In scena a Trento la «Trilogia degli occhiali» di Emma Dante
Martedì 12 e mercoledì 13 febbraio il palcoscenico del Cuminetti ospiterà tre atti unici della commediografa siciliana Emma Dante
Il calendario della rassegna «Tendenze Prosa», che affianca la Stagione 2012/2013 del Cento S. Chiara arricchendola di una particolare attenzione alla drammaturgia contemporanea, propone per martedì 12 e mercoledì 13 febbraio il quarto dei sei spettacoli in cartellone.
Sul palcoscenico del Teatro «Cuminetti» sarà la Compagnia di Emma Dante con «Trilogia degli Occhiali».
Ospite per la prima volta della Stagione del Centro S. Chiara, Emma Dante porta a Trento la sua Trilogia che, articolata in tre distinti momenti teatrali, rappresenta i temi della povertà, della malattia e della vecchiaia.
In un’atmosfera di malinconica solitudine, i protagonisti inforcano occhiali, metafora della difficoltà di vedere il mondo e di immaginare un futuro.
Tre spettacoli autonomi, eppure legati, che la commediografa siciliana così sintetizza.
ACQUASANTA
«Un uomo si ancora sul palcoscenico, a prua di una nave immaginaria. Sta. Esperto nel manovrare gli ingranaggi che muovono la nave, ‘o Spicchiato si salva dalla finta burrasca che mette in scena per rievocare i ricordi della sua vita di mozzo. È imbarcato dall’età di 15 anni e da allora non scende dalla nave. Non crede alla terraferma, per lui è n’illusione.
Sopra la sua testa pende il tempo del ricordo: una trentina di contaminati ticchettìano inesorabili. Poi suonano e tutto tace. Il mare smette di respirare e ‘o Spicchiato rivive l’abbandono.
Un giorno la nave salpa senza di lui, lasciandolo solo e povero sul molo di un paese straniero: la terraferma. Proprio lui che giù dalla nave si sente perso, che ha votato la sua vita alla navigazione, che giorno e notte ha bisogno di parlare con il suo unico grande amore: il mare.
Le voci della ciurma, del capitano, gli rimbombano nella testa e ‘o Spicchiato, cantastorie, tira i fili dei suoi pupi. Ma a forza di aspettare, il mozzo, diventa di legno come polena di un vecchio galeone.»
IL CASTELLO DELLA ZISA
«Nicola ha gli occhi aperti ma non vede. Vive in un istituto assistito da due donne. La giovane e quella più anziana, tra una preghiera e l’altra lo puliscono, lo sfamano, lo rimproverano e lo stimolano con alcuni giocattoli, lanciandogli palle, palline e hula hoop. In uno stato catatonico, Nicola sta seduto su una piccola sedia da quando, bambino, fu strappato alla zia dal quartiere popolare della Zisa dove viveva davanti a un favoloso castello. In quel castello è rinchiusa la sua infanzia, la sua spensieratezza.
Dalla mattina alla sera davanti alla finestra se ne stava a contare i diavoli appollaiati sul tetto e a difendere il castello che di notte diventava d’argento cu tutti ‘i stedduzzi che ci facevano da coroncina. Ma un giorno, Nicola, guardiano del castello con la maschera di drago e i guanti di artigli, viene spodestato. Allora s’incanta, per sempre.
Siamo noi che gli vediamo alzare gli occhi al cielo, emettere un urlo, quell’urlo imprigionato nel suo corpo, siamo noi che lo sentiamo parlare, raccontare, accendersi di passione. Dura il tempo di un fiammifero questo nostro risveglio.»
BALLARINI
«In una stanza, una vecchia donna è china su un baule aperto. Si alza con in mano una spina elettrica e una presa; non appena le collega sopra la sua testa si accende il firmamento. Da un altro baule appare un uomo vecchio che la guarda e le sorride amoroso.
Lui si avvicina a lei. Lei l’aiuta a indossare la giacca di un vecchio abito da cerimonia. Ballano. Lui con la testa poggiata sulla spalla di lei. Lei aggrappata alla giacca di lui. Si baciano. Lui la tocca. Lei si fa toccare. Lui le strofina la coscia con una gamba. Lei gli tiene la gamba per non fargli perdere l’equilibrio.
Lui si sbottona la giacca e poi la patta dei pantaloni. La stringe a sé. Ha un orgasmo.
Lei si soffia il naso e si gratta la coscia. Lui estrae dalla giacca un orologio da taschino: meno 5… meno 4… meno 3… meno 2… meno 1… al rintocco della mezzanotte lui fa scoppiare un piccolo petardo. Lui e lei si baciano. Lui infila la mano in tasca ed estrae una manciata di coriandoli. Li lancia in aria, festoso. La guarda. Lei lo guarda: «tanti auguri, amore mio.»
Lui da un baule tira fuori una bottiglia di spumante. Lei dall’altro baule estrae un velo da sposa e se lo appoggia sulla testa, poi fa suonare un vecchio carillon.
Si tolgono la maschera da vecchi, inforcano gli occhiali e riprendono a ballare. Sulle note di vecchie canzoni lui e lei festeggiano l’arrivo di un nuovo anno ballando a ritroso la loro storia d’amore.»
«Acquasanta», il primo atto della Trilogia, avrà per interprete un unico attore, Carmine Maringola, mentre ne «Il castello della Zisa» saranno impegnati Elena Borgogni, Stéphanie Taillandier e Davide Celona.
I due protagonisti di «Ballarini» saranno invece Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco.
«TRILOGIA DEGLI OCCHIALI» è un’opera vulcanica, dolce e paradossale, che ci parla della nostra capacità (o incapacità) di vedere. In questo lavoro che, alla ricchezza del mondo creativo dell’autrice, affianca una ricerca linguistica straordinaria sui dialetti dell’Italia del sud, Emma Dante conferma un talento poetico unico in Italia.
A margine dello spettacolo, è in programma nel pomeriggio di mercoledì 13 febbraio un incontro con il pubblico, primo appuntamento del progetto «Parola d'attore» organizzato dal Centro S. Chiara in collaborazione con il Centro Teatro di Trento.
A partire dalle ore 17,00 gli attori della Compagnia dialogheranno con il pubblico interessato ad approfondire le tematiche del testo e ad analizzare le caratteristiche del teatro fisico e visionario di Emma Dante.
L'incontro si terrà presso le strutture del «Centro Teatro» in Viale degli Olmi, 24 a Trento, nel rione di San Bartolomeo.