La «mia» Via de la Plata (10ª puntata) – Di Elena Casagrande

L’arrivo a Santiago de Compostela e la fine di questo cammino ci lasciano nel cuore una meritata felicità, una struggente malinconia e già tanta nostalgia

Il nostro arrivo a Santiago.
(Puntate precedenti)
 
Oggi è il 30 agosto ed abbiamo in programma la penultima tappa. Arriveremo a Santiaguiño, praticamente alle porte di Santiago.
Decidiamo di partire presto, ma, alla fine, lo facciamo solo dopo le 8. In fondo siamo tutti un po’ tristi: succede sempre quando stai per finire un cammino e quando «cominci a capire che non si torna indietro» (per citare Tolkien).
Tutti troviamo delle scuse per non metterci subito in marcia. Io parto con i milanesi, dato che Paolo si ferma in albergue a fare degli esercizi per la schiena.
Non vede il mio zaino fuori dal bar di Prado per cui non si ferma con noi per la colazione. Lo ritrovo solo a Silleda, famosa per i suoi pasticcini all’anice (melindres), che compero nell’antica pasticceria Tábora.
Finalmente camminiamo insieme e a Bandeira, pranziamo in un ristorantino lungo la statale: ci portano insalata, calamari alla griglia e riso all’aglio.
 

Il ponte ferroviario sul fiume Ulla.
 
 Ogni cammino ti chiede dazio fino all’ultimo passo  
A Puente Ulla, famosa per il ponte della ferrovia sul fiume omonimo e per le ceramiche dipinte, arrivo
stanca. Sul cammino incontro anche i due fidanzati portoghesi che avevo visto ad Oseira.
Anche loro - come John l’olandese - ci confermano che a Santiaguiño non ci sarà nulla, per cui facciamo la spesa per la cena.
Intanto l’orticaria non mi dà tregua. Nei boschi di eucalipto c’è tanta umidità, non si respira e si suda molto.
Per me è dura perché ho prurito ovunque. Il cammino mi sta presentando l’ultimo conto e io lo devo saldare.


Pausa nei boschi di eucalipto.
 
 A Santiaguiño ritroviamo tutti i pellegrini conosciuti in Galizia  
Arriviamo in serata alla Cappella e alla Fonte di Santiago, che danno il nome alla località.
Qui c’è un albergo per pellegrini nuovissimo. Ci sono tutti i pellegrini visti da A Gudiña in poi. John, quando mi scorge da lontano, mi viene incontro felice e mi dice: «Se volete c’è un ristorante che ci può portare la cena su ordinazione».
Gli rispondiamo all’unisono: «Il cibo ce lo siamo portato a spalle, per cui ce lo mangiamo anche!»
La coppia portoghese cucina per noi italiani gli spaghetti al tonno, io me la cavo preparando un’insalata mista e la macedonia con lo yogurt: il tutto «para compartir» (da condividere insieme).
 

La Cappella di Santiaguiño.
 
 Ecco, laggiù vedo le torri di Santiago, ormai è finita!  
Partiamo poco prima dell’alba con un cielo stellato che ci indica uno sterrato bianco tra i boschi neri come la pece.
A Susana facciamo colazione, finché, proseguendo, vediamo sbucare, tra le colline, tre piccoli pinnacoli… forse le torri della Cattedrale e la Torre dell’orologio?
«Ma è davvero la Cattedrale?» – sussurro.
Quasi non ci credo. Il cuore comincia a battere forte. Entriamo in città da un’altra via rispetto al cammino francese, ovverosia passando dalla Chiesa romanica di Santa María la Real de Sar, costruita sulle sponde del fiume Sar e tenuta in piedi - visto il collassamento del terreno fluviale - da enormi contrafforti seicenteschi.
Le colonne della navata centrale sono storte e sembrano crollare da un momento all’altro.
 

In Piazza Obradoiro.
 
 A Santiago ringrazio San Giacomo e il Suo Signore  
Prima di salire le ultime rampe di scale ed arrivare in Piazza Obradoiro, Paolo si cambia la maglietta e ne mette una presa a Siviglia, dagli amici della Plata. Dopo la foto di rito in Piazza, subito entro in Cattedrale.
Mi dirigo al Portico della Gloria e metto la mia mano sull’albero di Jesse, nell’impronta scavata dai pellegrini che mi hanno preceduto nei secoli, proprio sotto la statua di San Giacomo, a sua volta sotto quella del Cristo.
Ho sognato per un mese questo momento. Ripenso a questo cammino e, in silenzio, ringrazio il Signore e Santiago di tutto quanto vissuto. Poi vado di corsa ad abbracciare l’Apostolo e, quando arriva il mio turno, Lo stringo forte.
C’è poco tempo: dobbiamo andare all’Oficina de peregrinos per farci rilasciare la Compostela e per indicare i nostri nomi per la S. Messa del Pellegrino.
Finalmente arriva il momento di sederci in Piazza, coi tanti pellegrini del francese che sono arrivati oggi.
Paolo mi fa: «Ma eravamo così anche noi l’anno scorso? Sembrano turisti».
«Boh!», gli dico. Noi stiamo lì, fermi e in silenzio, quasi inebetiti.
 

Benedizione del Vescovo e il rito del Botafumeiro.
 
 Nel pomeriggio raggiungiamo, in bus, Finisterre  
Alla S. Messa siamo citati come «Dos peregrinos italianos desde Sevilla» (i due pellegrini italiani da Siviglia) e San Giacomo, alla fine, ci regala il rito del Botafumeiro.
Canto a squarciagola l’Inno all’Apostolo, mentre il profumo di incenso si sparge ovunque, con la testa all’insù, per ammirare l’immenso incensiere che sfiora le volte del transetto.
Paolo lo filma. Mi sfugge: «Che roba, ragazzi!»
E lui, di rimando: «È proprio incredibile visto da qua!»
Usciamo dalla Cattedrale e nel portico di Praza da Inmaculada due gaiteiros ci salutano con le loro cornamuse.
Pranziamo a O Gato Negro, a base di frutti di mare e poi si prende la corriera per Finisterre: lo devo a Paolo.
Vicino alla stazione dei bus c’è la caserma dei bomberos (pompieri) dove lavora Xesús, un amico di Enrico.
Gli consegno un dvd e un libro fotografico su una mostra di caschi di pompieri tenutasi in Trentino.
Grazie Enrico per questo peso aggiuntivo, che mi porto dietro da Salamanca!
 

Il chilometro zero a Finisterre.
 
 Alla fine del mondo conosciuto ricordiamo quanto vissuto insieme  
Eccoci di nuovo qui, alla «fine del mondo», dove l’anno prima, al baretto vicino alla lonja (mercato) del pesce, avevamo gioito - senza ritegno - vedendo il nostro Valentino Rossi battere lo spagnolo Sete Gibernau!
Si alloggia da Donna Rosita, tra i ricordi del primo cammino e il canto stridulo dei gabbiani. Dopo una passeggiata sulla Playa larga a raccogliere conchiglie, si va a cena da O’ Centollo, che, rispetto al 2005, è tutto rinnovato.
Sembra di essere allo Sporting Club! Anche in paese hanno rifatto l’arredo urbano e appena fuori stanno costruendo molto.
La Spagna sta viaggiando ad alta velocità verso la bolla immobiliare del 2008, ma ancora non lo sa.
 

La gigantesca àncora sul Porto di Finisterre.
 
 L’incontro con i miei genitori nel Campus Stellae  
All’alba riprendiamo la corriera per Santiago. Incredibilmente incontro una coppia di triestini che aveva dormito con me a El Burgo Ranero: sono… i reincontri del cammino! Trascorriamo tutta la mattinata a fare acquisti e regalini.
Pranziamo alla Casa del Pulpo, in fretta. Stanno per arrivare i miei genitori e Paolo deve andare in aeroporto per rientrare.
È ora di lasciarci. L’appuntamento con mamma e papà è davanti al Palazzo de Raxoi.
Li vedo da lontano. Corro loro incontro, ci abbracciamo forte.
Papà mi dice: «Brava, brava» e quasi fatica a parlare per non piangere.
La mamma, invece, piange. Anch’io. Dovessi immaginare il mio arrivo Lassù, lo immagino esattamente così, come quell’incontro del primo settembre 2006 nel «Campo di Stelle», con loro due che mi aspettano, mi salutano e mi abbracciano felici e commossi.
Per forza deve essere così… e, accanto a loro - lo spero - anche Lui, Santiago del mio cuore.

Elena Casagrande
Fine

I miei genitori a Santiago de Compostela in piazza Obradoiro.