«Taglio salari ai dipendenti Dexit, la Provincia revochi l’appalto»
Il «J'accuse!» del sindacato: dopo la privatizzazione della società, i lavoratori si sono trovati un decurtamento di 5.000 euro lordi all'anno
Dexit è l’azienda informatica che ha l’appalto per la gestione di tutti i computer della Provincia, dell’Azienda Sanitaria e di molti altri enti del sistema pubblico trentino.
Sino al 2010 Dexit era una società pubblica, per la precisione era controllata da Informatica Trentina (proprietaria al 60%), che a propria volta è controllata al 100% della Provincia.
Il restante 40% era di proprietà di DeltaDator, l’attuale Dedagroup.
Nel 2008-2009 l’allora Giunta provinciale guidata da Lorenzo Dellai decise di privatizzare Dexit, dove lavoravano circa una quarantina di dipendenti.
Si trattò della prima grossa privatizzazione – nel senso letterale di vendita ai privati, non soltanto di modifica dell’assetto societario – mai fatta in Trentino di una società di proprietà della PAT.
Le maestranze e le Organizzazioni Sindacali di allora manifestarono il timore che la privatizzazione di Dexit potesse gettare i lavoratori coinvolti nella giungla degli appalti senza regole, dove ad ogni scadenza di appalto si rischia il posto di lavoro e dove ad aggiudicarsi le gare sono le aziende che sottopagano i dipendenti.
La Provincia rispose a quelle preoccupazioni assicurando due cose: il mantenimento dei posti di lavoro e il mantenimento dei salari, anche per i rinnovi futuri dell’appalto.
A scanso di equivoci parte del personale percepisce gli 80 euro del «bonus Renzi».
Fu così che, attraverso le rappresentanze sindacali, nel 2009 si giunse ad un patto tra i lavoratori coinvolti e la Provincia, attraverso il soggetto allora appaltante Informatica Trentina.
Un patto sancito tramite un accordo scritto, firmato prima di dare avvio alla privatizzazione, e il cui significato può essere così sintetizzato: la Provincia privatizza Dexit ed esternalizza il servizio, ma la Provincia stessa si fa garante del mantenimento dei posti di lavoro, dei diritti e dei salari dei lavoratori.
Una cordata di imprese guidata da Dedagroup si aggiudicò l’acquisizione di tutto il capitale di Dexit e un appalto della durata di 9 anni. Tutto è filato più o meno liscio. Fino a oggi.
Oggi, al primo rinnovo dell’appalto dopo la privatizzazione, Dexit si è aggiudicata la gestione del servizio per altri quattro anni.
Nel frattempo, la società Dedagroup ha acquisito quote di Dexit dalle altre aziende della cordata, incrementando la propria partecipazione in Dexit sino alla quasi totalità dell'attuale assetto aziendale.
Ebbene, dopo essersi aggiudicata l’appalto, Dedagroup ha comunicato ai lavoratori la disdetta dei contratti integrativi, in pratica un taglio degli stipendi pari a circa 5.000 euro lordi all’anno a testa, più o meno 300 euro netti al mese.
Ne trarranno vantaggio i contribuenti trentini? No, l’appalto è già stato aggiudicato, il prezzo è già stato fissato.
Il taglio dei salari andrà soltanto ad incrementare i profitti della proprietà.
Se il motivo per il quale Dexit/Dedagroup taglia gli stipendi è che si è aggiudicata la gara facendo un’offerta in perdita, allora l’appalto va revocato, poiché saremmo di fronte ad un comportamento scorretto e sleale nei confronti degli altri potenziali concorrenti, aggravato peraltro dal fatto che a tenere questo comportamento è stata l’azienda uscente, che aveva in mano tutte le informazioni per fare un’offerta corretta.
Se viceversa il taglio degli stipendi serve solo per incrementare i dividendi, allora deve intervenire immediatamente la Provincia per far recedere Dexit/Dedagroup da questo intento, poiché saremmo di fronte ad una violazione del patto siglato in occasione della privatizzazione di Dexit.
Per intervenire, la Provincia deve minacciare la revoca dell’appalto ed eventualmente metterla in atto, percorrendo la strada che già nel 2009 si era ipotizzata, ossia gestendo in proprio, eventualmente anche temporaneamente, coi lavoratori coinvolti, il servizio.
Non sembra un caso che Dedagroup abbia comunicato le proprie decisioni proprio in concomitanza con le elezioni provinciali, quando il Consiglio provinciale è chiuso e la Giunta si occupa solo della normale amministrazione.
Per questo motivo, noi dipendenti di Dexit e le Organizzazioni Sindacali Fiom-Cgil e Fim-Cisl del Trentino chiediamo alle forze politiche ed ai candidati alla Presidenza della Provincia di pronunciarsi in modo chiaro ed inequivoco su questa vicenda, che rischia di segnare un precedente gravissimo per tutti i lavoratori coinvolti negli appalti pubblici in Trentino.
Se questo deve essere il destino dei lavoratori quando si decide di esternalizzare i servizi, allora finirà che per ogni appalto di servizi i lavoratori e le loro rappresentanze sindacali si batteranno con ogni mezzo per tornare alla gestione pubblica.
Lo sciopero dei lavoratori Dexit prosegue nelle giornate dell’11 e 12 ottobre, con presidi a Trento in Piazza Dante e davanti al Teatro Sociale.