L’8 settembre di 70 anni fa veniva annunciato l’armistizio
Doveva essere la fine di un incubo e invece iniziò la parte più sciagurata della Seconda Guerra Mondiale
Qualche giorno prima del fatidico 25 luglio 1943, e quindi in tempi non sospetti, Mussolini aveva annunciato al Re che il 15 settembre si sarebbe sganciato dalla Germania.
Visto quello che accadde poi, non sapremo mai in quale modo Mussolini aveva pensato di fare.
Però sappiamo purtroppo quanto male venne gestito l’armistizio firmato da Pietro Badoglio, il Presidente del Consiglio che si insediò al posto di Mussolini.
Il proclama di Badoglio dell'8 settembre 1943 fece seguito a quello pronunciato dal generale Dwight D. Eisenhower alle 18.30 dai microfoni di radio Algeri.
Il discorso fu letto alle 19.42 dai microfoni dell'EIAR da parte del Capo del Governo, maresciallo d'Italia Pietro Badoglio, con il quale si annunciava l'entrata in vigore dell'armistizio di Cassibile firmato con gli anglo-americani il giorno 3 dello stesso mese.
Pochi sanno infatti che a Cassibile (Siracusa) era stato firmato da qualche giorno ma che Badoglio non sapeva come annunciarlo alla nazione e, soprattutto, ai tedeschi.
Questo il proclama letto alla radio
Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane.
La richiesta è stata accolta.
Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.
Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza.
Il proclama provocò a fuga dalla Capitale dei vertici militari, del Capo del Governo Pietro Badoglio, del Re Vittorio Emanuele III e di suo figlio Umberto dapprima verso Pescara, poi verso Brindisi, e la confusione, provocata soprattutto dall'utilizzo di una forma che non faceva comprendere il reale senso delle clausole armistiziali e che fu dai più invece erroneamente interpretata per la seconda volta come la fine della guerra, generarono ulteriore confusione presso tutte le forze armate italiane in tutti i vari fronti sui quali ancora combattevano, e che, lasciate senza precisi ordini, si sbandarono.
Oltre 600.000 soldati italiani vennero catturati dall'esercito germanico, e destinati a diversi Lager con la qualifica di Internati Militari Italiani) nelle settimane immediatamente successive.
Più della metà dei soldati in servizio abbandonarono le armi e tornarono alle loro case in abiti civili.
La ritorsione da parte degli ormai ex-alleati nazisti, i cui alti comandi, come quelli italiani avevano appreso la notizia dalle intercettazioni del messaggio radio di Eisenhower, non si fece attendere tanto che fu immediatamente attuata «l'operazione Achse» (asse).
La Penisola Italiana venne occupata e il 9 settembre l'affondamento della Corazzata Roma alla quale nella notte precedente era stato ordinato, assieme a tutta la flotta della Regia Marina, di far rotta verso Malta in ottemperanza alle clausole armistiziali anziché, come precedentemente stabilito, attaccare gli alleati impegnati nello sbarco di Salerno.
Nelle stesse ore una parte delle forze armate rimase fedele al Re Vittorio Emanuele III come la Divisione Acqui sull'isola di Cefalonia che fu annientata.
Una parte si diede alla macchia dando vita alle prime formazioni partigiane come la Brigata Maiella.
Altri reparti, soprattutto al nord, come la X Flottiglia MAS e la MVSN, decisero di rimanere fedeli al suo vecchio alleato e al fascismo.
Nonostante il proclama di Badoglio, gli alleati ostacolarono una massiccia e immediata scarcerazione dei prigionieri di guerra italiani.