Pierluigi Negriolli, un artista poliedrico – Di Daniela Larentis

Lo abbiamo incontrato nel suo studio di Borgo Sacco, a Rovereto, un luogo d’altri tempi dove prendono vita le sue opere – L’intervista

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Pierluigi Negriolli è un artista poliedrico. Nasce come illustratore, è infatti un autore di fumetti molto apprezzato, ma è anche uno stimato pittore che trae ispirazione da leggende, racconti, fatti storici, per lo più legati al nostro territorio, il Trentino, ma anche da fatti legati alla nostra società in continuo mutamento.
Ci accoglie nel suo studio di Borgo Sacco, a Rovereto, un luogo d’altri tempi, intriso di atmosfere dal sapore antico. Ci sediamo, in attesa di intervistarlo, lui si alza dal tavolo; lo osserviamo armeggiare con l’attizzatoio, cercando di ravvivare il fuoco di una stufa a legna, il classico focolare che rappresenta visivamente la sintesi di un’epoca, entrato a far parte dell’immaginario collettivo.
 
Ci guardiamo attorno, affascinati dai dipinti accatastati lungo le pareti, per terra, sui cavalletti, opere di grande suggestione che rinviano a luoghi fantastici ma anche inquietanti, popolati da streghe, da castelli in fiamme, ma anche dipinti che affrontano i temi della contemporaneità (come Attraverso, il quadro che raffigura profughi che camminano contro un vento contrario, al confine con la Slovenia, riferito alla chiusura del confine sloveno al passaggio dei migranti di qualche anno fa); altri che svelano il rapporto dell’uomo con la natura, opere che ritraggono la luce radente del tramonto, che mostrano la bellezza delle montagne (lui ama molto la montagna), che rivelano il fascino di cascate zampillanti (dando l’impressione di fuoriuscire dalla tela), altre che ritraggono la magia di alberi neri e spogli, di tronchi che si intrecciano formando trame complesse.
 

 
Il nostro sguardo si sofferma sull’opera intitolata «Sul ponte della Luna»: rimanda al candore e alla forma del nostro satellite, è un dipinto che ci colpisce e che raffigura i piloni di un ponte abbandonato, sul quale sembrano scivolare, in silenzio, eteree figure dalle sembianze femminili.
Un quadro che è la risultanza di diverse stratificazioni, in quanto è stato dipinto utilizzando un lavoro precedente, come spesso fa l’artista.
Negriolli è solito, infatti, trasformare nel tempo le sue opere, donando loro nuova vita, come lui stesso ci svela (in questo caso il dipinto precedente ritraeva un sabba di streghe, figure ancora visibili).
 
In un altro dipinto, sempre legato alle leggende che hanno come protagoniste le streghe, l’esitazione di una sinuosa figura femminile dalla fluente chioma rossa, ritratta di spalle, in procinto di unirsi al diavolo, è sottolineata dalla postura del braccio e della mano.
I personaggi raffigurati dall’artista comunicano attraverso il linguaggio del corpo, le loro movenze, le loro espressioni, i piccoli dettagli fissati sulla tela li rendono vivi e tanto rivelano del loro mondo spirituale.
 

 
 Alcune brevi note biografiche prima di passare all’intervista  
Pierluigi Negriolli esordisce con la sua prima personale nella sua città natale, Levico Terme, nel 1972. Autore di fumetti d’arte a carattere storico oltre che apprezzato illustratore, realizza scenografie per le rappresentazioni teatrali del Gruppo Neruda.
Tra le diverse esposizioni, partecipa dal 1994 a tutte le edizioni della «Biennale Perginese di Pittura».
Dal 1999 fa parte del gruppo di artisti trentini «La Cerchia» e partecipa a mostre personali e collettive in Italia e all’estero (Germania, Messico, Paraguay, Canada).
È uno dei fondatori dell’associazione culturale Andromeda (costituita assieme a Giuliano Bommassar e Maria Salvati alla fine degli anni ’70 del Novecento), nonché Presidente dell’associazione «L'Aeroplanino ad elastico», composta da una quindicina di artisti locali che si incontrano con la volontà di esporre e confrontarsi su vari temi.
 

 
 Citiamo solo qualche tappa significativa a titolo diesempio  
Nel 2001 è presente alla Rassegna Internazionale «Le alpi nel fumetto» inserita nel Filmfestival Internazionale della montagna Città di Trento.
Nel 2002 e nel 2003 è presente a Bruxelles e a Berlino alla Rassegna «Storie di montagna» e a Trento, presso Palazzo Trentini, ad «Arte Trentina del ’900».
Conta al suo attivo anche la realizzazione di libri per ragazzi con l’editrice Panorama; ha inoltre illustrato nelle diverse edizioni Racconti di archeologia trentina di Mauro Neri (una raccolta di racconti ambientati nelle diverse aree archeologiche del Trentino, risalenti ad epoche preistoriche e protostoriche) e una raccolta di leggende, sempre di Mauro Neri, dal titolo Il cuore di un popolo
Abbiamo avuto il piacere di porgergli alcune domande.
 

 
Come è nata la passione per la pittura?
«Ricordo che già alle elementari rimasi affascinato dai cartelloni storici che illustravano varie scene, fra le quali una molto forte relativa alle Cinque Giornate di Milano del 1848.
«Più avanti, mi ritrovai a leggere sul Corriere dei Piccoli un racconto relativo alla celebre storia fantascientifica I cinque della Selena, illustrato da Dino Battaglia. Rimasi molto affascinato da quel tratto sottile e raffinato, iniziai un po’ alla volta a dedicarmi anch’io al disegno.»
 
Quali sono i soggetti da cui trae maggior ispirazione?
«Di solito sono soggetti fantastici, nascono dalla mia fantasia e sono ispirati a leggende, racconti, altre volte a episodi storici. Io prediligo la narrazione, raccontare eventi, situazioni anche fantasiose per me è importantissimo.»
 
Preferisce dipingere paesaggi o ritratti?
«Nella mia arte predomina l’aspetto paesaggistico, filtrato sempre molto dalla fantasia, dal mio sentire, dalle mie emozioni.
«Mi piace anche il ritratto, realizzato ad acquerello. È da tempo che, utilizzando questa tecnica, eseguo dei ritratti di personaggi significativi per la Federazione delle Cooperative (dal 2008).»
 

 
Che cosa la affascina di questa difficile tecnica che non permette correzioni?
«Mi affascina la trasparenza, la sua immediatezza, la sua difficoltà d’esecuzione e la sua leggerezza.»
 
Quali tecniche utilizza nell’esecuzione dei suoi lavori?
«Per parecchi anni ho solo e sempre disegnato a matita e a china. Mi piace molto il pennino che scorre sul foglio, il contatto della penna con il foglio è un piacere quasi fisico.
«Nei dipinti utilizzo l’acrilico, non mi piace particolarmente l’olio, lo utilizzo raramente. L’acrilico è molto versatile, a seconda di come viene steso si creano effetti diversi, consente di realizzare velature ma è anche coprente, asciuga molto in fretta.»
 
Lei è anche autore di fumetti d’arte a carattere storico oltre che illustratore. Può citare qualche lavoro realizzato a titolo esemplificativo?
«La storia mi ha da sempre incuriosito, in particolare quella medievale ma non solo. Il Medioevo è stato (contrariamente alla definizione Secoli bui riferita a quel periodo storico) un periodo luminosissimo, per certi versi, di gestazione per tutto ciò che di bello è venuto dopo (pittoricamente, mi vengono in mente i cieli plumbei descritti nel romanzo di Umberto Eco, da cui peraltro è stato tratto un famoso film).
«Il primo fumetto d’arte, realizzato nel 1979 e pubblicato nel 1980 (edito da Questo Trentino), si riferiva alla guerra Rustica del 1525, in particolare narrava la rivolta di Castel Ivano.
«Il secondo, uscito nel 1981, raccontava un fatto storico avvenuto nel 1646, il processo alle streghe di Nogaredo (ha avuto un enorme successo). Mi ero informato con Ettore Paris andando a ricercare negli archivi, nei tribunali, nelle canoniche. I dialoghi sono fedeli a ciò che è scritto nei verbali.
«Un altro, realizzato nel 1996, tratto dai testi scritti da Renzo Francescotti, è L’ultimo degli Stoni, ambientato nel Castello di Stenico. Ho illustrato, tanto per fare un altro esempio, anche dodici tavole per una raccolta di leggende di Mauro Neri, Il cuore di un popolo
 

 
A grandi linee, come si svolge la realizzazione di un fumetto?
«In estrema sintesi posso dire che realizzare un fumetto è un po’ come girare un film: leggo il testo, poi inizio a suddividere mentalmente la storia in varie sequenze che diventano tavole (viene costruita una vera e propria sceneggiatura), prendono vita anche i dialoghi. Ogni tavola rinvia a quella successiva, pur restando un’opera d’arte in sé»
 
Ha l’abitudine di ascoltare musica nelle fasi di realizzazione dei fumetti e in genere di tutte le sue opere?
«Nella primissima fase devo restare concentratissimo e opero in assoluto silenzio. Poi, appena il lavoro è impostato, mi piace ascoltare buona musica, la parte più difficile è sempre l’inizio, la progettazione dell’intero impianto. Ascolto vari generi, musica non recentissima, fra gli autori che prediligo potrei citare Fabrizio De André, Guccini, Vecchioni e altri»
 
Ritiene che la tecnica dell’acquerello possa essere in un certo senso oggi ritenuta superata o, al contrario, non abbastanza valorizzata?
«Secondo me ci sono delle tecniche conosciute da secoli che restano intramontabili e vengono ampiamente utilizzate anche nella contemporaneità, fra queste a mio avviso c’è anche l’acquerello.»
 

 
Secondo lei quale dovrebbe essere la funzione dell’arte nella nostra società contemporanea?
«Soprattutto la funzione di stimolare il pensiero e di suscitare emozioni.»
 
Nel corso degli anni ha dipinto preferendo alcune cromie piuttosto che altre: c’è qualche colore a cui non rinuncerebbe mai, che sente suo, e al contrario qualcuno che proprio non le piace?
«Mi piacciono molto tutte le gamme degli azzurri, dei blu, il bianco è importantissimo, mi piace molto l’indaco e anche il rosso (che uso spesso anche come fondo)»
 
A cosa sta lavorando?
«Ho finito da poco di realizzare una quindicina di tavole per l’ultima edizione dei Racconti di archeologia trentina di Mauro Neri di prossima uscita (comprenderà anche le altre due precedenti da me illustrate, quella del 1992 e del 2005).»
 
Daniela Larentis – [email protected]

Tavola di Pierluigi Negriolli tratta dal fumetto d'Arte «L'Ultimo degli Stoni».