Amministrative: Roma e Torino vanno al PD, Trieste al centrodestra
Ma per il PD è una vittoria di Pirro: ha votato poco più della metà degli aventi diritto. Pochi elettori sono andati a votare per candidati che non erano i loro
Già alla prima tornata elettorale di due settimane fa gli elettori avevano sostanzialmente disertato le urne. I sostenitori del centrodestra non avevano gradito i candidati proposti dai loro partiti e avevano preferito non andare a votare.
Ma neanche il cosiddetto «apparentamento» con altri partiti per favorire l’uno o l’altro ha funzionato per il ballottaggio.
E l’affluenza al voto è stata del 43,94%. Mai così bassa.
I ballottaggi registrano mediamente un calo fisiologico del 15-20% proprio perché i sostenitori di partiti che non ce l’hanno fatta non amano votare per altri. L’appello semmai viene fatto al negativo: piuttosto che vinca quello, voto questo.
E visto che i risultati hanno comunque favorito il PD, molto probabilmente i grillini hanno votato per il centrosinistra per impedire che vinca il centrodestra.
Letta ha ragione ha cantar vittoria ma, come abbiamo detto nel titolo, è una vittoria di Pirro. Il risultato, certamente netto e preciso (Roberto Gualtieri ha preso il 60,15% e Stefano Lo Russo il 59,21%), non è trasferibile al livello nazionale.
Se il centrodestra non ha avuto grandi nomi da candidare, il centrosinistra non ha tanti elettori.
È bene precisare che non intendiamo dire che Enrico Michetti e Paolo Damilano abbiano un profilo basso, ma non erano conosciuti. E la gente non vota per sconosciuti, sia pure del proprio partito.
Basti leggere il grande risultato di Calenda, piazzato terzo a Roma con un partito decisamente piccolo.
A Varese il democratico Davide Galimberti è stato riconfermato.
E Trieste ha confermato per la quarta volta lo stesso sindaco, Roberto Dipiazza, del centrodestra.
Ovviamente i commenti del centrodestra sono concordi nell’ammettere la sconfitta.
Salvini però sostiene che, avendo votato la minoranza di una minoranza, il risultato non ha alcun valore politico.
E la Meloni lamenta di aver lottato contro il fango gettato addosso al suo partito ad arte.
Per Berlusconi la scelta dei candidati è stato il frutto di un compromesso tra più partiti e non per scelta ponderata.
Il tutto dunque va avanti come prima. Meglio di prima, dato che gli interventi dei politici non saranno più finalizzati alle elezioni ma al futuro del paese. O meglio del Governo.
Il quale governo è certamente più forte di prima.
E sarà l'ex ministro all'Economia di Conte, Roberto Gualtieri, il sindaco che potrà sfruttare meglio il corso di Draghi, dato che i fondi europei per il rilancio di Roma Capitale ci sono, e insieme riusciranno a ottenere risultati consistenti.
GdM