Successo in politica e nel lavoro? – Di Nadia Clementi

«Ci vogliono competenza, esperienza e creatività» – Ne parliamo con l'ing. Walter Ferrazza, presidente della «Engineering Service Company»

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Della crisi del settore edilizio ne avevamo già parlato in questa rubrica quando ad aprile abbiamo intervistato Mirko Pellegrini, titolare della Mak Costruzioni.
Il quadro che ne emergeva non era certo roseo, ma l’imprenditore trentino ci aveva rivelato i segreti di un’azienda di successo come la sua: idee chiare, determinazione e investimento su personale qualificato come vera risorsa in tempo di crisi.
Abbiamo deciso di dedicare ancora spazio ad imprenditori ed imprenditrici della nostra provincia per raccontare piccole e grandi storie di successo, e a volte di rinascita, convinti che l’informazione passa non solo dalla cronaca e delle brutte notizie: uno spazio per la speranza c’è sempre e gli esempi concreti sono il modo migliore per dare coraggio a chi un lavoro non ce l’ha, e pensiamo soprattutto ai giovani.
Ecco quindi che oggi parliamo di un settore che può apparire ostico, ma allo stesso tempo è indispensabile non solo per il settore edilizio: si tratta dei servizi di ingegneria.

Abbiamo deciso di intervistare l’ingegnere Walter Ferrazza, presidente della «Engineering Service Company» (ESC), con sede a Bocenago, piccolo comune della Val Rendena di cui Ferrazza è anche sindaco già al secondo mandato.
Le aziende come ESC mettono a sistema un vasto patrimonio di esperienze e competenze scientifiche ed architettoniche in grado di rispondere in maniera avanzata alle più diverse esigenze di committenti pubblici e privati, in ambito territoriale ed internazionale.
Con un team di decine di ingegneri, architetti ed esperti in vari settori, ESC si impegna a coniugare grande efficienza funzionale e soluzioni tecniche innovative.
La chiave del successo di questa azienda è la capacità multidisciplinare. Nel mercato odierno, sempre in movimento e sempre più esigente, questa caratteristica è indispensabile poiché permette di affrontare ogni problematica attraverso diversi livelli di conoscenza concentrandosi su soluzioni efficaci e proponendo servizi di elevata precisione.
 
Per saperne di più riguardo questo settore ci siamo rivolti al presidente Walter Ferrazza.
Laureato in ingegneria all'Università di Trento, è stato amministratore della ECOLOG S.r.L., azienda attiva nei servizi di consulenza per progetti a basso impatto ambientale, ed è Sindaco di Bocenago dal 2010 e libero professionista dal 2004.
La sua vita politica inizia con la carica di Assessore alle Foreste all'Ambiente e al Territorio e all'Urbanistica nel 2000 e culmina con la nomina, quasi a sorpresa, nel 2013 a sottosegretario di Stato al Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie con il ministro Graziano Delrio nel Governo Letta (vedi nostro servizio di allora).
Ancora oggi è sindaco del piccolo comune della Val Rendena dove oltre ad operare come primo cittadino è molto noto anche per la sua azienda e per il lavoro di ingegnere.
 
Ing. Walter Ferrazza, ci racconti innanzitutto il suo percorso professionale: da Tione a Roma passando per tanti anni di studio e lavoro.
«Nascere, vivere, studiare e lavorare in montagna non è certo facile. Io sono fortemente radicato nel mio territorio di nascita e combatto ogni giorno per dimostrare che anche qui non solo si può vivere meglio che altrove, per la bellissima natura e l’ospitale socialità che viviamo, ma si possono avere anche soddisfazioni professionali.
«In passato tante volte ho dovuto decidere se partire per cercare di migliorare la mia condizione o rimanere e provarci qui.
«Appena laureato ho fatto il Ricercatore all’Università degli Studi di Trento e da li la prima proposta di andare negli Stati Uniti dove sono stato qualche mese; ma poi il desiderio di farcela a Bocenago, magari concorrendo a migliorare le condizione di ogni ragazzo come me, mi ha fatto ritornare qui.
«Lasciata la mia bellissima esperienza da ricercatore ho fatto il tecnico per una bella realtà di impresa di costruzioni in Trentino per poi credere nella libera professione.
«Una condizione, quella dell’imprenditore, che mi ha permesso di ritagliarmi del tempo per partecipare alla vita politica del mio paese con il preciso scopo di essere utile con la mia esperienza a migliorare i servizi con i quali il pubblico deve equipaggiare i giovani per essere competitivi nel mondo del lavoro: la montagna in particolare ha bisogno di questo impegno. La politica deve convintamente lavorare per equilibrare le disparità di opportunità tra ragazzi di città e la vita in montagna.»
 
Provenire da un piccolo paese, e volendo anche da una piccola regione, pensa che l’abbia penalizzato o aiutato nel mondo degli affari?
«Io amo profondamente il Trentino con tutte le sue piccole e grandi contraddizioni e non c’è posto al mondo con cui lo cambierei, ma dobbiamo lavorare molto ancora perché sia terra delle opportunità.
«Siamo penalizzati da un territorio difficile in cui la mobilità fisica e artificiale sono ancora problematiche o non sempre all’altezza con la rapidità dei cambiamenti sociali. Questo a volte non ci permette di raggiungere gli stimoli necessari con la stessa rapidità di giovani che vivono altrove: sono convinto che il successo nel mondo del lavoro sia fatto al pari di ingegno ed opportunità.
«Con l’ingegno ci si nasce anche se, sono convinto, lavorare e rimanere curiosi e aggiornati migliori di molto le nostre capacità ma le opportunità vanno create dalla società e a volte dobbiamo spostarci per trovarle.»
 
Ancora oggi rimane saldo il mito dell’Università d’ingegneria come vero porto sicuro per trovare un lavoro una volta laureati, è ancora cosi? La concorrenza asiatica si fa sentire anche qui in Italia?
«Ricordo con piacere l’espressione di qualche compaesano che considerava la mia laurea in ingegneria un “assegno in tasca” e forse non si sbagliava troppo.
«Oggi le opportunità di lavoro nel mondo delle costruzioni, in Italia, sono profondamente diverse da qualche anno fa. Anche questi assegni di conseguenza si sono svalutati ma rimane la certezza, cosa che ho sperimentato di persona, di una preparazione reale e tangibile che è anche considerata molto all’estero.
«Un insegnamento che non può, oggi in particolare, prescindere però da molta determinazione ed obbliga chi vuole sopravvivere a investire su se stesso nel dettaglio del lavoro che deciderà di andare effettivamente a svolgere.
«Ogni giovane deve essere cosciente che l’esperienza e la praticità sono le risorse fondamentali per la crescita personale. Ognuno di noi deve infatti, senza credere di essere arrivato con la laurea, rimboccarsi le maniche e specializzarsi, comprendere, provare, imparare.
«Corsi di lingua, di specializzazione tecnica, tirocini formativi devono essere il viatico attraverso il quale arrivare al mondo del lavoro.
«Sacrificio, determinazione e impegno, unite alla conoscenza che l’Università Italiana comunque ci permette di avere, sono il solo modo di vincere ogni concorrenza: la competizione oggi è legata a risparmi e grande praticità che noi dobbiamo vincere con qualità e competenza.»
 
Ci spieghi meglio di cosa si occupa ESC e in che modo può essere d’aiuto ad altre aziende locali.
«ESC è un contenitore di persone che credono che mettere assieme le proprie competenze nel mondo delle costruzioni aiuti non solo a crescere ma ad essere più competitivi.
«È anche un insieme di persone che sono riuscite a sfondare in alcuni mercati esteri e hanno deciso di fondere la propria esperienza con la creatività e la determinazione di molti giovani. Insieme vogliamo mostrare cosa sia in grado di fare la tecnica italiana permettendo a molte imprese del settore ed altrettanti professionisti di lavorare a progetti internazionali.
«Soli non possiamo fare la differenza ma proporci nei mercati che ci hanno provato e conosciuto portando tutto il know how delle imprese italiane può renderci unici e competitivi.»
 
Inutile ricordare quanto sia in crisi il mondo del lavoro, soprattutto per i più giovani, e certamente non esistono ricette magiche, ma da imprenditore quali valutazioni si sente di fare?
«Permettetemi una banalità: i giovani hanno l’obbligo di essere preparati! Nessuna scusa, abbiamo il dovere di imparare a fare le cose e farle bene, anzi meglio.
«Oggi io continuo a investire nella mia formazione e continuo ad ascoltare e assorbire ogni granello di conoscenza che aumenta la mia capacità professionale anche se questo mi costa, in tempo e denaro.
«Non esistono strade facili ma impegno determinazione e studio sono la strada per il successo. Ho avuto la fortuna nella mia vita di incontrare molte persone che ce l’hanno fatta ma ognuna di loro è un esempio di impegno e conoscenza.
«Inoltre l’individualismo spesso caratteristico di noi italiani è un limite; condividere e considerare anche gli altri credo possa fare la differenza.»
 
E da politico?
«Non mi sono mai sentito un politico ma un uomo della società civile prestato alla politica. Il mondo è fatto di problemi da risolvere e i problemi si risolvono attraverso un unico processo che comprende la scoperta, l’analisi e la soluzione del problema stesso.
«Ovviamente la propria capacità risolutiva dipende dall’esperienza e dalla qualità di quello che sappiamo. La politica avrebbe il dovere solamente di creare le condizioni, le opportunità e i servizi per far si che la genialità di ognuno faccia il resto.
«Ho avuto una grande fortuna lavorando nel governo Letta dove, poiché era il momento delle larghe intese, non esistevano inutili preconcetti politici: le difficoltà si analizzavano e insieme si trovava il modo di superale.
«Ho lavorato con la destra, il centro e la sinistra facendo scelte pratiche, sensate e di opportunità per tutti: questa è la politica di cui banalmente si ha bisogno oggi.»
 
In che modo un giovane può arrivare preparato al mondo del lavoro di oggi?
«I giovani devono, come ho detto, essere preparati qualunque lavoro decidano di fare, senza smettere di rinnovare e ampliare le loro conoscenze.
«Devono essere curiosi e umili tanto da ascoltare le esigenze di coloro che saranno i loro clienti e soprattutto fare lavoro di squadra coscienti che, politica permettendo, la tecnologia ci permetterà di emergere ovunque si abiti.»
 
In Italia per un’azienda è ancora possibile lavorare oppure è ormai obbligatorio spostarsi all’estero?
«Sono convinto che in Italia ci sia ancora molto da fare e ci sono settori come ad esempio l’informatica, il turismo, l’innovazione in genere che vantano una notevole proposta lavorativa.
«Oggi non sono più ingegneri e laureati i più richiesti, ma chi ha competenze tecniche e specifiche nei settori emergenti e quelle sono le aziende che funzionano.
«Oggi i lavori più richiesti sono: i macchinisti che coordinano e regolano i processi produttivi, gli assistenti di direzione, gli assistenti amministrativi e il personale di back office o i tecnici specializzati, che presidiano il funzionamento delle attrezzature tecniche, i programmatori delle start-up e i sviluppatori di applicazioni per la comunicazione mobile e di conseguenza le aziende degli stessi settori.
«Quindi è necessario che i giovani capiscano quale sia la realtà occupazionale del territorio in cui vivono scegliendo il giusto percorso formativo.»
«Il lavoro all' estero deve essere semmai, per aziende e lavoratori, un opportunità di ampliare e far progredire il proprio lavoro e la propria condizione con la consapevolezza di essere in grado di essere sufficientemente flessibili e coscienti da adattare le proprie competenze a mercati spesso del tutto diversi.
«Bisogna prima trovare la propria solidità in Italia e poi in caso decidere di affrontare l’estero. Certo in settori in difficoltà come quello delle costruzioni può sembrare una grossa opportunità ma le aziende o gli imprenditori che solcano questa strada devono farlo con attenzione, coscienza e certi di essere un azienda forte nel mercato italiano. Andare all’estero significa poi essere pronti a condividere facendo lavoro di squadra.
«Einstein diceva che “i problemi non possono essere risolti allo stesso livello di conoscenza che li ha creati” quindi per vincere nel mondo del lavoro dobbiamo arrivare ad un livello più alto magari condividendo il percorso con chi ci può aiutare a migliorare.»
 
Nadia Clementi [email protected]
 
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