Violenza alle donne, «Posto occupato» anche a Palazzo Trentini

Presenti solo le consigliere femmine, come se il problema fosse di genere – Ricordate anche le ragazze rapite in Nigeria dall’invasato di Boko Haram

Una seggiola vuota, una borsetta e una sciarpa posate ancora lì, a segnalare che l’occupante c’era fino a poco prima.
Colore rosso predominante, lo stesso dell’immagine sul cartello, che a lato della sedia spiega le ragioni simboliche di questo «Posto occupato».
È colore rosso sangue, quello delle donne stroncate dalla violenza maschile. La seggiola è vuota proprio perché un’altra donna è stata uccisa: da un ex, da un amante, da uno sconosciuto.
È il posto lasciato vuoto a teatro, sul tram, a scuola, in metropolitana, nei luoghi della vita. Un posto che si vuole metaforicamente tenere riservato a lei, all’ennesima vittima.
 
L’iniziativa è forte. È partita alla fine del 2013 anche per iniziativa dell’associazione Soroptimist International e si è diffusa presto in tutta Italia e in Trentino (al teatro Sociale, in biblioteca, al Castello del Buonconsiglio…).
Da stamattina, una sedia vuota è sistemata per far riflettere anche nell’atrio di Palazzo Trentini, con adesione ufficiale del Consiglio provinciale alla campagna (www.postoccupato.org).
Adesione motivata anche in conferenza stampa dal Presidente Bruno Dorigatti, accanto al quale erano presenti le consigliere provinciali Chiara Avanzo, Manuela Bottamedi, Lucia Maestri, Violetta Plotegher.
 
«Accade ancora – ha detto Dorigatti – che la persona venga considerata una proprietà, e le conseguenze sono spesso tragiche.»
Il Presidente ha espresso anche la solidarietà dei Trentini alle oltre duecento liceali rapite dai terroristi di matrice islamica in Nigeria.
E questo fatto di tragica attualità è stato amplificato da tutte le donne presenti, che hanno mostrato un cartello con il noto appello «Bring back our girls».
Questo appello, peraltro solo simbolico come il «Posto occupato» ha riscattato un po’ il silenzio osservato dalla maggior parte delle Istituzioni trentine sull’ultimo delitto contro l’umanità perpetrato in Nigeria.
 
C’era l’assessora provinciale alle pari opportunità, Sara Ferrari.
«Il Trentino è colpito dalla piaga della violenza alle donne al pari del resto d’Italia, ha detto. – L’assessorato ha aderito alla iniziativa del Posto occupato e sta lavorando su diversi fronti: è stato avviato il Fondo di solidarietà per le donne vittime di violenza, uno strumento di assistenza concreta pensato dalla legge Cogo-Ferrari del 2010.
«Anche l’Agenzia del Lavoro – è un’altra novità – sosterrà queste donne sfortunate nel percorso di rientro nel mondo del lavoro.»
 
Ai giornalisti ha parlato anche Patrizia Fedrizzi, presidente del club trentino di Soroptimist, sottolineando a sua volta la gravità delle duecento sedie lasciate vuote dalle studentesse africane scomparse.
Simonetta Fedrizzi, Presidente della Commissione provinciale pari opportunità, ha citato un dato dell’Oms secondo cui la violenza maschile sarebbe prima causa di morte nel mondo delle donne tra i 14 e i 50 anni.
«In Trentino – ha detto Fedrizzi – non siamo all’anno zero, ma occorre lavorare molto per cambiare cultura, a partire anche dall’inaccettabile diffusione di un linguaggio sessista.»
 
Quello che è mancato oggi, secondo noi, è la presenza maschile alla cerimonia.
Al di là della partecipazione del Presidente del Consiglio provinciale, dovuta, l’intervento delle sole figure femminili ci è sembrato molto riduttivo.
Il realtà il problema non èd i genere, ma dell’intera società.
Anzi, per essere più precisi, il problema è culturale. 
E solo il calo di questo fenomeno starà a dimostrare quanto la società civile può essere considerata tale.