Viticoltura: modello trentino verso la sostenibilità ambientale

La cultura del vino al centro di una serata organizzata dal Comune di Volano in collaborazione con il Consorzio di tutela Vini del Trentino

La cultura del vino al centro di un‘intera serata organizzata dal Comune di Volano, venerdì scorso, 21 settembre, in collaborazione con il Consorzio di tutela Vini del Trentino.
In sala consiliare si sono alternati gli interventi degli esperti per approfondire i temi della serata.
«Sostenibilità in agricoltura. Il modello trentino» il titolo della tavola rotonda pubblica.
Un confronto aperto tra amministratori, tecnici, agricoltori. Volano è un comune a vocazione agricola: dei 340 ettari coltivati – il dato lo ha fornito l’assessore all’agricoltura e ambiente del Comune di Volano Cristina Zandarco introducendo la serata – dei quali 290 a vigneto; cresciuta in una famiglia contadina, con esperienza lavorativa nell’ambiente vitivinicolo e con un ruolo a livello di assessorato comunale ha voluto porre l’attenzione sul progressivo interesse e impegno maturato nei coltivatori verso un’agricoltura sempre più sostenibile.
 
Progressiva la riduzione dei prodotti fitosanitari e dei diserbi con il controllo puntuale dell’uva in sede di conferimento per rilevare eventuali residui, metodi di confusione sessuale introdotti per trattare anticipatamente i vigneti, conversione sia di interi rami di azienda che di singoli fondi in biologico, utilizzo di sistemi antideriva e rispetto di quanto previsto dai regolamenti comunali in tema di trattamenti ovvero distanze dai luoghi sensibili e orari concessi per esempio nelle zone adiacenti la pista ciclabile.
Un passaggio è stato riservato anche all’utilizzo ridotto dell’acqua per le irrigazioni, altro elemento non riproducibile, e in questo, sottolinea l’assessore Zandarco, ha giocato un ruolo importante il Consorzio di miglioramento fondiario che ha convertito gli impianti nel metodo a goccia.
 
«Siamo convinti – ha aggiunto Zandarco, – che queste iniziative di tipo culturale possano rappresentare un elemento di crescita complessiva della società moderna, in cui si punta alla mediazione tra contesto urbano e contesto agricolo, ma con un unico obiettivo ovvero la salvaguardia dell’ambiente tramite la custodia e la coltivazione dei terreni agricoli di pregio, la tutela del paesaggio come biglietto da visita per il turismo e l’utilizzo di tutte le tecnologie e soluzioni alternative e naturali per rispettare l’ambiente in cui viviamo.»
 
Da Conegliano è arrivato il presidente nazionale delle Città del Vino, Floriano Zambon: l’associazione ha superato l’anno scorso i trent’anni di vita e raccoglie circa 500 dei mille comuni italiani a vocazione vinicola.
«Il vino – ha detto Zambon – da alimento è diventato bevanda. Dopo lo scandalo metanolo degli anni Ottanta si è conquistato un ruolo di poesia della tavola.»
Il vino identifica un territorio e spesso avviene viceversa. Oggi il tema centrale, accanto alla sostenibilità, è quello della compatibilità.
La densità di vigneti in base all’antropizzazione, l’intensità dei trattamenti.
«Su una sessantina di molecole ammesse – ha ricordato Zambon – ne vengono utilizzate una quarantina e 12 di queste sono di recente introduzione.»
Biologico è un forte orientamento del mercato. Un secolo fa in Italia avevamo due milioni di ettari vitati. Oggi siamo a poco più di 700.000.
 
Bruno Lutterotti, presidente del Consorzio Vini del Trentino, ha ricordato i numeri della viticoltura in Trentino e quelli di un’annata, il 2018, di produzione record.
La sfida trentina è far fronte alla frammentazione fondiaria (il 60% delle aziende sono sotto l’ettaro).
Ci sono diecimila viticoltori e circa undicimila ettari di superficie Quest’anno la produzione ha fatto registrare un +20% sul 2017. Il mondo del vino, ha rimarcato Lutterotti, prima di spiegare la certificazione SQNPI, punta sempre di più sulle emozioni che si portano nel calice. L’agricoltura biologica spinge gli agricoltori a sforzare di più la mente a trovare soluzioni intelligenti e innovative.
«Non può essere tutto biologico, però – ha chiosato Lutterotti – perché ad esempio se il microclima è umido il trattamento con il solo rame non basta. Non bisogna criminalizzare le produzioni non biologiche.»
 
Mario Chemolli, direttore dell’Ufficio tutela produzioni della Provincia autonoma di Trento, ha portato la voce dell’ente pubblico: mappatura delle produzioni, tendenze, superfici, scelte varietali e finanziamenti e contributi per cambi varietali e coltivazioni biologiche.
Lo sguardo tecnico-scientifico è stato portato da Gastone Dallago, che dirige il Centro di Saggio della Fondazione Mach di San Michele all’Adige. Dove si sperimentano prodotti fitosanitari. Dal 2020 le revisioni degli atomizzatori saranno triennali. Per quanto riguarda il diserbo, l’utilizzo del glifosato è stato molto ridotto.
Salubrità il termine chiave della relazione di Angelo Giovanazzi, medico nutrizionista esperto di biologico e consulente della Fondazione Mach.
«Un’agricoltura biologica è priva anche di quei cosiddetti interferenti endocrini, che colpiscono i soggetti sensibili, e che rappresentano un pericolo per il sistema nervoso centrale.»
Si complimenta inoltre con gli amministratori volanesi per aver saputo organizzare un incontro di alto livello culturale e scientifico.