Storie di donne, letteratura di genere/ 37 – Di Luciana Grillo

«Malamore» di Concita Gregorio: una riflessione suggerita con l’avvicinarsi del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Titolo: Malamore. Esercizi di resistenza al dolore
Autrice: De Gregorio Concita 
 
Editore: Mondadori 2008
Pagine: 169 - Copertina flessibile
 
Prezzo di copertina: € 16
Note: Disponibile anche usato
 
Si offre una riflessione su questi Esercizi di resistenza al dolore nell’avvicinarsi del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
 
La conosciamo tutti, credo, Concita De Gregorio, giornalista della carta stampata e della televisione, sempre attenta ai problemi sociali, alla cultura, al mondo delle donne.
Malamore è dedicato a tutte le donne che si sono in qualche modo «abituate» al dolore, come abituate sono alle scottature provocate dal forno o dal ferro da stiro, come allenate sono a sopportare il dolore del mestruo o del parto, a portare in collo i figli.
Questo allenamento, che non perde energie nel lamento, si trasforma in una forza straordinaria che consente alle donne di addomesticare la violenza.
La De Gregorio ci offre esempi indiscutibili, partendo dal concetto che «se hai interessi fuori, più importante deve essere sempre, tuttavia, l’interesse dentro».
«Perché se un uomo può dire scusami ma ho da fare e dimenticarsi l’anniversario, la spesa, la festa di compleanno del bambino, la consegna a domicilio, una donna no, non può farlo.»
 
Eppure, dice l’autrice, oggi per le donne molto è cambiato: negli studi, sono sicuramente brave e capaci, spesso hanno studiato all’estero, diventano manager o capitane di impresa, possono essere autonome… «perché queste donne sono disposte a sopportare? perché consentono che si eserciti su di loro la violenza, sottile o radicale? perché subiscono, perché non si ribellano?»
Forse perché hanno paura di ritorsioni, forse perché si vergognano, forse per non rinunziare ad uno status sociale…e mentono, e raccontano di essere cadute o inciampate!
Un avvocato sostiene che spesso l’autoconsiderazione porta la donna a credere di poter cambiare il suo uomo: non è che ancora una volta si tira in ballo il sentimento materno e l’«Io ti salverò»?
È anche vero che la donna che subisce violenza non si sente protetta: anche se nel nostro Codice non c’è più il delitto d’onore, anche se la mentalità patriarcale che equiparava il marito al padrone è ormai superata, l’uomo comunque non sa accettare, affrontare e gestire il rifiuto.
E perciò uccide.
 
Leggendo Malamore, scopriamo donne straordinarie che hanno saputo rifiutare il destino segnato, ammalandosi come Caterina da Siena, cadendo in estasi come Bernardina Floriani, rinchiudendosi volontariamente in una torre come Umiliana de’ Cerchi, o come Ugolina di Vercelli che, per fuggire ai rapporti incestuosi con suo padre, si nascose per 47 anni in un bosco.
Beatrice Cenci, violentata dal padre, ne organizzò l’omicidio e fu decapitata.
Bellezza Orsini, abbandonata subito dopo il parto dal suo sposo, imparò a dosare le erbe, fu considerata una strega e condannata a morte (ma preferì suicidarsi in cella alla vigilia dell’esecuzione).
Artemisia Gentileschi, pittrice famosa, fu violentata e suo padre denunziò il violentatore, che fu poi assolto. Allora Artemisia si sposò frettolosamente e abbandonò Roma, la sua vita, il suo mondo.
Né l’autrice, in questo macabro elenco, può dimenticare «il primo serial killer delle favole…Barbablù sposava le ragazze e le uccideva, poi nascondeva i loro corpi in cantina»…
 
Concita De Gregorio, fatta questa «passeggiata» nel Medioevo, nel Rinascimento, nel mondo delle fiabe e in quello dei fumetti, si affaccia nei nostri anni e, dopo aver premesso che oggi esistono Centri antiviolenza, Case per le donne maltrattate e Centri per uomini maltrattanti, racconta storie di amori e abbandoni, di violenze e perdoni.
E di educazione, quella che va impartita alle madri dei maschi: «si potrebbe cominciare dal non essere particolarmente fiere di aver partorito un figlio maschio… considerare il fatto che si rifacciano il letto e raccolgano da terra i calzini non un gesto di generosità ma una semplice decenza… non chiedergli cosa vogliono per pranzo, eventualmente chiedergli di preparare il pranzo…non nascondere al marito le malefatte del figlio, non fare la parte di quella che tutto comprende e tutto risolve, quella che non lo diciamo al papà…»
Gli esempi che Concita ci offre sono tratti dalla cronaca, da film, da concorsi di scrittura, da romanzi; i nomi che cita sono famosi, da Dora Maar a Picasso a Elizabeth Miller che disse di sé:
Sembravo un angelo, fuori.
Mi vedevano così.
Ero un demonio, invece, dentro.
Ho conosciuto tutto il dolore del mondo, fin da bambina.
 
Pare che abbia subito violenza dal padre, sicuramente la violentò un parente che le contagiò una malattia venerea.
Aveva sette anni, «i fratelli raccontano che sentivano le grida della piccola ogni mattina, in bagno, mentre la mamma la curava».
Per amore – ma che tipo di amore? – una donna è capace di diventare complice del suo uomo, come Monique che ha aiutato suo marito Michel Fourniret a stuprare e assassinare almeno sette donne molto giovani, anche bambine.
Il processo fu aperto il 28 marzo 2008, «dalle perizie psichiatriche risulta che Monique abbia un quoziente di intelligenza superiore a quello del marito».
«Lui, tuttavia, dice di lei è una povera sbandata che ho manipolato senza scrupoli
 
Gli esempi che la De Gregorio ci propone sono tanti, bisogna sfogliare il libro e poi fermarsi a riflettere su frasi come questa, ad esempio: «La violenza non si dimentica. Bisogna ricrearla per sbarazzarsene».
Parole pesanti come pietre, pronunziate da Louise Borgeois, artista francese che ha vissuto nel secolo scorso, sentendosi appena sopportata come figlia perché femmina, testimone di fughe e tradimenti del padre, osservatrice acuta del dolore di sua madre.
«Ho odiato mio padre per quella sua violenza inaudita su di noi…»
A novanta anni ha pubblicato i suoi saggi autobiografici, dove leggiamo: «Per scappare bisogna avere un posto dove andare».
«Quello che mi interessa piuttosto è restare: la conquista della paura.»
«Nascondersi, confrontarsi, esorcizzare, vergognarsi, tremare e alla fine avere paura della paura stessa.»
 
Andando avanti nella lettura si incontrano donne umiliate e uomini incapaci di dire la verità o di accettare la sconfitta, come Marie Trintignant, attrice, uccisa dal cantante Bertrand Cantat, geloso e possessivo; ma si legge anche la storia della tenera Luo Cuifen, giovane cinese che i genitori affidarono ai nonni in tenera età.
Ai nonni non interessava una neonata, così cominciarono, fin dai primi giorni di vita, a infilarle degli aghi nel corpo… ben ventitré, che le hanno procurato disturbi di vario genere, ma non l’hanno uccisa.
Ancora dalla cronaca, ma molto più vicina a noi, è la terribile storia che ha coinvolto un giovane uomo della Milano bene, Ruggero Jucker, e la fidanzata ventiseienne, Alenya Bortolotto, uccisa con ventidue coltellate, apparentemente senza un movente.
Cosa aggiungere ancora?
 
Luciana Grillo
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