Sabato 3 dicembre all'Auditorium Melotti di Rovereto
Ricci/Forte porta in scena a Rovereto i romanzi di Pier Paolo Pasolini
Foto di Piero Tauro.
Sarà il Performing arts ensemble ricci/forte, compagnia che fa riferimento agli autori e registi Gianni Forte e Stefano Ricci, ad aprire sabato 3 dicembre 2016 all'Auditorium Melotti la rassegna teatrale Altre Tendenze che, su iniziativa del Centro Servizi Culturali S. Chiara, si affianca alla Stagione organizzata al Teatro Zandonai dal Comune di Rovereto, arricchendo in modo significativo l'offerta teatrale della Città della Quercia.
«PPP – Ultimo inventario prima di liquidazione» (questo il titolo) è uno spettacolo che rende omaggio all'opera letteraria di Pier Paolo Pasolini prendendo lo spunto dai suoi romanzi, che gli autori della drammaturgia definiscono «Un terreno civile disseminato da andirivieni, spiazzamenti continui, cadute e riprese tematiche, la discussione di un lavoro che trova l’unità nel suo farsi, nei risentimenti di un IO spavaldo e insieme turbato.»
Uno sguardo non lineare, privo di fiction letteraria, attraverso il quale un cast internazionale di performer prova a restituire il bisogno di etica che Pasolini denunciava da quelle pagine.
«Ed è proprio in questo non finito michelangiolesco – scrive Stefano Ricci nelle note di regia – che sta il cuore di un tempo, il nostro, così turbato e letargico, pronto a cambiare direzione in un panorama privo di ideali. Lingue e nazionalità differenti, saranno il collante per questa frammentarietà, questo conteggio delle macerie, ma soprattutto condivisione autentica sulle istanze che muovono le nuove generazioni europee, impantanate in questo vischioso apparente benessere propinato da uno Stato confuso.
Foto di Virginia e Daniele Antonelli.
«PPP – Ultimo inventario prima di liquidazione» porta in scena uno smascheramento della società attraverso lo sguardo visionario e critico di un ensemble che da sempre si interroga sulle metamorfosi del Presente.
«È precisamente l’essenza parziale, tronca, delle opere letterarie di Pasolini – spiegano gli autori dello spettacolo – ad attrarre per il suo spirito profetico.
«Una scrittura allucinata per combattere l’edonismo imperante; un disordine che racconta la voglia di vita; l’esplosione del bisogno di valori, nascosti sotto la frantumazione della morale; la tensione kantiana dei dettagli di un corpo che si fa simbolo universale.»
Un allestimento scenico di folgorante bellezza, che il critico Rodolfo di Giammarco su la Repubblica ha definito «Opera di estrema importanza sociale, poema di copiosi linguaggi letterari e artistici e spettacolo di rara coscienza intima.»