Celebrate a Bolzano le cerimonie in ricordo dei Caduti

Nel giorno dedicato ai Defunti si è reso omaggio a coloro che hanno sacrificato la vita per servire il proprio Paese – E ci si è accorti che c’erano prigionieri russi...

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Bolzano, 2 novembre 2014. Onori a tutti i Caduti nell’adempimento del proprio dovere, indipendentemente dalla divisa indossata e dalla bandiera che servivano. Questo il significato delle cerimonie cittadine celebrate questa mattina in piazza Municipio e al cimitero militare di San Giacomo dove, nell’anno del centesimo anniversario dello scoppio della prima Guerra Mondiale, la presenza di Alpini e Schützen, frutto della collaborazione tra Comando Truppe Alpine e Associazione austriaca Schwarzes Kreuz, ha conferito alla celebrazione un particolare significato e sottolineato la condivisione dei valori comuni a tutti i soldati di montagna.
Alla deposizione delle corone è seguita, presso la Cappella del Comprensorio militare Druso, una Santa Messa officiata dal Cappellano militare Don Lorenzo Cottali a cui, oltre alle Autorità civili e militari e ai rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, hanno preso parte numerosi cittadini.
 

 
Desideriamo far presente come per la prima volta si è fatta memoria dei prigionieri russi che sono morti in Alto Adige.
Ne sono morti ancora di più in Trentino, dove erano costretti a lavorare come operai senza paga e, va ricordato con vergogna, senza mangiare.
I russi deportati al lavoro e poi riportati ai loro dormitori, mendicavano alla gente trentina che li guardava come se fossero animali esotici  «pane per pietà».
Sappiamo che i Trentini non ne avevano abbastanza neanche per sé, ma sappiamo anche che qualcuno comunque il poco che avevano lo hanno condiviso.
I soldati russi erano considerati già allora untermenschen, cioè sottospecie di uomini. E questo anche dai loro stessi governanti che li avevano mandati a combattere.
La pietà si è fatta viva solo oggi, a cento anni dalla loro tragedia.
E, francamente, non ce la sentiamo di dire meglio tardi che mai.