Riconosciuto il diritto dei lavoratori alle dimissioni per giusta causa
Il giudice condanna la società Dussmann Srl che nel 2013 perse l'appalto dell'ospedale Santa Chiara: adesso dovrà pagare agli ex dipendenti l'indennità di preavviso
A tre anni dal cambio appalto per la gestione del servizio di ristorazione dell'ospedale Santa Chiara - alla Dussmann Service srl subentrò la nuova vincitrice Serenissima spa – i lavoratori ottengono finalmente giustizia.
Nelle scorse settimane, infatti, il Tribunale di Trento, con sentenza del giudice del Lavoro Giorgio Flaim, ha riconosciuto il diritto degli addetti al centro cottura di Ravina, alle dimissioni per giusta causa e dunque a ricevere dall'ormai ex datore di lavoro il pagamento del periodo di preavviso.
La somma, che si calcola in base all'anzianità di servizio e alle ore del contratto, va da un minimo di 450 ad un massimo di 3mila euro circa.
La decisione riguarda 13 dei 31 lavoratori coinvolti dalla vicenda, difesi dall'avvocato Sonia Guglieminetti e che hanno fatto causa contro la Dussmann seguiti da Filcams Cgil.
«La sentenza del giudice Flaim riafferma un principio fondamentale, quello che un datore di lavoro non può disporre dei diritti dei propri dipendenti arbitrariamente e unilateralmente – spiega Roland Caramelle, segretario generale della Filcams trentina che ha seguito tutta la vicenda -. E' una pagina nera delle modalità con cui si gestiscono spesso i cambi appalti, sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici, che come in questo caso hanno rischiato di restare senza lavoro, senza stipendio e senza nessuna possibilità di accedere alla disoccupazione per il comportamento opportunistico di Dussmann.»
I fatti risalgono all'estate del 2013 quando Serenissima spa vince la gara d'appalto dell'Azienda sanitaria per il servizio di ristorazione ospedaliera.
Nel disciplinare di gara non si prevede il mantenimento del centro cottura di Ravina, che fino a quel momento aveva assicurato la fornitura e la rigenerazione dei pasti destinati al Santa Chiara e a Villa Igea, dunque i 31 lavoratori non verrebbero riassunti dalla nuova società.
Soluzione che si evita grazie ad un accordo sindacale: Serenissima si impegna a riassumere tutti i lavoratori, attraverso le liste di mobilità.
A questo punto Dussmann avrebbe dovuto licenziare i lavoratori, dando loro la possibilità di accedere alla disoccupazione e alle liste di mobilità, ma la società decide di collocare i 31 dipendenti in aspettativa non retribuita.
Niente stipendio, niente periodo di preavviso e niente disoccupazione. Una scelta dettata, solo, dalla volontà di risparmiare.
Visto l'opportunismo di Dussmann i lavoratori decidono di dimettersi per giustificato motivo e chiedono quanto spetta loro in termini di preavviso.
L'azienda, però, non riconosce il giustificato motivo e non paga un centesimo. Da qui parte il ricorso davanti al giudice.
Intanto l'Ufficio Lavoro, riconosce l'esistenza della giusta causa per le dimissioni e consente a queste persone di essere comunque inserite in lista di mobilità e, dunque, di essere riassunti.
Se così non fosse stato si sarebbero ritrovati senza lavoro e senza sostegno di disoccupazione.
«Quanto accaduto è molto grave e dice molto sulla leggerezza con cui vengono gestiti certi cambi appalto e sull'irresponsabilità di certe aziende che solo per il loro tornaconto economico vanno oltre le regole», conclude Caramelle.