Storie di donne, letteratura di genere/ 262 – Di Luciana Grillo

Manuela Bolchini, Iaia Pedemonte, «La guida delle libere viaggiatrici» – Un sottotitolo promettente: «50 mete per donne che amano viaggiare, in Italia e nel mondo»

Titolo: La guida delle libere viaggiatrici
Autrici: Manuela Bolchini - Iaia Pedemonte
 
Editore: Altreconomia 2018
Genere: Parità di genere
 
Pagine: 208
Prezzo di copertina: € 14,50
 
Il sottotitolo dice: «50 mete per donne che amano viaggiare, in Italia e nel mondo». Molto promettente, direi.
La prefazione parte da lontano, dalle viaggiatrici di un tempo, «donne speciali, temerarie, trasgressive, non di rado un po’ folli» che fuggivano dalla città alla ricerca della sapienza, come Egeria nel 382, o come Catalina de Erauso che dalla Spagna, poco dopo la scoperta del nuovo mondo, parte per il Perù in abiti maschili, affronta pericoli e difficoltà, sete e guerra, o come Maria Sibylla Merian, pittrice, che nella seconda metà del ’600 parte con la figlia per il Suriname.
 
Nel 1800 i viaggi femminili diventano meno insoliti, le donne vanno in luoghi lontani o si arrampicano sulle vette; ma è negli ultimi anni che il piacere del viaggio, da sole o con amiche, ha contagiato tante donne che si muovono alla ricerca di esperienze interessanti, di contatti umani, di operazioni solidali.
E questa piccola guida vuole indicare i luoghi per le donne curati dalle donne, le agenzie femminili, le imprese rosa che offrono suggerimenti e sicurezza.
I prodotti che interessano le donne sono i più vari, c’è attenzione alla cultura e alle colture, al cibo e alla natura, nel nome di uno sviluppo responsabile e sostenibile.
 
Questo agile manuale è diviso in due parti: nella prima si parla di viaggi nel mondo, nella seconda in Italia.
E dovunque si vada, alla scoperta di posti non troppo «soliti», si scoprono notizie curiose, dal miglior cacao dell’Ecuador alle birre di Bruxelles, dall’argan marocchino all’arte dei Maasai.
E si conoscono le capacità e l’impegno delle donne nell’applicarsi al trekking o nel condividere la vita delle donne «fuori casta» in India o nell’abbattere «razzismo, segregazione, muri» tra Israele e Palestina, dove è nata la Ong esclusivamente femminile Sindyanna of Galilee. «Nei suoi laboratori si tesse, si intrecciano cesti, si imbottigliano, si inscatolano e si lavorano olio, miele, spezie, carrube, sesamo, mandorle…».
 
La seconda parte è dedicata all’Italia, anche qui non il Paese dei monumenti famosi, ma i luoghi dove la cultura diventa un mosaico e dove si danza sull’arcobaleno, dove si incontrano le Sirene e dove la luna spunta fra le domus.
Dovunque, il passato e le sue testimonianze si fondono con i nostri tempi, in Toscana si visitano le terme degli Etruschi e si ripercorrono i passi di Caterina da Siena, ma nello stesso tempo si può frequentare una scuola di cucina o fare trekking sulla via Francigena, o vedere come le donne senesi ricamano e restaurano bandiere e costumi del Palio.
 
Ciò accade sempre e dovunque, anche nella Basilicata di Pitagora, dove rimangono potenti le tracce di Federico II, dove si coltiva un antico vitigno, l’aglianico, dove Orazio aveva imparato a non chiedersi cosa gli avrebbe portato il domani, dove Pasolini ha trovato gli ambienti più vicini alla Palestina per girare il suo «Vangelo secondo Matteo», dove si coltivano con amore i fagioli di Sarcone e si incontrano i calanchi descritti da Carlo Levi e le rabatane, ossia gli antichi quartieri arabi.
 
Perché questa è l’Italia, frutto di culture diverse e di sensibilità che hanno conservato il segno del tempo.
 
Luciana Grillo – [email protected]
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