Enrica Buratti Rossi, ultimo libro – Di Daniela Larentis

«Genere Femminile Numero Plurale - Racconti… e non solo» sarà presentato il 18 gennaio a Cognola, Trento. Moderatrice, la giornalista Luciana Grillo – L’intervista

Enrica Buratti Rossi.
 
Il prossimo 18 gennaio alle ore 20.30 verrà presentato a Cognola, Trento, Sala Polivalente, il libro intitolato «Genere FEMMINILE Numero PLURALE – Racconti… e non solo» di Enrica Buratti Rossi.
Interverrà all’evento in qualità di moderatrice la giornalista Luciana Grillo, la quale è titolare per la nostra testata di una rubrica molto seguita dedicata alle recensioni di libri di genere.
Enrica Buratti Rossi è nata e vive a Trento. Laureata in materie letterarie all’Università di Padova, è stata insegnante di lettere nella Scuola Media Inferiore e Superiore.
Dopo il pensionamento si è dedicata ad attività di volontariato, fondando, animando e gestendo per trent’anni il Circolo Culturale Cognola. Ne è stata presidente fino a pochi mesi fa, ne è ora presidente onoraria.
Da alcuni anni si diletta a dipingere, soprattutto ad acquerello, aderendo al Gruppo Acquerellisti Trentini di cui è attualmente presidente, partecipando a diverse mostre collettive.
 
Ama scrivere, in prosa e in poesia (sia in italiano che in dialetto). Si è sottoposta al giudizio di esperti e scrittori in concorsi nazionali e internazionali di scrittura poetica e narrativa, ottenendo numerosi e lusinghieri riconoscimenti. Sue composizioni sono presenti in numerose antologie. 
 
Ha pubblicato le raccolte di liriche «Foglie di stagioni diverse» nel 2006 e «L’incantato respiro del mondo» nel 2011; nel 2008 ha editato per la sua associazione culturale un volume storico-fotografico sulla collina di Trento dal titolo «Tante immagini, una storia. Cognola e il ’900».
L’autrice attraverso la bellezza dei racconti esprime in maniera efficacissima la delicatezza dell’animo femminile in tutte le sue declinazioni; il suo è un indagare i sentimenti umani con profondità senza appesantire.
Ad impreziosire la narrazione le splendide immagini realizzate da lei stessa ad acquerello.
 
Scrive Luciana Grillo nella prefazione del volume: «I racconti sono brevi e concisi, seguono il filo del ricordo, si lasciano leggere volentieri sia perché in qualche modo il mondo di Enrica è anche il nostro, sia perché sono scritti bene, con garbo, semplicità, naturalezza, ricerca accurata – ma non affettata – di termini ed espressioni.
«E rispondono all’esigenza diffusa di storie brevi, che si leggono negli intervalli liberi, in tram, o in casa, come attendendo che arrivi l’ora di cena.»
Abbiamo avuto il piacere di porgere a Enrica Buratti Rossi alcune domande.
 

 
Partiamo dal titolo e dal suo significato: «Genere FEMMINILE Numero PLURALE. Racconti… e non solo». Da cosa sono accomunate le storie pubblicate nel volume? C’è un fil rouge che le unisce?
«In questi tempi in cui si parla spesso di genere; mi pareva utile e trasparente indicare subito che le protagoniste sono donne, più donne, non una singola.
«Il filo logico che unisce i vari racconti è strategicamente costruito su una comune esperienza scolastica che lega come in una cornice narrativa le figure femminili di cui traccio il profilo e pezzi di storia.»
 
Quando e dove verrà presentato il libro?
«Sarà presentato per la prima volta a Cognola, Sala Polivalente, nell’ambito delle iniziative culturali del Circolo Culturale di Cognola che mi onoro di aver guidato fino al maggio scorso. La data è venerdì 18 gennaio ore 20.30.»
 
Molti racconti evocano ricordi, descrivono un mondo per certi versi nostalgico…
«Come può non essere presente il ricordo? Essi rievocano i paracarri che hanno contrassegnato e reso interessante la strada della nostra vita e che sono le nostre scelte, le emozioni, gli eventi e le creature che ci hanno accompagnato nel percorso.
«Un po’ di nostalgia è inevitabile ma ha una valenza positiva, perché ci riscalda il cuore e ci dà la certezza della pienezza della nostra vita trascorsa.»
 
Lei ha una personalità ecclettica, scrive racconti, poesie, dipinge, si occupa da sempre di cultura. Le splendide illustrazioni del volume le ha realizzate lei stessa con la tecnica dell’acquerello. Quando è nata questa passione e perché ha scelto proprio questa tecnica?
«Pasticciare con matite e colori mi ha sempre attratto: ho cominciato a dipingere su ceramica, poi su seta, tecnica che ho amato tantissimo, poi sono approdata all’acquerello che ha il carattere della discrezione (virtù che approvo) sia nel disegno, appena appena abbozzato, sia nella stesura dei colori fatta con tratti leggeri.
«Ma è sicuramente pittura non facile, per cui sono nel contempo alla ricerca di altre tecniche, soprattutto miste, che mi diano più libertà di espressione.»
 
I versi inseriti possiedono, come ha evidenziato nella prefazione la giornalista Luciana Grillo, «il dono dell’immediatezza leggera», sono «sentimenti espressi con la musicalità dell’animo». Lei ha pubblicato diverse raccolte liriche nel passato, sue composizioni sono presenti in numerose antologie. Quando nasce l’esigenza di esprimersi attraverso la poesia?
«Ho sentito l’esigenza intima di ricorrere alla poesia, davvero acerba come la mia età (intorno ai vent’anni), per incanalare le emozioni che sembravano sopraffarmi: nasce quindi come sfogo e autoanalisi.
«Poi, insieme all’età, è maturata anche la voglia di poesia che avesse caratteri più universali e fosse condivisa con altri diventando comunicazione.
«Ecco quindi la necessità di un confronto nei concorsi letterari e poi la pubblicazione di due raccolte di poesie e la presenza di miei versi all’interno di numerose antologie.»
 
Parliamo di sogni e del racconto intitolato «La fiaba nel quotidiano», di quel «meraviglioso stupore con cui Vera guarda all’esistenza»: lei crede nei sogni e nell’importanza di coltivarli? Qual è il messaggio che vuole trasmettere attraverso questa narrazione?
«Certo che i sogni sono importanti! A cominciare dai sogni più fantasiosi inseriti nelle fiabe della nostra infanzia e via via i sogni più concreti di amori, di mete da conseguire nello studio, nel lavoro, progetti di vita da realizzare.
«Hanno il grande merito di sostenerci con il loro obiettivo ricco di entusiasmo lungo le varie fasi della vita: sono le ali ai nostri piedi per aiutarci almeno un po’ a volare.»
 
In «Trenitalia» Marta, la protagonista del racconto, assiste suo malgrado a una conversazione telefonica, venendo inaspettatamente a conoscenza del fatto che la persona con cui la donna seduta nel vagone sta parlando è in realtà un’amica di vecchia data con cui aveva molti anni prima condiviso l’interrail in giro per l’Europa, il viaggio di maturità. A quale persona e/o accadimento è ispirato il racconto?
«L’esperienza dell’interrail non è certo personale, perché ai miei tempi non era pensabile, né da un punto di vista economico, ma soprattutto dal punto di vista della libertà, permettersi una vacanza di quel tipo con il permesso dei genitori.
«Mi ha ispirato invece mio figlio che per due anni scelse questo tipo di esperienza vacanziera di cui fu molto soddisfatto e sulla falsariga della quale ancora costruisce le sue ferie.»
 
C’è una storia, fra quelle pubblicate nel volume, a cui per qualche ragione è più affezionata e perché?
«Ci sono alcune storie che ripercorrono mie esperienze dirette, cui sono legata, ma è soprattutto il racconto intitolato Il ricordo, dolce compagno di viaggio, premiato in ben due concorsi, che mi è più caro perché nelle tre protagoniste si celano figure familiari che con me hanno un grande vincolo affettivo.»
 
Lei, nel commentare uno dei suoi racconti («La speranza muore con noi») afferma, riferendosi alle persone care, che «il ricordo aiuta a far rivivere ancora qualcosa di loro nella nostra anima». Che importanza riveste per lei il ricordo?
«È importante sicuramente perché il ricordo è il testimone che una certa cosa è avvenuta, che c’è stata nella nostra vita una persona che ci ha accompagnati, un’esperienza che ci ha segnati; così ci restituisce sicurezze facendo rivivere attimi ed emozioni come quando li abbiamo vissuti. Rivivono così anche le persone scomparse.»
 
Sogni nel cassetto?
«I sogni non possono certo mancare; ci mantengono giovani e ancora in corsa. In primis il sogno che la mia famiglia continui a darmi le soddisfazioni che mi dà (e forse ancora di più se verrà qualche nipotino), poi ho ancora nel cassetto tante poesie in italiano e in dialetto che vorrei prima o poi risistemare e pubblicare.
«Vorrei inoltre fare progressi nell’acquerello in cui desidero continuare a esprimermi.»
 
Dove si può acquistare il suo libro?
«Credo sia ancora in fase di distribuzione, ma comunque è reperibile alle presentazioni, la prima della quale a Cognola, oppure presso l’autrice, contattabile per mail: [email protected]»
 
Daniela Larentis – [email protected]