Still Life (2013), giovedì 7 aprile al Teatro Sociale
È in arrivo il quinto e ultimo appuntamento dela rassegna «Altre Tendenze» con una produzione dell'ensemble «Ricci/Forte»
Photo Nene Malingamba.
La rassegna «Altre Tendenze», inserita nella Stagione 2015/2016 del Centro Servizi Culturali S. Chiara con l'obiettivo di proporre al pubblico trentino alcune delle espressioni più interessanti della prosa contemporanea, si concluderà giovedì 23 marzo portando sul palcoscenico del Teatro Sociale «Still Life (2013)», una produzione dell'ensemble «Ricci/Forte» per la regia di Stefano Ricci.
Lo spettacolo è centrato sul tema della discriminazione, del mobbing psicologico identitario che determina la repressione dell’immaginazione e spinge all'auto-annientamento.
Una vertigine per illustrare un germe che si annida ovunque, ma che proprio nei licei scolastici, in quell’età in cui ogni futuro sembra possibile, stabilisce il suo paradosso smascherando i perimetri del gregge che diventeremo.
«Metti un’età dell’uomo, l’adolescenza – scrivono gli autori – quando cominci a formare un’identità, ma hai bisogno di stabilire una rete sociale.
«Metti la Fantasia, che ti attraversa da sempre e vorresti abitarla come la più intima delle tue stanze.
«Metti l’ignoranza degli altri, il timore del differente, l’angoscia bovina che non ci sia un ordine preciso sulla Terra.
«Metti un colore, il rosa, da sempre sinonimo falso di femminilità, di morbidezza emotiva.
«Metti lo sconforto, quando sei solo e sospetti che il dono sia condanna.
«Metti il buio, più facile di qualunque sberleffo.
«Metti tutto insieme e il risultato sarà l’Olocausto.»
Photo Corrado Murlo.
«Still Life», che ha debuttato nel 2013 al Teatro Argentina di Roma in occasione del ventennale del Festival «Garofano Verde», è stato definito un «massacro a cinque voci per una vittima» e tratta il tema del bullismo omofobico ponendosi l'obiettivo di combattere la discriminazione identitaria.
Vuole essere un «omaggio» per ricordare l'adolescente romano, uno dei tantissimi, che si è tolto la vita impiccandosi con la sua sciarpa rosa.
«Il Teatro – scrive Ricci/Forte – è un mezzo potentissimo attraverso cui esaltare il potenziale che c’è nelle differenze tra esseri umani e lo strumento con cui comunicare nuovi modi di osservare la realtà, nel rispetto delle scelte e delle nature dei singoli.
«Un processo per fare politica, da intendersi come una responsabilità che i cittadini hanno all’interno della polis. Senza impugnare un mitra. Assumersi tale impegno diventa un atto di coraggio che pochi riescono ad avere.
«Preferiamo non vedere, evitare interrogativi che ci costringerebbero ad una riflessione. Preferiamo omologarci, appunto, ai canoni di una società precostituita.
«Questa è già l’anticamera alla repressione della fantasia e all’auto- annientamento.»
Nello spettacolo, i nomi online e sui giornali si accavallano gli uni sugli altri. Vittime su vittime, come un gioco da dimenticare dopo qualche minuto.
Restano il vuoto e l’impassibilità del mondo.
Resta lo sforzo di una madre che ha dedicato la vita ad un figlio che decide di abdicare.
Resta il chiasso di una musica techno sparata ad alto volume per non sentire il respiro che si spezza ad ogni bisbiglio sussurrato tra i corridoi di una scuola.
«È tardi! è tardi!», grida il Bianconiglio ad un’Alice che ha paura di crescere.
Non c’è più tempo. La Regina di Cuori falcia le teste di chi non corrisponde ad omologazione.
«Smetterla di dormire, provare a risvegliarsi. L’ignoranza non è mai un’attenuante: siamo tutti colpevoli di omicidio. Non c’è nessun osso di redenzione da rosicchiare.»
Ecco, allora, che i cuscini esplodono come bombe atomiche per rivelare l’anima pura, indignata, sepolta sotto tonnellate di piume.
Ecco che gli innaffiatoi non versano più lacrime, ma pozioni che fanno crescere come i fagioli magici delle favole.
«È tardi, è tardi!», continua a gridare il Bianconiglio, mentre versa impassibile il suo thè.
«Troppi quelli che decidono di andarsene. Restiamo noi. Le loro vite chiedono scampo.
«Noi – scrive ancora Ricci/Forte – viviamo esclusivamente i nostri giorni ma anche quelli di chi ha deciso di farne a meno.
«Sveglia, è tardi! Quel monito è per chi resta. Ognuno dentro di sé conserva un vuoto a forma di persona. Ogni ora consumata va vissuta in virtù di quell’assenza. Non è più l’ora del thè.
«La Regina di Cuori va sconfitta crescendo nel valore della differenza. Anche per quei nomi che non potranno più.»
In «Still Life (2013)» la drammaturgia, firmata ricci/forte, è stata realizzata per la regia di Stefano Ricci, assistito da Marco Angelilli nella creazione dei movimenti scenici. Sono in scena Anna Gualdo, Giuseppe Sartori, Fabio Gomiero, Liliana Laera e Francesco Scolletta.
Giovedì 7 aprile il sipario del Teatro Sociale si alzerà su «Still Life (2013)» alle 20.30.