Missione a Herat/ 15 – La vita alla base, quinta parte

Le procedure funzionali dell'Esercito sono divenute agili e dinamiche



Rispetto ai miei tempi è cambiata infatti un'altra cosa, l'autonomia di decisione. Ognuno è responsabile per quello cui è comandato. E non coinvolge il suo superiore per una mancanza dovuta a colpa sua. Un esempio chiarificatore lo facciamo analizzando le pattuglie che escono dalla base per andare in missione.
C'è un capo pattuglia, la cui parola è legge: la missione la conduce lui. Ogni lince che compone la squadra (devono essere almeno due) ha un capomacchina: la sua parola è legge e gli occupanti del mezzo ubbidiscono a lui. Ogni lince ha un autista: nella conduzione del mezzo è l'unico che può decidere il come portarlo. Ogni lince ha un rallista (mitragliere): lui sa come mettersi, cosa guardare, come comportarsi, da se e dove sparare. Ognuno di questi decide in autonomia e risponde da solo per il proprio operato.
Insomma, è una distribuzione di responsabilità per specializzazioni verticalizzate.

Per quanto riguarda le procedure, ogni pattuglia (come ogni corpo di spedizione) ha delle prassi da seguire in caso di incidente. Il conducente di un lince che subisce un attacco a fuoco sa come deve reagire: è stato addestrato per comportarsi in una certa maniera e automaticamente è così che farà in caso di attacco. Prassi che cambiano a seconda del tipo di attacco e della configurazione del terreno.
In caso di attacco che blocchi la funzionalità del mezzo, ci sono altre procedure da seguire. Ne ero stato edotto anch'io.
«Direttore, - mi aveva detto il capo pattuglia prima di partire, - se dovessimo saltare su una mina, cerchi anzitutto di superare lo shock, poi verifichi se ha subito ferite, quindi faccia una ricognizione all'interno del veicolo. Veda come stanno i suoi vicini. Verifichi se sono vivi. Abbiamo un defibrillatore. In ogni caso non esca mai dal veicolo finché non glielo dicono altri soldati giunti a soccorrerla. Tenga un'arma a disposizione. Se è rimasto vivo uno dei nostri, obbedisca al più alto in grado. Si fidi, conosciamo il nostro lavoro.»

Le procedure sono sempre aggiornate da un apposito ufficio sito a Roma, dove c'è un team di esperti che continuano ad aggiornare le reazioni da attivare in caso di attacco.
Ogni mezzo continua a mandare via chat l'avanzamento delle missioni ai propri comandi avanzati e centrali, in modo che le esperienze vadano immediatamente capitalizzate. Vengono anche stampate e raccolte in appositi contenitori che mi sono stati mostrati.

Purtroppo, anche i talebani osservano i nostri comportamenti, come vedremo nell'articolo dedicato agli attentati.