La storica visita di Barack Obama alla città di Hiroshima
Le ragioni per cui è stato un atto di dolore da parte americana, ma non un atto di scuse
Nel 1945 gli Stati uniti avevano conquistato l’isola di Iwo Jima, la prima del suolo giapponese, al termine di una battaglia durata dal 19 febbraio al 26 marzo.
Altissimo il prezzo in vite umane.
Gli americani avevano messo in campo 71mila uomini, i giapponesi 20.000. I primi ebbero quasi 7.000 morti e 19.000 feriti. I secondi persero 19.000 uomini: se ne salvarono solo mille.
Sulla base di queste cifre, il generale George Marshall - lo stratega della Casa Bianca - giunse alla conclusione che la conquista del Giappone sarebbe costata l’assurda cifra di due milioni di morti.
Lo riferì al presidente Harry Truman (da poco succeduto a Franklin Delano Roosevelt), sostenendo che a quel punto l’uso della bomba atomica si dimostrava inevitabile.
E così fu. Il 6 agosto 1945 fu bombardata Hiroshima e, visto che il Giappone tergiversava sulla proposta di pace, il 9 agosto venne colpita Nagasaki.
In tutto morirono 166.000 persone a Hiroshima e 80.000 a Nagasaki.
I conti dunque, anche se sembra cinico dirlo, tornano.
Allo stesso modo è comprensibile che la visita di Barack Obama, avvenuta ieri a Hiroshima, sia stato un atto di dolore da parte americana, ma non un atto di scuse.
Cinque le nostre considerazioni.
La prima è che se l’atomica fosse stata anche nelle disponibilità di Hitler, il mondo sarebbe finito con la Seconda guerra mondiale.
La seconda è che se l’atomica fosse stata disponibile all’inizio della guerra, con ogni probabilità si sarebbero risparmiati 50 milioni di morti.
La terza è che i bombardamenti americani a tappeto, sia in Europa che in Giappone, hanno provocato moltissime vittime più delle due atomiche. Basti pensare che pochi giorni prima di Hiroshima il bombardamento di Tokio con bombe incendiarie aveva provocato 100mila morti.
La quarta è che la scelta di Hiroshima è stata infelice, perché era la città più pacifica dell’Impero del Sol Levante, con una forte opposizione alla guerra.
La quinta, la più ovvia, è che gli Americani avrebbero potuto fare una «dimostrazione» in Giappone, magari su un’installazione militare, ma comunque a un costo molto più limitato di vittime.
GdM