Arriva in Trentino la «Casa della solidarietà»

Sarà un luogo di accoglienza per i richiedenti asilo, ma anche un luogo dove stimolare la partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini di ogni età

Sarà un luogo di accoglienza e di ospitalità per i richiedenti asilo, ma anche un luogo dove stimolare la partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini di ogni età, dove troveranno spazio anche i servizi rivolti ai migranti, Cinformi, Atas onlus - Associazione trentina accoglienza stranieri, Csv e altre organizzazioni che si muovono nel campo dell'accoglienza e del volontariato.
Si tratta della «Casa della solidarietà», il cui progetto è stato presentato oggi, in una conferenza stampa che ha visto la presenza di tutti gli attori del progetto: l'arcivescovo di Trento monsignor Luigi Bressan; l'assessora alla salute e solidarietà sociale, Donata Borgonovo Re; l'assessore comunale ai lavori pubblici Italo Gilmozzi; il dirigente generale del Dipartimento Salute Silvio Fedrigotti; il responsabile del gruppo tecnico Gianfranco Brigadoi e Mauro Pisetta, rispettivamente dirigente e funzionario del Servizio gestioni patrimoniali e logistica; il direttore di Atas Emiliano Bertoldi.
«Questo progetto, il cui iter è iniziato un anno fa – ha commentato l'assessora Borgonovo Re – mira a costruire reti di solidarietà complesse ed è destinato non solo all'accoglienza delle persone che vengono nel nostro Paese in cerca di asilo, ma anche a costruire un luogo di aggregazione, una casa che accoglie e genera comunità.»
Nella «Casa della Solidarietà», verranno ospitati la maggior parte dei richiedenti asilo accolti a Trento, una settantina di persone che attualmente trovano spazio nell'ex residenza dell'Università in via Brennero che sarà destinata ad altre forme di accoglienza, individuate dal Comune di Trento.
 
«Come Diocesi – sono state le parole dell'arcivescovo Bressan – abbiamo scelto di proseguire un'antica tradizione del Trentino, quella dell'accoglienza, visto che nell'antichità erano 53 i luoghi sul nostro territorio per ospitare viandanti e pellegrini.»
La Diocesi ha infatti rinunciato al reddito che poteva derivare dall'affitto, circa mezzo milione di euro, e di dare gratuitamente la Casa alla Provincia per farne un'opera sociale: «Siamo davvero contenti che la Casa possa essere messa a disposizione di tutti, dell'associazionismo e dei più deboli».
«Siamo in attesa – ha aggiunto l'assessore comunale Gilmozzi – della costituzione del nuovo consiglio circoscrizionale per fare sinergia fra la Casa della Solidarietà e la comunità circostante, perché questa struttura dovrà confrontarsi con la popolazione della zona, deve diventare opportunità e non problema. Attraverso la Casa potremo ottimizzare l'accoglienza in altre strutture comunali.»
 
L'edificio ex Centro Pastorale è situato nel quartiere di Centochiavi, alla periferia nord di Trento. L'immobile, costruito nei primi anni Novanta, ha ospitato ufficio provinciali e si compone di nove piani più una sala polivalente nel seminterrato.
Il 25 maggio è stato sottoscritto un accordo fra la Provincia e l'Arcidiocesi di Trento, proprietaria dell'immobile, per la cessione in comodato gratuito del palazzo ad esclusione della chiesa situata al piano terra e della sala.
Diventerà la Casa della Solidarietà, un luogo di accoglienza, di lavoro e di integrazione sociale aperto a tutta la comunità cittadina.
Da quasi un anno, infatti, proprio grazie alla disponibilità dell'Arcidiocesi, Provincia autonoma di Trento, Comune di Trento, Caritas diocesana, Atas - Associazione trentina accoglienza stranieri, Centro Astalli, Fondazione comunità solidale e Centro Servizi Volontariato stanno lavorando in stretta collaborazione a questo progetto, che era stato approvato in via preliminare lo scorso mese di ottobre dalla Giunta provinciale.
Nella Casa, che sarà pronta il prossimo anno, troveranno posto funzioni residenziali, uffici e servizi, spazi comuni aperti ai residenti del quartiere: proprio per questo si sta lavorando a un progetto di una biblioteca diffusa, oltre che di un bar/ristorante al piano terra.
 
Dovrà, in sostanza, essere un luogo che genera relazioni solidali e che sviluppi il volontariato, la partecipazione, il coinvolgimento attivo dei cittadini di tutte le età, sostenendo le persone più fragili e bisognose di ospitalità e costruendo una comunità sinceramente accogliente.
Gli uffici provinciali stanno elaborando la progettazione tecnica: non si tratterà di interventi radicali, ma di una riconversione delle parti destinate alla residenzialità (che sarà sobria ed essenziale) per ospitare 65 – 80 persone.
Il progetto valuterà la possibilità di affiancare ai richiedenti asilo anche studenti, giovani del servizio civile e persone con bisogni alloggiativi temporanei.
L'investimento per le opere di ristrutturazione sarà compensato dal risparmio delle spese di affitto delle attuali sedi di uffici e associazioni che troveranno posto nella Casa.