Storie di donne, letteratura di genere/ 308 – Di Luciana Grillo

Sandra Lorenzano: «La stirpe del silenzio» – Non c’è consolazione fra le pagine di questo libro: solo una conclusione che ha il sapore di una resa dei conti…

Titolo: La stirpe del silenzio
Autrice: Sandra Lorenzano
 
Traduttrice: Francesca Casafina
Editore: Nova Delphi Libri 2019
 
Pagine: 184, brossura
Prezzo di copertina: € 14
 
Questo romanzo ripercorre storie vere e drammatiche che dalla vecchia Europa si snodano nel Nuovo Mondo, coinvolgendo giovani donne – spesso ancora bambine – private del loro passato, della loro dignità, della loro libertà. Ma non della loro memoria.
Sandra Lorenzano, nata in Argentina e residente in Messico, si muove su tre diversi piani: da un lato c’è la ricerca affannosa di Irene che si chiede: «…ho bisogno di sapere chi fosse Claire… ho bisogno di sapere chi era mia madre… Chi sono io adesso? Come ricamo il passato del mio universo?».
Ricorda la mamma Noelle, che il 29 agosto festeggiava il compleanno «e si avvertiva sempre un’ombra, perché il giorno dopo era l’anniversario della morte della madre… Pensava di essere la colpevole della sua morte?».
 
Quanta sofferenza in Noelle, amata come una figlia da Regina, che aveva assistito e sorretto Claire durante il parto! «Ma la forza della vita era feroce in lei, come nelle donne che raccontano le loro storie nei ricami. Sprofondate nella miseria, sole, il più delle volte con figli a carico, maltrattate, non perdono i fili che le legano alla vita, non permettono mai che sfuggano loro di mano».
Dall’altro ci sono due ragazzine, le sorelle Claire e Anette, che dopo la morte dei genitori un sacerdote spedisce dalla Francia in Messico, con la speranza di una nuova vita.
Entrambe si impegnano a non dimenticare le loro origini, i genitori Marie e Jacques, a rimanere «le guardiane della memoria. Se noi lo dimentichiamo, questo ricordo sparirà per sempre dalla faccia della terra.
 
Tutte le notti, le sorelline, strette l’una all’altra, cominciavano a raccontare…» e ricordavano le parole del padre: «La cosa più importante che posso lasciare a entrambe è una buona educazione».
La nuova vita promessa da padre Aguiar è un abisso di soprusi e violenze, soprattutto per Claire, il cui futuro sposo – Norberto – dopo un breve periodo di attenzione e rispetto e una promessa mai mantenuta di matrimonio, diventa «il padrone di casa… Ogni tanto arriva di pomeriggio con un regalo per Claire. Dava qualche dolcetto ad Anette e la mandava in cortile… Un pomeriggio non arrivò solo. Un altro uomo… Prese la bambina per mano proponendole di andare al parco a comprare dello zucchero filato. Lasciamo per un po’ tua sorella con il mio amico».
 
Anette si salva, ma i ricordi dolorosi non l’abbandoneranno mai e condizioneranno la sua lunga vita.
A Tijuana, dove Anette lavora in un ristorante dopo essere stata accolta da una coppia con cui aveva viaggiato dall’Europa, la sua storia si incrocia con quella di Rita Hayworth che ancora si chiamava Margarita Cansino e si esibiva – appena tredicenne – nel Casinò di Agua Caliente, luogo di incontro con uomini ricchi alla ricerca di trasgressioni.
Per Margarita non c’è pietà, è il padre a dominarla, ad abusare di lei, a imporle di ballare, di incontrare vecchi schifosi, nonostante i tentativi della madre di salvarla: «Lascia stare la bambina, Eduardo, – grida la mamma. – Che ne sai tu, Volga? Non vedi che le piace? Ma se appena cammina…».
 
Vanno in California, Maggie e il fratellino Verny sognano una grande casa, Maggie vorrebbe proteggerlo da tanto male: «…Avrai sempre un posticino quando ti sveglierai con gli incubi. Ma non ci saranno incubi, Verny, perché papà sarà così felice che si dimenticherà di te. Si dimenticherà di spingerti, di picchiarti e di affondarti la faccia nel piatto».
Nulla però cambia per questi ragazzini, «Tutti i padri lo farnno con le figlie. Perché le amanoNon vuoi portare i soldi a casa, Maggie? Ma ho solo tredici anni, papà. Non vuoi che la mamma sia contenta?»
Non c’è consolazione fra le pagine di questo libro, solo una conclusione che ha il sapore di una resa dei conti: «Spero, così, di aver salvato altri innocenti.

Luciana Grillo - [email protected]
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