«Gatti di Natale» – Racconto di Anna Tava
Dedicato ai nostri lettori dall'autrice del romanzo intitolato «Intenso»
Il nuovo gatto si è accomodato sul
termosifone, con i suoi occhi gialli guarda negli occhi gialli
dell'altro gatto che passa, annusa e se ne va. Nessun pericolo di
territorio con quel tipo duro e immobile dal carattere di pietra,
ma il cuore dolce, sembra.
I due gatti guardano le palline rosse e i pacchetti che vanno
accumulandosi sotto un presepe minimale, senza neanche la stella
cometa e Gesù Bambino in braccio alla Madonna.
Il gatto morbido dà una zampata, ma gentile, la boccia dondola un
po', riflette una luce.
«Bello», pensa, belli anche questi fiocchi da mordicchiare, bella
pure la padrona che va e viene come il solito, ma sembra sorridere
più spesso.
Il gatto di pietra colorata riflette: sul fiume l'aria era più
fresca e qui invece la temperatura è tiepida e fiocca fuori anziché
sopra di lui.
È diventato gatto dopo essere stato sasso di fiume perché una
signora l'ha immaginato così, poteva pure vederlo volpe, cerbiatto
o chissà che, ma ha visto in lui un gatto e l'ha trasformato.
Davvero nella vita non si può mai sapere. Ha migliaia di anni, ha
visto eruzioni, inondazioni, cataclismi, il tempo passare con il
tanto e il niente, l'acqua e il fuoco l'hanno cambiato e
ricambiato, ma un volto non ce l'ha avuto mai.
Ora sì. E pure una casa. E occhi che lo guardano. E lui
ricambia.
Si sente gatto, sì, si sente come quell'altro fatto di carne e
pelo. E sente che è Natale, quella cosa che gli umani chiamano
Festa e serve loro per sentirsi più buoni, a provarci almeno,
dicono.
Lui buono o cattivo non sa cosa sia, ma gli sembra che potrà
capirlo, guardando attentamente.
Ci vuol tempo per capire, ma tempo ce n'è, altre migliaia di
anni.
«Buon Natale», pensa. Ed è proprio un bel pensiero, gli pare.