Associazione Castelli del Trentino, giovedì 9 – Di Daniela Larentis

Ospiti tre laureati in materie storiche: con Sonia Forrer si parlerà di Christian Schneller, uno studioso di confine – L’intervista

Foto Schneller.
 
Il ciclo di serate predisposte dall’Associazione Castelli del Trentino, denominato «Gli incontri del giovedì», organizzato dal presidente Bruno Kaisermann e dal vicepresidente, il giornalista, storico e critico d’arte Pietro Marsilli, prosegue con l’appuntamento di giovedì prossimo, presso la Sala Civica di Mezzolombardo, Corso del Popolo 17.
Il 9 novembre alle 20.30 si parlerà di Christian Schneller, uno studioso di confine, della tradizione agiografica su San Romedio e del Castello di Monreale con tre laureati in materie storiche, rispettivamente con Sonia Forrer, Christian Giacomozzi e Sabrina Michelon.
 
Ricordiamo che tutti gli incontri in programma godono del patrocinio della Regione Trentino Alto-Adige, della Provincia Autonoma Trento, della Comunità Rotaliana-Koenisberg e del Comune di Mezzolombardo e della collaborazione dell’Accademia degli Agiati di Rovereto, della Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, del Museo degli Usi e Costumi della gente Trentina. Sono, inoltre, riconosciuti da IPRASE e validi ai fini dell’aggiornamento del personale docente della Provincia Autonoma di Trento.
 
Qui di seguito la prima delle tre interviste (lunedì e martedì verranno pubblicate quelle degli altri due relatori).
Abbiamo avuto il piacere di porgere alcune domande a Sonia Forrer, insegnante di scuola primaria e maestra di sci, vincitrice con il saggio dedicato a Schiller del «Premio Gino Onestinghel» per l’anno 2016, promosso dalla Società di studi trentini di scienze storiche in collaborazione con la Cassa Rurale di Trento e il liceo Giovanni Prati.
 
Lei ha scritto un saggio dedicato all’etnologo Christian Schneller, risultato vincitore nel 2016 del premio «Gino Onestinghel» promosso dalla società di studi storici in collaborazione con la Cassa Rurale di Trento e il «Liceo Giovanni Prati», gettando nuova luce su questo personaggio: in vista dell’incontro di giovedì prossimo, potrebbe anticiparci qualche informazione per inquadrare l’argomento? Chi era questo intellettuale tirolese e perché è considerato il fondatore delle ricerche sulla cultura popolare del Wälschtirol?
«Christian Schneller (1831-1908) fu un intellettuale tirolese di lingua tedesca che si interessò al Wälschtirol nella seconda metà dell’Ottocento (apice della sua attività fu tra gli anni ’60 e ’80).
«Al Tirolo di lingua italiana, area nella quale egli vedeva la presenza di un’antica matrice culturale germanica, dedicò un’ampia messe di studi di ambito etnografico, linguistico, onomastico, toponomastico e storico, di taglio perlopiù interdisciplinare e divulgativo.
«La sua opera etnografica più nota, Märchen und Sagen aus Wälschtirol (1867), è considerata la prima vera e propria raccolta di fiabe e leggende sul Trentino; una ricerca senza precedenti per quanto riguarda la parte italiana del Land, grazie a cui Schneller è considerato il fondatore degli studi di cultura popolare su tale territorio.
«Fu professore presso il ginnasio di Rovereto, in anni cruciali, tra il 1856 e il 1868, e sposò una roveretana, Maria Canestrini, figlia di un ricco borghese della città; dei tre figli che superarono l’infanzia, il maschio, e primogenito, a quanto pare si mostrava poco motivato, nel contesto roveretano, allo studio della lingua tedesca, con gran dispiacere del padre, il quale riteneva che la sua formazione di base dovesse assolutamente essere tedesca.
«Temendo le mire italiane sul Wälschtirol, in particolare dopo la guerra del 1866, promosse iniziative in difesa dell’originario elemento culturale tedesco preservatosi nelle enclaves germanofone del basso Trentino, anticipando metodi e finalità politiche delle associazioni tedesche di difesa nazionale.»
 
Che cosa si indicava esattamente con il termine Wälschtirol?
«Con il termine Wälschtirol si indicava la parte del Tirolo meridionale di lingua italiana, corrispondente grosso modo a quello che già nella pubblicistica dell’epoca cominciava a venire indicato come Trentino.
«Il toponimo può essere pertanto utilizzato senza particolari ambiguità in riferimento all’epoca considerata, a differenza di Südtirol, che poteva indicare sia il Tirolo italiano (Wälschtirol, Wälschsüdtirol o Trentino), sia un’area più ampia, corrispondente a tutto il Tirolo a sud del Brennero (l’attuale regione Trentino-Alto Adige). Il territorio dell’odierna provincia di Bolzano veniva invece designato dai termini Deutschsüdtirol o Mitteltirol
 
Qual è stato il suo maggior contributo agli studi sul Tirolo italiano?
«Io ritengo sia il fatto di aver individuato e cercato di colmare la lacuna sussistente all’epoca nel campo degli studi sulle tradizioni popolari della parte italiana del Land tirolese e soprattutto nell’aver promosso, attraverso le proprie ricerche, l’idea del Trentino come ponte, zona intermedia tra la realtà culturale germanica e quella italiana, territorio di confine dai tratti etno-culturali misti, come esplicitato nel prologo del proprio lavoro etnografico maggiore (Märchen und Sagen aus Wälschtirol, del 1867): eine Brücke, welche von Deutschland hinabführt nach Italien.
«In ciò egli si distinse dagli intellettuali coevi, sia di parte italiana sia tedesca, i quali ebbero la generale tendenza a fornire immagini estremizzanti, rispettivamente dell’italianità o della germanità del Trentino.
«È pur vero che Schneller, nel complesso, concentrò le proprie ricerche nelle isole germanofone del Trentino sudorientale, dove era più probabile riscontrare, nella cultura e nella lingua delle popolazioni locali, i relitti dell’antico elemento tedesco.
«Va altresì riconosciuto il valore, che non muta nel tempo, dei materiali folclorici e linguistici contenuti nei suoi lavori, raccolti secondo un preciso metodo di registrazione ed esposti nella loro autentica forma popolare, secondo il modello dei Grimm.»
 
Potrebbe, a grandi linee, fornirci qualche informazione circa la sua attività letteraria, citando qualche opera in particolare?
«Schneller fin dall’adolescenza scrisse versi e rime in tedesco e racconti in latino, lingua centrale nel suo percorso di studi. Fonti di interesse e ispirazione furono per lui la natura, la storia e il fascino delle tradizioni della regione tirolese.
«Nel 1860 diede alla luce una favola epica, Am Alpsee, che è considerata la sua miglior opera letteraria, nonché una delle migliori epiche del tardo romanticismo tirolese. Interessanti ai fini dell’analisi del percorso ideologico dello studioso sono i componimenti a cui diede vita nel quinto anno di ginnasio (1847-48), riconducibili allo Schützenwesen, un movimento culturale e politico che celebrava le gesta di Andreas Hofer e degli Schützen.
«Significative sono anche alcune liriche del biennio 1850-51, in cui il giovane poeta espresse sentimenti e concezioni accostabili alla prospettiva politica degli Alldeutschen, culminante nell’anelito all’unione di tutti i germanofoni d’Europa in un unico grande regno tedesco.
«Più avanti, nel periodo roveretano, la nascita del regno d’Italia, con i timori di una futura annessione ad esso del Wälschtirol e oltre, fino al Brennero, ispirarono a Schneller la raccolta Jenseit des Brenners. In essa confluirono vari componimenti di intonazione patriottica a difesa dell’integrità politica del Land.
«Così Schneller si guadagnò apprezzamento, visibilità e nuove amicizie presso i circoli tedesco-nazionali del Tirolo e l’etichetta encomiastica, da lui peraltro non gradita, di sentinella del confine meridionale tedesco
 
Qual era il suo pensiero politico? Come valutava la prospettiva dell’uscita del Wälschtirol dallo stato austriaco, perché pensava che il Trentino dovesse restare sotto l’Austria?
«Schneller respingeva risolutamente la prospettiva dell’uscita del Wälschtirol dallo stato austriaco; alla base di tale rivendicazione di parte filoitaliana vi era in sostanza il principio nazionale e l’affermazione che il Trentino fosse totalmente italiano non era per lui accettabile, né alla luce della storia, né delle caratteristiche culturali del suo tempo, come i suoi studi volevano mostrare.
«Il Trentino, dunque, doveva rimanere austriaco, poiché di fondamento storico-culturale germanico. Lo studioso era anche sicuro che la stragrande maggioranza dei Wälschtiroler volesse restare sotto l’Austria; meno compatta gli appariva invece l’opinione pubblica trentina sulla questione del Landesverband, cioè del nesso regionale con il Tirolo tedesco, e una buona parte di essa convergeva sulla richiesta di un’autonomia amministrativa e legislativa da Innsbruck.
«Schneller temeva però che concedere al Tirolo italiano lo status di provincia autonoma dell’Impero, emancipata dai vincoli con la parte tedesca del Land, avrebbe significato dar vita a una provincia totalmente nuova e distinta della monarchia, la quale avrebbe progressivamente reciso tutti i legami con il Tirolo tedesco e in poco tempo sarebbe stata assorbita dallo stato nazionale italiano.»
 
Che cosa era il «Comitato per il sostegno delle scuole di lingua tedesca nel Tirolo italiano», quando fu fondato e per quale scopo?
«Di fronte all’avanzamento della lingua e della cultura italiana a discapito dell’elemento tedesco, che Schneller riscontrava nella parte meridionale del Tirolo e in particolare nelle aree mistilingui a cavallo del confine linguistico e nelle enclavi germanofone del basso Trentino, lo studioso riteneva fosse necessario attuare iniziative, finanziate con fondi privati, a sostegno delle scuole di lingua tedesca poste in tali aree, al fine di salvaguardare il Deutschtum nella parte meridionale del Land. Nacque così il Comité zur Unterstützung der deutschen Schulen in Wälschtirol (Comitato per il sostegno delle scuole di lingua tedesca nel Tirolo italiano), fondato ufficialmente a Innsbruck nel 1867.
«In uno dei primi bollettini societari era specificato che i fondi investiti nelle scuole con lingua d’insegnamento tedesca sarebbero serviti soprattutto ad arrestare l’italianizzazione condotta nella regione dalle autorità locali e dal clero e ad aiutare la popolazione a ritrovare la sua più autentica identità. Il fine ultimo, quindi, non era tanto il generico miglioramento dell’istruzione scolastica quanto, tramite quest’ultima, l’unione più salda della popolazione di quelle località alla lingua e alla cultura tedesca e, attraverso queste, all’Austria e al Tirolo. Il Comitato di Schneller fu precursore delle Nationale Schutzvereine (associazioni di difesa nazionale) sorte dagli anni ’80 dell’Ottocento.»
 
Da un punto di vista metodologico come ha condotto lo studio delle fonti?
«Da fonti secondarie (saggi, biografie, analisi su Schneller) sono risalita agli scritti dello studioso e numerosi suoi articoli pubblicati nella stampa quotidiana tirolese tra gli anni ’60 e ’70 dell’Ottocento (in particolare nel Bothe für Tirol und Vorarlberg, per il quale fu corrispondente dal Wälschtirol), il contenuto dei quali è spesso confluito poi in opuscoli dal carattere divulgativo o nelle stesse trattazioni più sistematiche e note. Ho scelto di soffermarmi in maniera particolare sugli articoli di Schneller pubblicati nei quotidiani dell’epoca, ritenendoli interessanti in quanto in presa diretta sugli eventi e sulle polemiche coeve e atti a mostrare in modo più esplicito le posizioni politico-ideologiche dello studioso, tenendo ben presente l’intento prevalentemente divulgativo e propagandistico di tali scritti.»
 
Quali sono stati gli elementi principali del lavoro svolto?
«L’analisi degli scritti di Schneller, collocati nel percorso intellettuale, ma anche personale-esistenziale, dello studioso, sullo sfondo delle vicende coeve nell’ambito della monarchia asburgica e delle tendenze culturali e ideologiche che caratterizzarono quel contesto storico.»
 
Quali sono state le principali difficoltà affrontate?
«Il carico di lavoro costituito dalla decifrazione e traduzione degli articoli esaminati, scritti in carattere gotico, in un tedesco di fine ‘800 dalla sintassi poco lineare, dei quali solo alcune parti si sono rivelate utili ai fini dell’analisi perseguita.
«Altra criticità: individuare un focus preciso, un filo conduttore, uno schema coerente a cui ricondurre tutta la mole di informazioni trovate, evitando forzature interpretative, ma senza rinunciare a proporre chiavi di lettura con qualche elemento di originalità rispetto alle preesistenti analisi del percorso dello studioso tirolese.»
 
Progetti futuri?
«Riuscire a portare a termine il percorso di studi conseguendo la laurea magistrale in scienze storiche, compatibilmente con gli impegni di lavoro e, magari, contestualmente al percorso universitario, approfondire ulteriori aspetti incontrati nella mia ricerca su Schneller, relativi a quello specifico contesto storico, come i temi dell’italianizzazione/germanizzazione, della lingua d’insegnamento nelle scuole, del ruolo effettivamente giocato dalle istituzioni politiche e dal clero rispetto a tali questioni».
 
Daniela Larentis - [email protected]