Anche la Val dei Ronchi ha il suo «Triassic Park»

Orme di rettili preistorici scoperte in Trentino meridionale dai ricercatori del MUSE grazie alla collaborazione con i collezionisti locali

Sopra, foto Matteo De Stefano; sotto foto MUSE.

Un’indagine paleontologica, condotta dai ricercatori del MUSE, in collaborazione con i collezionisti locali in alta Val dei Ronchi (nei pressi di Ala), ha svelato la presenza di orme di rettili preistorici simili a lucertole e coccodrilli vissuti circa 240 milioni di anni fa.
Solo pochi anni fa, lo stesso gruppo di ricerca aveva scoperto nell’alta Vallarsa le prime orme di rettili immediatamente precedenti la comparsa dei dinosauri trovate in provincia di Trento.
È proprio grazie allo studio dei livelli rocciosi esposti a monte del paese di Speccheri, in Vallarsa, che gli studiosi del MUSE stanno ora svelando i segreti delle orme fossili rinvenute in livelli rocciosi corrispondenti affioranti nella più meridionale Valle dei Ronchi.
Le orme rinvenute consentono di migliorare le conoscenze relative alla ricostruzione degli antichi ambienti dell’Italia settentrionale in un periodo, il Triassico medio, nel quale la paleogeografia, ovvero la distribuzione delle terre emerse e dei bracci di mare che le circondavano era particolarmente complessa.
«La scoperta di questo nuovo sito fossilifero – precisa Massimo Bernardi, paleontologo del MUSE – si deve alle segnalazioni dell’attento collezionista locale Vladimiro Cozza che, riconosciute rocce dalle anomale fattezze in valle, ha contattato il museo per verificare se potessero contenere dei fossili simili a quelli rinvenuti nella vicina Vallarsa.»

Già nel corso di un primo sopralluogo, avvenuto nell’estate del 2014, gli esperti del MUSE avevano trovato evidenza della presenza di orme fossili, dato che è stato confermato poco prima del recente periodo natalizio. 
Le orme fossili, grandi fino a 15 centimetri, lasciate da animali differenti, sono conservate su lastre di roccia messe in luce dall’erosione di alcuni torrenti che incidono il fianco occidentale delle Piccole Dolomiti, in una zona particolarmente impervia e difficilmente raggiungibile.
Lo studio scientifico delle rocce e dei fossili rinvenuti è tuttora in corso.
«La continuità laterale degli strati rocciosi», sottolinea Riccardo Tomasoni, geologo del MUSE, «permette interessati confronti con altre zone del nostro territorio.»



I ricercatori del MUSE sottolineano come la scoperta dimostri una volta di più il prezioso lavoro che gli appassionati di natura e i collezionisti svolgono sul territorio. 
Una passione, quella per la ricerca di fossili, minerali e rocce che può essere coltivata richiedendo un permesso presso il Servizio Geologico della Provincia di Trento, ente cui è demandata la tutela dei beni geo-paleontologici nel nostro territorio e che si avvale della collaborazione del Museo delle Scienze per lo studio dei reperti e la valorizzazione delle scoperte.
«Una possibilità unica, concessa dalla nostra Provincia, mentre nel resto d’Italia ogni attività di raccolta è considerata illegale» precisa il responsabile della sezione di geologia del MUSE, Marco Avanzini.
Gli esperti del MUSE sono sempre a disposizione degli interessati e possono essere contattati per ricevere consigli e consulenza.
«La ricerca sul campo è certamente una delle fasi più entusiasmanti dell’attività del paleontologo, professionista o amatore che sia – aggiungono dal MUSE – ma un fossile è spesso un oggetto di difficile interpretazione e la guida di un esperto aiuta ad attribuire un significato ai reperti rinvenuti. Il caso delle orme di rettili della Val dei Ronchi è emblematico: la segnalazione di Valdimiro Cozza, che ha anche contribuito a tutte le successive fasi di ricerca, ha permesso di dare un inedito contributo alla conoscenza della Valle e dunque del nostro territorio. Una conoscenza che dev’essere messa a disposizione di tutti perché i fossili, come ogni altro bene naturale, fanno parte di un patrimonio condiviso, appartengono alla collettività.»
 
Le nuove orme sono ora in fase di preparazione, ovvero di pulitura, consolidamento e inventariazione nei laboratori di ricerca del MUSE.
Il museo sta inoltre approntando per queste e per altre nuove acquisizioni - da ricerca diretta o donazione - un nuovo spazio espositivo che permetta ai visitatori di rimanere sempre aggiornati sui progressi della ricerca naturalistica sul territorio.