disturbo specifico della scrittura che non rispetta regole di trasformazione del linguaggio parlato in linguaggio scritto, generalmente caratterizzata da errori ortografici come doppie, accenti o scambi, ad esempio, tra f/v, o d/t;
Disgrafia: data dall’incapacità di riprodurre i segni alfabetici;
Discalculia: la difficoltà a memorizzare le procedure numeriche.
E bene sottolineare che il DSA (Disturbi Specifici dell'Apprendimento) non è un vero e proprio handicap e se diagnosticato in tempo non compromette le normali capacità intellettive.
Per questo è molto importante che ai bambini fin dalla scuola d’infanzia venga applicato un livello didattico per così dire “terapeutico” attraverso un linguaggio e mezzi che possano aiutarli ad esprimersi secondo le proprie potenzialità.
 
Il Teatro è uno tra i più efficaci, offre molteplici opportunità in campo educativo, è uno dei mezzi ideali per stimolare la creatività, la memoria, le potenzialità personali in genere, le capacità espressive, la dedizione, la disciplina e il senso di responsabilità.
Attraverso il teatro, gli allievi possono altresì imparare a confrontarsi con la platea e quindi superare le proprie insicurezze dell’apparire.
Un’esperienza che tutti i bambini dovrebbero avere l’opportunità di fare.
Dell’importanza dalla recitazione a scopo terapeutico ne parliamo con la signora  Adelina Valcanover Presidente l’Associazione Culturale “Amici di Parola”, che abbiamo già conosciuto in qualità di insegnante nella precedente intervista (vedi)
 
 
Adelina Valcanover   
 
Signora Valcanover le difficoltà di apprendimento sono aumentate rispetto al passato?
«Secondo me sì, dovute a una serie di circostanze soggettive e oggettive. Anche il metodo e il tempo scolastico ha inciso pesantemente, a mio parere.»
 
E come venivano affrontate?
«Principalmente con l’affiancamento dell’insegnante d’appoggio o di sostegno che intervenivano (oggi meno per il restringimento dei finanziamenti alla scuola) sull’alunno in difficoltà aiutandolo individualmente, ed eventualmente adattando i programmi alle sue problematiche. »
 
Era meglio l’insegnante di classe unica o il team di oggi?
«Le dirò: che mi sono trovata sia con classi con insegnante unica che con il team e ho avuto modo di constatare personalmente la differenza.
«Mi si darà dalla vecchia bacucca ma garantisco che era meglio prima. »
 
Perché?
«Con il team, anche se le insegnanti hanno lo stesso metodo didattico-educativo e sono preparate, stranamente i risultati sono decisamente inferiori.
«Vuoi perché le ore settimanali a disposizione delle materie principali, l’italiano e matematica sono drasticamente diminuite. E vuoi perché i tempi che necessitano i bambini alla scuola primaria sono interrotti bruscamente dal campanello per cambio insegnate, quindi manca il tempo necessario per fissare l’argomento trattato.
«Mentre con l’insegnante unica oltre ai tempi necessari il bambino aveva anche un importantissimo punto di riferimento.»
 

 
Qual è la sua opinione in merito agli strumenti dispensativi e compensativi attivati oggi nelle scuole?
«Difficile dire, i continui tagli economici all’istruzione non aiutano e questo non è nemmeno l’unico problema, tenga conto delle difficoltà emerse dall’inserimento massiccio di stranieri che hanno bisogno di mezzi e programmi ad hoc e non solo quello…
«A mio parere alcuni accorgimenti ovvierebbero al problema e potrebbe addirittura migliorare. la situazione.»
 
Quali ad esempio?
«Secondo la mia longeva esperienza di insegnante potrebbero essere estremamente utili degli esercizi mirati sullo scritto in corsivo, al posto delle schede e fotocopie, per migliorare la spazialità e movimenti fini della mano e di conseguenza ridurre drasticamente la disgrafia e la discalculia e non solo.
«Un altro mezzo didattico per risolvere del tutto o in parte i disturbi della comunicazione verbale e scritta luogo per eccellenza è il Teatro.»
 
Perché proporre il Teatro per ragazzi con difficoltà di apprendimento? La recitazione è davvero terapeutica?
«Il teatro lo ritengo uno dei mezzi più importanti, intanto il bambino impara divertendosi, poi lo aiuta a sentirsi più uguale ai compagni e soprattutto, supera le difficoltà anche di ordine psicologico, oltre che cognitivo.
«In più la comunicazione diventa più sciolta e disinvolta, creando sicurezza e buona opinione di sé.
Riguardo alla terapia, me la sono trovata comprovata, le faccio un esempio: un allievo dove mi è capitato di fare teatro (tengo corsi di teatro in scuole), aveva una grave balbuzie; più si agitava per voler parlare bene, peggio era. Alla fine dopo vari tentativi di trovare la strada giusta, lo scolaro è riuscito a dire la sua parte in modo impeccabile. Se non è cura questa! Intendiamoci, non è guarito, ma di sicuro ha compreso che la sua balbuzie lavorandoci, la può superare, e non mi pare poco.»

«Il Teatro, come ogni altra forma d’arte, è un mezzo, un veicolo capace di riportare l’uomo alla sua Essenza, e da questo stato esprimere quanto di più bello possa esistere nella Natura.»
Claudio Laconi.

Nadia Clementi - [email protected]
Adelina Valcanover - [email protected]
(Anche per informazione riguardo l’associazione Culturale Amici di Parola)