Oltraggio alla corona della lapide di Via Belenzani a Trento/ 2

Cerchiamo di non alimentare antichi rancori che nulla hanno a che fare con quanto accadde un secolo fa

Abbiamo dato spazio alla notizia dell’oltraggio commesso ai danni della corona deposta ai piedi dei caduti della città di Trento e alle indignazioni che ha suscitato.
Ora desideriamo esprimere le nostre considerazioni.
Anzitutto non va dato all’episodio un risalto superiore a quello che merita, perché purtroppo la mitomania è alimentata anche dal clamore che questi atti insulsi generano.
Poi non pensiamo che l’autore del gesto abbia voluto esprimere alcunché. Non ci sembra che una persona che se la prende con dei defunti abbia disegni di qualche natura politica.
Infine, ricordiamo che sono passati cent’anni da quel massacro che fu chiamato Grande Guerra. Se c’è ancora qualcuno che trova il coraggio di stare da una parte o dall’altra, è probabile che abbia qualche problema che con la storia c’entra poco.
Insomma, ci aspettano cinque anni di commemorazioni e forse è meglio smorzare antichi rancori che non hanno più senso.
 
Ma c’è un aspetto da segnalare, perché forse non l’abbiamo spiegato abbastanza.
Mille caduti di una sola città che aveva 40.000 abitanti sono un’enormità.
Ma furono ben 11.440 i caduti trentini (su 60mila reclutati in una popolazione complessiva di 386mila abitanti) che hanno fatto il proprio dovere, così come l’hanno fatto altri milioni di poveri ragazzi che hanno avuto la sventura di partecipare a quella carneficina che fu il conflitto 14-18.
Sono morti combattendo contro altri ragazzi come loro di cui sapevano poco o niente.
Ma in più i nostri caduti hanno conosciuto l’onta di essere volutamente ignorati dalle Istituzioni per 80 anni, come se la loro morte fosse stata una vergogna per il paese e in particolare per il Trentino, la loro casa. I loro familiari hanno portato un fiore o una preghiera per anni cercando di non farsi vedere...
Ci sono volute tre generazioni perché questi caduti potessero non essere più considerati diversi dagli altri. Ed è questo il simbolo della corona che qualcuno ha ritenuto opportuno oltraggiare.
Siamo certi che se l’autore del gesto insulso avesse considerato quest’ultimo aspetto, forse avrebbe preferito versare una lacrima.
 
GdM