Storie di donne, letteratura di genere/ 24 – Di Luciana Grillo

Isabella Ducrot: «Fallaste corazòn» 14 racconti che conducono il lettore nel territorio del ricordo in una Napoli barocca e sconvolta dalla guerra

Titolo: Fallaste corazón
Autrice: Ducrot Isabella
 
Editore: Il Notes Magico 2012
Pagine: 94 - brossura
 
Prezzo di copertina: € 8
Disponibile anche usato
 
Nonostante il cognome francese, Isabella Ducrot è una napoletana che vive a Roma e che ha girato il mondo.
I racconti, accompagnati dalla tenera presentazione di Erri De Luca, che l’ha conosciuta e frequentata come amica di sua madre, sono tessere preziose di un grande mosaico in cui pullula la vita dei quartieri napoletani.
Anche se in qualche caso Isabella si allontana da Napoli, la grazia, la leggerezza (che non è superficialità), il garbo sorridente intrisi di sole, di vicoli, di nostalgia, ancorano i suoi racconti nella Napoli di «Montedidio», luogo speciale – dice Erri De Luca – altura fondata nel nome di tutt’altre divinità, molteplici e telluriche, edificata con pietre di eruzione, o – come scrive la Ducrot – luogo sacro a Venere…rupe, antica come il mondo, composta di pieni di pietra tufacea e di vuoti neri, ha un nome significativo: Montedidio...forse un tempo vi era un luogo sacro, meta di pellegrinaggi, o il sacrario di una santa indovina
 
I temi trattati sono diversi, ma in tutti scorre la fatica di vivere, soprattutto se si è poveri, si abita nei «bassi» o si è ospiti di suore che non gradiscono la chiassosa allegria dei bambini.
Isabella parla di sé, della malattia che la colpì da adolescente e della guarigione, del rapporto con la dottoressa dal dolce sguardo compassionevole, della nonna pubblica con elmo e collarino rigido che usciva poco e, di sera, a letto, diventava una vecchia qualsiasi, del trasferimento a Roma per lavoro, della vita in campagna, nelle lavanderie di una villa borbonica, da sfollati per evitare i bombardamenti, del papà richiamato in Croazia e del te in tempo di guerra: bucce di mele seccate al sole e tagliate pazientemente a striscioline.
Insieme ai membri della famiglia, la Ducrot ci parla delle amiche di sua madre, che andavano a prendere il te e a lei confidavano in segreto le loro pene.
Mia madre era una cassaforte…aveva l’aspetto di un Archivio Segreto
Era solidale con le giovani amiche e si guardava bene dal parlare di loro con le sue figlie, curiose e impazienti.
Poi - si sa che la vita è una ruota -  è alla sorella di Isabella, in tempi più recenti, che tocca il compito di ascoltare amiche in lacrime, magari «leggendo» le carte.
 
Un racconto intenso dà il titolo alla raccolta: Fallaste corazòn.
E’ il titolo di una canzone messicana ormai dimenticata, anche da chi vende i dischi.
Quando finalmente, dopo un tempo infinito, la signora che ne ha fatto richiesta la sente, ad un volume che sovrasta altra musica, scoppia in un pianto irrefrenabile, che confonde e turba il giovane commesso.
Infine, la Ducrot ci parla di viaggi: nel mondo della psicoanalisi, tre anni di incontri con un imperscrutabile analista; in India, l’ascesa faticosa ad un tempio e l’incanto che in cima vince stanchezza, sete e paura.
 
Questa breve raccolta si conclude con il ritorno della scrittrice a Napoli, nella Montedidio che ancora resiste, nonostante l’invasione delle automobili e il frastuono delle radio.
All’autrice ritornano in mente le storie di Ulisse e Polifemo, quella parola «Nessuno! Nessuno!» che sembra rimbombare dalle profondità più nascoste, e la frase di Caronte «Siamo nati e cresciuti in mezzo agli dei» che dona a luoghi oggi degradati una insperata e antica dignità.
E per la visitatrice Isabella Ducrot il passato remoto e recente improvvisamente si fondono e lei è lì, in un presente che ha lo spessore del tempo.
 
Luciana Grillo