Storie di donne, letteratura di genere/ 140 – Di Luciana Grillo

Virginia Woolf, Diari – Appunti di viaggio mai pubblicati prima

Titolo: Diari di viaggio in Italia e in Europa
Autrice: Virginia Woolf
 
Traduttore: F. Cosi, A. Repossi
Editore: Mattioli 1885 – Edizione 2016
 
Pagine: 285, Brossura
Prezzo di copertina: € 9,90
 
Virginia Woolf non ha scritto letteratura di viaggio, ma ha sempre tenuto diari puntuali sui suoi spostamenti, pubblicati solo recentemente.
Nel testo che ho letto con grande interesse e curiosità, sono presenti anche inediti, mai pubblicati prima.
Quel che colpisce è il desiderio dell’autrice di «scrivere non soltanto con l’occhio, ma con la mente; e scoprire la realtà delle cose al di là delle apparenze»: il suo desiderio è realizzato sia nei primi diari che descrivono i viaggi giovanili, sia quelli della maturità, che corrispondono anche all’ultimo decennio della sua vita.
Così, guardiamo i luoghi che Virginia ha visitato con i suoi occhi e soprattutto con la sua anima: più che monumenti e luoghi turistici, l’autrice vuole «trasferire intatte sulla pagina l’atmosfera dei luoghi e le sensazioni…» e ci conduce nel 1906 in Grecia e Turchia.
 
Quando giunge ad Eleusi, commenta amaramente: «Ancora una volta, gli antichi greci si sono presi il meglio, mentre noi eravamo viandanti tardivi: i santuari sono crollati e gli oracoli sono muti», mentre quando è sull’Acropoli, riconosce che «è un luogo che, nel pensiero e nelle parole, ti soverchia come un’onda» e a Micene confessa di avere «il gusto di Omero in bocca… Questo è il vantaggio di vedere le cose sul posto; le parole dei poeti cominciano a cantare e a incarnarsi».
Il viaggio prosegue, con la stessa intensità di sentimenti, il piccolo gruppo va a Costantinopoli, nei cui sobborghi «scorre ancora viva gran parte dell‘Oriente Meraviglioso… di giorno bisogna vedere… sentire lo schiamazzo della strada e del bazar; di notte, quando anche i cani sono silenziosi, bisogna sentire il battere smorzato di un tamburo, e ascoltare una voce che non sale né scende, ma invoca sempre, con impegno e fiducia, un qualcosa che viene concesso al fedele che passa la notte in preghiera.»
 
Due anni dopo è la volta dell’Italia, siamo nel 1908, «non c’è molto da dire di Milano…è tutto un po’ polveroso, molto teatrale», mentre arrivando a Siena «il panorama era affascinante, ovviamente simile ai paesaggi dei dipinti italiani duecenteschi»; a Perugia «un ecclesiastico inglese in abito da sera stempera subito l’atmosfera italiana…»; Firenze, nel 1909, a Virginia «sembra un posto molto felice. Anche la madre più povera può lasciar giocare i figli nell’erba alta, e il glicine è in fiore».
 
Altro viaggio, altro diario: si torna in Cornovaglia, dove la famiglia Woolf trascorreva le vacanze; è come tornare indietro nel tempo, «in un altro mondo, quasi in un’altra epoca», si attraversa l’Inghilterra, Virginia sperimenta a Londra la Twopenny Tube, la ferrovia sotterranea, per raccontare poi dell’East Sussex, del Somerset, del Galles e confessa che «quando leggo questo taccuino… vengo colpita dalla sommarietà delle affermazioni – la trascuratezza delle descrizioni – la ripetizione degli aggettivi – e in breve lo considero un lavoro molto precipitoso.»
 
La seconda parte dei diari è datata 1931: Virginia è ormai una scrittrice affermata, scrive i diari solo per sé, appunti piuttosto sintetici («Newhaven: cena. Hotel ristrutturato di recente in stile moderno. Ospiti sorprendenti. 2 giovani con i pantaloni in realtà sono donne…»), ma sempre interessanti e ricchi di annotazioni personali.
E quando ritorna in Grecia, si chiede: «Che cosa posso dire del Partenone? – che mi è venuto incontro il mio stesso fantasma, la ragazza di 23 anni con tutta la vita davanti… La Grecia… è una terra così antica che è come passeggiare sui prati lunari… I greci di oggi, queste persone stanche morte che percorrono senza sosta le strade, non sanno più parlare il greco…».
 
Ci si avvia alla conclusione dei diari e della vita di Virginia Woolf che ancora, instancabilmente, attraversa il mare per tornare in Italia, prima in Liguria e poi in Toscana.
A Siena scrive che «oggi abbiamo visto il più bello dei panorami e un uomo malinconico. Il panorama era come un verso poetico che si forma da sé» e vive tutte le suggestioni che grazie alla sua cultura riesce a provare.
Infine, Irlanda, ritorno in Inghilterra, visita alla tomba di Shakespeare, e ancora viaggi lunghi e faticosi in automobile verso l’Olanda, l’Italia, la Provenza, Chartres… il nord dell’Inghilterra, la Scozia «e poi, stufa di ricopiare, ho strappato il resto – è una lezione per il prossimo viaggio: evitare le infinite annotazioni a matita…».
E poi la morte, quell’ultimo viaggio verso le acque del fiume Ouse.
 
Luciana Grillo
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