Storie di donne, letteratura di genere/ 143 – Di Luciana Grillo
Valeria Benatti, «Gocce di veleno» – «Possibile che la vergogna ci impedisca di affrontare le molestie subite da bambini?»
Titolo: Gocce di veleno
Autrice: Valeria Benatti
Editore: Giunti Editore 2016
Genere: Narrativa non fiction
Pagine: 192, brossura
Prezzo di copertina: € 14,90
La protagonista di questo romanzo, che si legge d’un fiato, senza interruzioni, che ti lascia attonito/a, che ti fa pensare a quanto male e a quale infinito dolore si nascondano in famiglie apparentemente normali, è Claudia, giovane donna bella e realizzata, che ama vestirsi per piacere, che gode dell’apprezzamento altrui, che «dentro», quando un po’ si impara a conoscerla, è come svuotata…
Incontra uomini anche affascinanti, si lascia «usare», non sa opporre rifiuti netti e decisi, soprattutto quando cade fra le grinfie di Barbablù.
È lei stessa a dargli questo nome, fin dal loro primo incontro; dunque ne capisce la pericolosità, eppure pensa di poterlo legare a sé, di cambiarlo, di farlo diventare meno distante, meno arrogante.
«L’amore, così, mi annienta invece di farmi volare. Mi àncora a terra e mi tiene lì, come un mulo legato alla catena.»
Subisce violenze fisiche e verbali, eppure attende che lui chiami per correre e raggiungerlo, dovunque sia, perché pensa che questa volta tutto sarà diverso… Solo dopo l’ennesimo episodio, quando ha davvero paura, Claudia decide di chiedere aiuto a una onlus, «ma ancora non so se ci andrò davvero. Io non sono mica una donna violentata».
E invece va, si lascia consigliare, parla parla parla e piange. Interviene una psicologa, mentre lei ondeggia tra decisioni e pensieri diversi, in un incubo che sembra non avere fine: «Mi odio e mi colpevolizzo… mi viene da piangere, sono ancora in un vicolo cieco… mi sento una cosa insignificante e senza volontà. Piena solo di vergogna.»
Seguendo il suggerimento della psicologa, cerca di ricordare la sua infanzia, i suoi giochi di bambina, e di rivivere i rapporti con i suoi genitori.
«Papà era innamorato di te, questo lo sapevano tutti», la madre era rigida e fredda; ci sono rumori, suoni e parole che le tornano alla mente, «parole come pietre, come coltelli affilati, come lava infuocata che tutto travolge.
«Parole semplici e nette che non lasciano più spazio a supposizioni.
«Parole che dicono quello che avevo sepolto in fondo all’anima da sempre, e che non avrei mai voluto sentirmi dire.
«Parole che mi inchiodano, bucano la mia pelle e la mia carne e mi fissano a terra, per sempre.»
Chiara, la sorella maggiore, sempre docile e acquiescente, signora garbata, elegante come la mamma, finalmente le diventa amica.
«Pensavamo di conoscerci e di non avere niente in comune, e invece non sapevamo niente. Pensavamo di essere lontane, mentre eravamo vicinissime. Due identiche vittime che hanno reagito in modo opposto, che sono sopravvissute allo scempio colpevolizzandosi e sentendosi sbagliate… Come se le ferite dell’infanzia ci avessero tagliato le frequenze e bruciato le ali per sempre.»
Più che i familiari – madre sorella fratello – sono le amiche che la capiscono, la sostengono, la incoraggiano, le suggeriscono di farsi aiutare da persone specializzate… e per Claudia tutto ciò è di conforto profondo, ama le sue amiche come sorelle.
Quando incontra la sua famiglia, non vede l’ora di andar via, e quando se ne va si sente «rintronata dai ricordi, scampoli di un passato apparentemente perfetto, di un’infanzia normale, di una famiglia modello».
Guarisce, Claudia, dal suo amore malato, tanto che si chiede – dopo aver rivisto un’amica che come lei «è stata molestata da bambina» – «Perché non vogliamo capire, approfondire, risolvere i nostri problemi?
«Perché preferiamo far finta che vada tutto bene?
«Possibile che la vergogna, anche dopo così tanti anni, ci impedisca di affrontare le molestie subite da bambini?»
Possibile, possibile, Claudia… finché la volontà e la determinazione, la consapevolezza di essere vittima, il sostegno e l’amore di chi ci vuole un vero bene non intervengono in modo risoluto e indiscutibile.
Luciana Grillo
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