Matteo Boato, ultima mostra a Bardolino – Di Daniela Larentis
L’artista trentino chiude in bellezza un anno impegnativo su più fronti: lungo le sponde del lago di Garda orientale ha da poco inaugurato la sua ultima mostra
>
Sabato 16 dicembre a Bardolino, Verona, presso la Loggia e Barchessa Rambaldi è stata inaugurata innanzi a un folto pubblico l’ultima mostra di Matteo Boato, affermato artista trentino molto conosciuto anche all’estero. Si tratta di un’esposizione interamente dedicata alla nota località del lago di Garda orientale, visitabile fino a gennaio 2018.
Il 2017 è stato per lui un anno proficuo e particolarmente impegnativo su più fronti: viaggi oltre confine, mostre importanti in sedi istituzionali come quella organizzata al Muse, il Museo delle Scienze di Trento (da febbraio a marzo scorso; all’esposizione era affiancato anche un progetto partecipativo intitolato «La voce della PIAZZA»).
«Alla pittura che mi fa volare sopra il mondo e gli uomini» recita la dedica in catalogo, l’elegante pubblicazione che ha accompagnato il prestigioso evento. Lui è stato più volte definito l’artista delle piazze, le sue vedute aeree sono tanto suggestive quanto inconfondibili.
Milano.
Per Matteo Boato la piazza è un luogo affascinante e misterioso, perché, come lui stesso afferma, «anche quando è vuota custodisce la memoria di ogni passaggio e proprio per questo è un crocevia unificante per tutta la cittadinanza». Piazze ma non solo, anche strumenti musicali, poiché «la musica è un’esperienza talmente profonda e forte – scrive nel catalogo dedicato al ciclo di opere intitolato Archi – che basta uno strumento dipinto per evocarla, per suggerire il gusto e il piacere che provoca» (ricordiamo che lui è anche musicista).
Ha inoltre lavorato a progetti che hanno visto protagonisti i bambini ed esposto in sedi prestigiose non istituzionali, raccogliendo un vasto consenso di pubblico, come in occasione dell’inaugurazione dello spazio «Ri-Legno» Manifatture Rovereto e Minotti cucine a Milano, tanto per citare degli esempi.
Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo, rivolgendogli alcune domande.
A Bardolino.
Potrebbe ragguagliarci sulle sue più recenti attività, partendo da «The Dancing Houses», la recente mostra allestita a Milano?
«L’ultima mostra a Milano è allestita vicinissima al duomo, in pieno centro, nello Show room di Minotti Cucine, una firma di cucine avveniristiche (usano materiale aerospaziali) la cui filosofia progettuale è sia ricerca continua che cammino esistenziale, in perfetta sintonia con le mie opere.
«Le loro non sembrano cucine, non hanno pensili, sono degli elementi parallelepipedi a terra che sembrano suggerire un modo di vivere lontano dal superfluo e dagli eccessi.
«Lo spazio visibile a parete è immenso, c’era l’esigenza di dover comunque ravvivarlo, in quanto sono ambienti in cui predominano i colori neutri. Le pareti sono alte 4 metri, per cui sono riuscito a collocare lavori molto grandi.»
Quando è stata inaugurata?
«È stata inaugurata qualche settimana fa, il 30 novembre, una festa prenatalizia che è durata ben cinque ore, a cui hanno partecipato sia i loro clienti che le persone attente al mio lavoro e interessate all’arte.
«È stato molto bello lavorare in totale sinergia, Milano è molto attenta da questo punto di vista, è avanti nel modo di proporsi sia commercialmente che culturalmente rispetto ad altre città italiane.»
Milano.
Cosa l’ha colpita maggiormente di questa esperienza milanese?
«Mi ha colpito la totale sinergia che si è venuta a creare, i diversi pubblici hanno colto l’aspetto interessante di essere lì per cose diverse.»
Che cosa ha esposto invece a Riga?
«Questa mostra resterà aperta fino 7 febbraio 2018, e vive di quadri che sono stati realizzati prevalentemente quattro anni fa in Russia, con qualche aggiunta. Si tratta di 40 opere che provengono gran parte da Nižnij Novgorod (Russia).
«Trattandosi della stessa serie The Dancing Houses il titolo della mostra è lo stesso, il tema affrontato è la città, il nucleo urbano e la piazza.
«Lo spazio espositivo anche in questo caso è una Show room di un esercizio commerciale di Riga di altissimo livello, tanto che l’inaugurazione è avvenuta in modo straordinariamente pomposo: è intervenuto uno showman famosissimo a Riga, un jazzista russo, un cantante italo-lettone e infine l'ambasciatore italiano.
«Riga è una città europea bellissima e uno dei più importanti centri culturali della Lettonia di cui è capitale.»
A Riga.
Ri-Legno Manifatture Rovereto sta ospitando un’intera serie di sue opere per tutto il mese di dicembre: potrebbe svelarci la genesi di questa collezione?
«Sono opere dedicate a strumenti ad arco. Violini, violoncelli e viole, esposte presso lo studio di progettazione Ri-Legno, una società start-up che lavora nel campo delle strutture, in uno spazio davvero accattivante. Quando sono stato invitato ho proposto questa serie per varie ragioni, innanzitutto c’erano dei vincoli cromatici da rispettare che favorivano queste opere rispetto ad altre e poi perché questo ciclo mi è molto caro e richiama peraltro il mondo del legno: sono complessivamente una cinquantina di lavori fra i quali ne ho scelti 12 da esporre in questa occasione.
«Una curiosità legata al periodo che ha preceduto l’inaugurazione, alla quale hanno partecipato anche rappresentanti di importanti enti come Michele Lanzinger (direttore del Muse); Alessandro Olivi (vice-presidente della Provincia).
«Io provengo dal mondo dell’ingegneria civile e il calcolo delle strutture in legno lamellare è stato il corso che più ho apprezzato tra tutti quelli dei miei studi universitari: è stata la prima volta dopo 16-17 anni che per un attimo ho avuto voglia di sedermi ad un tavolo immaginandomi in un’altra veste, osservando i giovani ingegneri al lavoro.»
A Riga.
È appena stata inaugurata una mostra a Bardolino, precisamente che quadri sono esposti?
«Si tratta di 21 tele, tutte dedicate alla città di Bardolino: 18 lavori nuovi uniformemente dimensionati (100x80 cm) e altri 3 che ritraggono il lago di Garda; più una serigrafia realizzata sulla stessa tematica, donata alla Croce Rossa (l’organizzazione ha piacere di non guadagnare nulla su questa operazione, ma di donare tutto per l'acquisto di una nuova ambulanza).
«Lo spazio è spettacolare, sono otto metri di altezza all’interno, un locale molto difficile da gestire a livello espositivo, tuttavia molto suggestivo. Il promotore è La Loggia e la Barchessa Rambaldi, un ristorante che si sviluppa anche all’interno di un colonnato Cinquecentesco che era rimessa delle barche in passato; di una bellezza indescrivibile. Io conosco Bardolino, pittoricamente, dal 2003, anni fa sono arrivato anche secondo in un concorso organizzato dal Comune di Bardolino, realizzando un lavoro sulla piazza e il quadro è tutt'ora esposto in Municipio.
«Ho scelto per questa occasione gli edifici che mi piacevano di più, i luoghi che mi incuriosivano maggiormente, e li ho ritratti. Un tour di Bardolino, guidato dall’istinto, che parte e ritorna alla Barchessa.»
A Bardolino.
Progetti futuri?
«Il mio progetto è legato al bosco, non tanto bosco fisico ma bosco pittorico. Sto lavorando su un albero che potrebbe essere un abete bianco (ma non è detto), uno studio molto legato ai cambiamenti cromatici stagionali.
«È un progetto che ho in testa dal 1999 e che non ho mai realizzato, nello specifico ho in mente di creare una scenografia chiusa in grado di trasportare il visitatore in un altro mondo, nel suo immaginario.»
Sarà un bosco popolato anche da animali?
«No, sarà solo un albero che cambia nel tempo.»
A Bardolino.
Un’ultima domanda: che messaggio vuole trasmettere attraverso questo suo nuovo ciclo di opere?
«Che la natura è un regalo in ogni suo angolo, in ogni sua manifestazione. Raccontando le centinaia di colori che un organismo vitale come il bosco offre durante un anno, vorrei dipingere la ricchezza straordinaria che ci abbraccia quotidianamente, vorrei mettere su tela la musica che ci pervade mentre respiriamo in ambienti naturali.
«Il messaggio è che siamo tutti parte di una grande famiglia vitale e il coro di alberi che comporrà l'opera circolare ci ricorda che senza il rispetto per loro e per la vita l'uomo si incammina verso l'estinzione.»
Daniela Larentis – [email protected]
Milano, olio su tela, 120x120 cm - 2011.