Il Sait chiarisce la propria posizione sulla vertenza in corso
Il consorzio punta a migliorare il servizio ai consumatori e consolidare i posti di lavoro
In merito alla vertenza in atto sul contratto integrativo di lavoro e ad alcune dichiarazioni di parte sindacale che riteniamo inadeguate, il Sait precisa i propri obiettivi, a tutela della missione del Consorzio a servizio della comunità trentina.
1 - La disdetta del contratto integrativo aziendale (libertà riconosciuta alle parti) non mira a ridurre il costo del lavoro, ma a stimolare una rinnovata produttività.
I dipendenti sono stati informati che le somme erogate fino ad oggi per la retribuzione integrativa sono confermate, ma secondo la proposta dell’azienda dovranno essere distribuite non in base alla semplice presenza al lavoro, ma in base ai risultati ottenuti.
In più, le somme stesse, trasformandosi in premio di produttività, godrebbero di un trattamento fiscale agevolato, quindi generando un netto in busta maggiore di oggi, mediamente il 18% in più.
Del resto, orientare ai risultati e alla produttività è un dovere morale e sociale per un Consorzio che, proprio per efficientare la catena distributiva, ha rinegoziato molti contratti con i fornitori, ridotto le spese generali e gestito un esubero del 15% del personale, rinunciando a circa 100 lavoratori.
2 - Il Sait non ignora i diritti né la dignità dei dipendenti; ha infatti dichiarato piena disponibilità al dialogo e al confronto su quanto proposto, avendo presenti le difformi richieste sindacali.
Tre mesi sono più che sufficienti per convenire su un nuovo contratto integrativo aziendale, visto che trovare una sintesi è un dovere per entrambe le parti.
Il Sait non è invece disponibile ad accogliere la richiesta sindacale di ritirare la proposta, poiché ciò potrebbe generare una discussione sine die, con il probabile unico effetto di tenere artificiosamente in vita il precedente contratto, non più rispondente alla realtà Sait, in quanto premierebbe i dipendenti soltanto per aver strisciato il cartellino e non perché lavorano bene.
La trasformazione del premio di presenza in premio di risultato è una misura tutt’altro che rivoluzionaria, ed è anzi già stata sottoscritta dal Sindacato con le principali catene distributive.
3 - In Sait, tuttavia, dal Sindacato non proviene una chiara disponibilità al confronto, almeno fino ad ora.
Lo sciopero è stato proclamato prima di conoscere nel dettaglio la proposta dell’azienda (chiaro sintomo di approccio conflittuale) con la pretesa di una retromarcia di quest’ultima, in modo da spostare a piacimento del Sindacato la nuova impostazione.
Ci sembra una pretesa unilaterale con approccio antagonistico di altri tempi.
In più, le proteste davanti ai nostri negozi hanno dato luogo a episodi di autolesionismo, con inviti più o meno pressanti rivolti ai clienti a non entrare, manifesti che dileggiano i messaggi promozionali Coop e la minaccia di estendere simili proteste anche ai due Superstore Coop di Trento e Rovereto.
4 - L’appello alla politica di schierarsi, poi, appare fuori luogo.
Forse qualcuno dimentica che il Sait non è un ente pubblico e si confronta con le autorità politiche in ragione dell’interesse collettivo che contribuisce a soddisfare, in particolare il servizio al territorio e i posti di lavoro.
Il nuovo contratto integrativo vuole appunto migliorare il primo e consolidare i secondi, visto che il Sait, dopo aver purtroppo gestito anche numerosi esuberi, dà ancora lavoro a quasi cinquecento addetti.
Di questo saremo lieti di discutere con l’ente pubblico, non dei trattamenti retributivi, tanto più se si tratta di conservare istituti contrattuali decisamente obsoleti.
5 - Il Sait non ha (e non è) un padrone avido di guadagni, ma appartiene alle Famiglie cooperative, a cui trasferisce i costi di fornitura delle merci e ristorna i guadagni.
Sait e Famiglie cooperative formano dunque un unico serbatoio.
Se il Sait è efficiente i consumatori trovano sugli scaffali dei negozi cooperativi buoni prodotti a prezzi più convenienti, e la fedeltà della clientela sarà il primo presupposto per consolidare i posti di lavoro.
Quindi l'esasperazione delle rivendicazioni sindacali sbaglia bersaglio, perché più che il Sait danneggia i nostri soci e soprattutto gli stessi lavoratori.
In conclusione, riteniamo che, anche in questo momento di frizione, sia necessario ricercare gli spazi di confronto costruttivo, per garantire solide prospettive al sistema cooperativo e ai relativi livelli occupazionali.
Siamo convinti che fra i lavoratori non vi sia alcuna preclusione ad uno sforzo comune in tal senso.
Il Sait è infatti pronto a spostarsi dal tavolo della contrattazione a quello della partecipazione, per valorizzare al meglio le idee, l’impegno e il senso di appartenenza dei lavoratori, dai quali auspica, per contro, che non vi sia alcuna indulgenza al disfattismo e alla conflittualità permanente, che non porta no né risultati né benefici.
Siamo comunque fiduciosi che possa essere accentuato l’impegno delle parti per il dialogo e il confronto al fine di ricercare, attraverso una negoziazione generativa, soluzioni soddisfacenti per tutti.