Festa delle Liberazione, il discorso di Chicchi a Pergine
Il Teatro Comunale propone venerdì 22 aprile uno spettacolo dedicato a Teresa Mattei
La Festa della Liberazione si avvicina e in questo particolare momento storico risulta essere più che mai importante ricordare e celebrare tale ricorrenza. Il 25 aprile segna infatti il culmine della fase militare della Resistenza al nazifascismo nel 1945, che portò poi alla conclusione della guerra, del regime fascista e dell'occupazione nazista in Italia.
In vista di tale occasione il Teatro Comunale di Pergine propone uno spettacolo dedicato a Teresa Mattei, la più giovane delle ventuno donne elette il 2 giugno del 1946 nella neonata Repubblica Italiana, la più giovane delle Madri Costituenti.
Il discorso di Chicchi, che si terrà venerdì 22 aprile alle 20.45, vedrà nei panni della giovane partigiana l'attrice Alessia Donadio. La produzione firmata Associazione Baretti vede testo e regia a cura di Monica Luccisano.
2 giugno 1946 Primo Suffragio Universale in Italia
2 giugno 1946 Nascita della Repubblica Italiana
Un momento cruciale attraverso la storia di Teresa Mattei (1921-2013)
Quando fu eletta fra le 21 donne dell'Assemblea Costituente per la neonata Repubblica Italiana, Teresa Mattei aveva solo venticinque anni. Ex partigiana con il nome di battaglia Chicchi, sempre fedele ai suoi ideali, metteva sempre in primo piano la libertà di pensiero, la libertà morale e politica, e l’impegno civile per salvaguardare i diritti dei più deboli, specialmente donne e bambini.
Dal 1944, dopo la morte in carcere del fratello Gianfranco a seguito delle molte torture, Teresa si impegna sempre di più nella lotta contro il nazifascismo e partecipa alla guerra civile italiana nel Fronte della Gioventù. Fonda i Gruppi di Difesa della Donna e finisce la guerra di Liberazione con il grado di Comandante di Compagnia. È catturata dai tedeschi, torturata e violentata, ma tenacemente torna a combattere nella battaglia per la Liberazione di Firenze.
Il discorso di Teresa Mattei alla Costituente è denso e appassionato, come la sua vicenda umana. Nel corso della redazione della Carta Costituzionale, merito suo è l’inserzione nell’Articolo 3, nel comma 2, della specifica «di fatto», un elemento cruciale per la concretezza della parità sociale:
«Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
In quel «di fatto» sta la vera sostanza della parità.