Storie di donne, letteratura di genere/ 22 – Di Luciana Grillo

«Olio su tela» di Gina Picart – Raccolta di racconti e insieme di immagini dove la dimensione onirica si mescola a storie dense di passione di follia e d'amore

Titolo: Olio su tela
Autrice: Picart Gina 
 
Editore: Nova Delphi Libri 2014
Pagine: 128 - Brossura
 
Traduttore: Serena Ferraiolo
Prezzo di copertina: € 12,00
 
Una delle scrittrici cubane più affermate è Gina Picart, di cui per la prima volta si pubblica in italiano una raccolta di racconti.
E siccome la Picart è anche giornalista e sceneggiatrice, i suoi racconti sembrano quadri viventi o spettacoli dei quali l’autrice conosce ogni aspetto, anche il più nascosto, anche il più privato.
Certamente, quando un testo è tradotto, bisogna riconoscere al traduttore il merito di aver reso, in una lingua diversa dall’originale, la o le storie gradevoli e di scorrevole lettura.
Dunque, menzione ed elogio sono in questo caso dovuti alla traduttrice Serena Ferraiolo.
 
I racconti di Gina Picart, molto diversi uno dall’altro, sono ambientati in luoghi lontani, in tempi talvolta indefiniti, in spazi spesso sovrapposti.
Il primo, molto breve, Finestra sul mare, è un susseguirsi di grigi: il velo, il mare, un intonaco, una tela…
Sullo sfondo forse una nave che non si sa se c’è o se è solo frutto di immaginazione, non si sa se passa, se ormeggia, dove va.
E così un pagliaccio, che appare e scompare, e torrenti di luci e maree sulle soglie di un sogno, prima che tutto svanisca.
 
Il secondo racconto, Il principe dei gigli, è forte, originale, carnale, ambientato nella Costa azzurra degli anni ’20.
Sulla promenade des Anglais passeggiano Colette e Cocteau, Radiguet e Tamara de Lempicka; sulla strada sfreccia una lucente Bugatti verde; in ville lussuose e appartate si consumano rapporti scabrosi, incontri depravati, che la pittrice polacca dipinge su grandi tele, senza perdere d’occhio i modelli, anzi suggerendo (o imponendo) posizioni e atteggiamenti.
La morte di un giovane uomo conclude la storia, che lascia nel lettore un’impronta di quel male di vivere proprio degli intellettuali di quegli anni.
E il pensiero va a Scott Fiztgerald e alla sua Zelda.
 
Completamente diverso il terzo racconto, come se deliberatamente l’autrice volesse disorientare il lettore.
Il nome della Fossa, titolo che evoca naturalmente Il nome della rosa, è una storia in bilico tra vero/falso, sogno/realtà e contiene frammenti e citazioni di Borges, Eco e Allan Poe.
Qui incrociamo tre francescani e un’Abbazia, leggiamo di Vendicazioni, seguiamo i protagonisti in un avventuroso percorso verso la Biblioteca, ascoltiamo canticchiare a ritmo di milonga un inno di Ildegarda di Bingen, seguiamo un’indagine…in volo, mentre spuntano le ali!
 
E così, di racconto in racconto, si procede attraversando sogni e segni: ora incontriamo un cavaliere nella tormenta, ora vediamo il mare che sbatte contro le rocce, poi una fanciulla coperta solo di gioielli… e un’altra che, in un Medioevo assai prossimo, è illuminatrice di codici: è Eude, condannata al silenzio, che tenta di evadere senza riuscirci, che diventerà badessa e che scrive, con dita tremanti:
…ma la mia anima è sempre stata libera
e la mia mano ha espresso ciò che il cuore ha sentito…
 
Questa è Gina Picart, cubana, raccontatrice affascinante di storie originali e inquietanti.
 
Luciana Grillo
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