37° Oriente Occidente: quando i corpi incontrano mondi e culture

L’imponente rilancio da parte del premier cinese Xi Jinping della Via della Seta prefigurata da Marco Polo ne è recente testimonianza

Deborah Colker - Companhia De Danza - @Lenise Pinheiro.
 
Cosa appartiene al dna del Festival Oriente Occidente, da 37 anni uno dei più importanti e innovativi sulla scena internazionale della danza?
Indubbiamente il rapporto tra due mondi sempre meno distanti nell’era globale pur ancorati alle proprie tradizioni e alla propria concezione del tempo: l’imponente rilancio da parte del premier cinese Xi Jinping della Via della Seta prefigurata da Marco Polo ne è recente testimonianza.
E ancora: l’eclettismo, che sin dalle origini ha spinto il Festival a entrare nelle pieghe della società contemporanea attraverso la multiculturalità dei linguaggi artistici e delle scritture coreografiche, dalle più astratte alle più teatrali, tenendo saldo il principio del «racconto di senso» attraverso il corpo.
Ma anche la ricerca del nuovo, intesa come sguardo su un cammino da svolgere insieme alle generazioni emergenti. E il rapporto con le altre arti in una città come Rovereto che vanta una forte identità culturale e ospita un museo di arte moderna e contemporanea, il Mart, di assoluto rilievo internazionale.
E infine, ma non ultima, la convinzione - mai venuta meno - che danzare sia per tutti: «Danziamo, danziamo, altrimenti siamo perduti» sollecitava Pina Bausch.
 
Da trentasette edizioni il dna di Oriente Occidente, diretto fin dall’inizio da Lanfranco Cis e Paolo Manfrini, non subisce mutazioni e i suoi valori sono punti fermi, pur nella costante innovazione di contenuti e spettacoli, anche nella programmazione 2017: a Rovereto in Trentino dal 30 agosto al 10 settembre.
Per cominciare al Festival sta particolarmente a cuore il tema dell’inclusività. Da oltre un anno grazie alla sua partecipazione, quale referente per l’Italia, a un bando della Comunità Europea con partner del Regno Unito, Svezia, Germania, Croazia e Svizzera a Rovereto si costruiscono percorsi innovativi per la formazione professionale e per la visione di spettacoli di danza realizzati insieme da artisti abili e diversamente abili.
Nel programma 2017 non poteva dunque mancare Candoco, la compagnia pioniera e leader nel mondo dell’integrazione a livello professionale.
Una danza, la sua, che a dispetto delle barriere fisiche sa confrontarsi con il grande repertorio.
Un esempio su tutti: la riproposta di Set and Reset di Trisha Brown (nell’anno della sua scomparsa), capolavoro postmoderno che Candoco restituisce con assoluta veridicità affiancandolo alla prima mondiale di un lavoro firmato per la compagnia dall’israeliana Yasmeen Godder.
 

 
Ma di inclusività parla anche Bad Lambs di Michela Lucenti per Balletto Civile che il festival coproduce: un viaggio nel presente – come spiega la coreografa – «per amalgamare corpi diversi e trovare una necessaria armonia».
Il rapporto tra danza e arte visiva fa capolino in due diversi progetti: i francesi Héla Fattoumi e Éric Lamoureux si ispirano alle Entité Ailée di Hans Harp per ridefinire la relazione con l’alterità nello spettacolo Oscyl Variation, in prima nazionale, che si propone di far dialogare sette sculture biomorfiche con sette danzatori in carne ed ossa.
Pietro Marullo, eclettico costruttore di visioni, ha invece ideato con Wreck, coproduzione del Festival e prima assoluta, una «soft sculpture» fluttuante per parlarci di naufragi nella futuristica piazza del Mart disegnata dall’archistar Mario Botta. E ancora nelle sale del museo Salvo Lombardo installa una «biblioteca» itinerante e interattiva di segni, gesti, parole, suoni raccolti con la complicità dei visitatori.
Due le visioni provenienti da Oriente. Con la celebre compagnia U-Theatre per incontrare al ritmo dei grandi tamburi di Taiwan la perfetta sintesi di suono e movimento in Beyond Time, altra prima nazionale. E con il coreografo Sang Jijia, tibetano ma attivo in Cina, per vedere incarnata nei danzatori dell’italianissimo Spellbound Contemporary Ballet la fusione di stilemi coreutici dell’Est e dell’Ovest in Pa|Ethos.
Altri racconti di senso vengono scritti nel cuore del Festival da alcune grandi firme della danza mondiale.
 
Angelin Preljocaj nel suo ultimo lavoro La Fresque si ispira a un racconto cinese e rafforza quindi il riferimento all’Oriente.
Abou Lagraa ritorna con una prima mondiale, Wonderful one, in cui inneggia «alla meraviglia custodita nell’essere umano».
Catherine Berbessou in Tu, el cielo y tu, prima nazionale, rende visibile attraverso la rivisitazione contemporanea del tango argentino la trama dei sentimenti amorosi che sottendono il quotidiano.
La brasiliana Deborah Colker con VeRo, altra prima nazionale, esalta la bellezza e l’energia delle coreografie acrobatiche.
Il danzatore/mito Lutz Förster in Dance Stories fa un racconto appassionato della sua carriera con e intorno a Pina Bausch.
 

 
Contraltare a questi grandi nomi, le proposte di CID Cantieri – lo spin off formativo e creativo di Oriente Occidente - e il sostegno produttivo dato dal Festival ad alcuni artisti divenuti «associati» alla manifestazione per il biennio 2017/2018.
Giovani e promettenti coreografi come Tommaso Monza con Lo Schiaccianoci, Francesca Penzo con Vanitas, Manolo Perazzi con Crossover, Pietro Marullo con Wreck, Collettivo Piratejenny con Cheerleaders, Irene Russolillo con The Speech e Wave, Salvo Lombardo con Present Continuous pronti a presentare al pubblico le loro nuove creazioni.
E per ammaliare anche coloro che mai prima d’ora sono entrati in teatro a guardare uno spettacolo di danza contemporanea Oriente Occidente esce all’aperto e valorizza coreuticamente gli spazi urbani più belli di Rovereto: con le migliori coreografie di Angelin Preljocaj nell’inedito format «per esterno», con il circo contemporaneo coniugato alla contact improvisation del gruppo francese (Reve)² e con la danza verticale, però sulle punte, dei catalani di Delrevés.

E sempre all’aperto, in uno spazio di grande, significativo valore, una novità assoluta: uno spettacolo/conferenza condotto dal divulgatore scientifico Mario Tozzi, supportato da un emozionante apparato tecnologico multimediale e dedicato, in collaborazione con Trentino Sviluppo, al grande progetto di riconversione della Manifattura Tabacchi di Rovereto nel segno della green economy e delle innovazioni sostenibili.
Infine, a chiudere il cerchio, workshop, stage e conferenze organizzate con Montura sui temi più interessanti generati dai contenuti e dai valori del Festival.