Viaggio a Spoon River per un attore e uno spettatore
Da martedì 26 a sabato 30 ottobre in scena a Trento le repliche del quarto monologo tratto dall’Antologia di Spoon River
Da martedì 26 a sabato 30 ottobre va in scena il quarto appuntamento con «Viaggio a Spoon River», progetto nato da una collaborazione tra il Centro Servizi Culturali S. Chiara e TrentoSpettacoli. Partendo dai 244 epitaffi poetici tratti dal capolavoro letterario di Edgar Lee Masters, «Antologia di Spoon River», l’autrice e drammaturga trentina Angela Dematté ha scritto cinque monologhi tratti dall’Antologia, interpretati da un attore per un singolo spettatore, proposti all’interno della cornice dello Spazio archeologico sotterraneo del Sas.
Dopo aver esordito sul palco con «Le cose false», e aver proseguito con «Senza macchia, senza cuore» e con «Non ci vede nessuno quaggiù», il viaggio a Spoon River prosegue con una nuova tappa: «La cosa sbagliata più grande che ho fatto», monologo diretto da Filippo Renda (assistente alla drammaturgia Gianluca Madaschi) e che vedrà in scena Laura Serena. Lo spettacolo andrà in replica per cinque giornate consecutive (dal 26 al 30 ottobre) con cinque recite al giorno (ore 17.30, ore 18.30, ore 19.30, ore 20.30, ore 21.30).
La drammaturgia di tutto il progetto è affidata ad Angela Dematté, che ha avuto il compito di scegliere cinque tra i 244 epitaffi dell’Antologia di Spoon River, e tradurli in altrettante drammaturgie teatrali, tenendo però conto della particolare modalità di fruizione «uno a uno».
«Quel che può fare un'autrice in un processo teatrale di incontro uno a uno tra attore/attrice e spettatore/spettatrice è tentare di innescare con le parole un processo rituale personale, che affida poi ad altri due cerimonieri, la regista e l'attore. Processo rituale e non religioso – spiega Dematté, – perché una religio non c'è, forse c'è stata molti secoli fa, in questo luogo sotterraneo romano-tridentino.
«Ma non c'è nemmeno a Spoon River, a ben vedere. Ho dunque costruito, credo in modo lecito, un processo misterico e non logico: il personaggio di questo aldilà sa tutto ma allo stesso tempo non sa, ed è condannato a ricordare quel che gli è accaduto e a dolersene e stupirsene ogni volta, di nuovo.
«Esattamente come per Dante davanti ai dannati o come ci accade nei sogni, è chi guarda e chi sogna che è chiamato a decidere dov'è il germe della colpa e dove quello dell'innocenza.»
Il progetto è sostenuto dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, dal Comune di Trento, dalla Provincia autonoma di Trento e dal Centro Servizi Culturali S. Chiara.
Per maggiori informazioni visitare il sito www.centrosantachiara.it.