Quando l’immagine del Trentino viene messa in discussione

Un licenziamento intempestivo e la pragmatica sanzione dell’orso caratteriale

Due le vicende trentine che hanno ricevuto eco in tutto il paese e che in entrambi i casi non hanno nutrito simpatie all’immagine del nostro territorio.
Non abbiamo volutamente parlato della vicenda che riguardava la sessualità di una persona perché è sempre difficile tracciare la sottile linea rossa che separa la verità dalla strumentalizzazione. E non lo faremo adesso solo perché se ne parla a livello nazionale. Quindi non daremo spazio neanche a coloro che ci hanno inviato comunicati e commenti sulla vicenda.
Ma il caso dell’«orso dannoso» è andato ben oltre le righe e oltre i confini proprio perché la stampa locale ha dato anche in questo caso fiato alle trombe di uno scandalo che non c’era.
Chi volesse conoscere la versione dei fatti data da noi può farlo leggendo il nostro articolo raggiungibile tramite questo link.
 
La cosa che più ci ha colpito nella vicenda dell’orso è stato il silenzio in cui si sono rifugiate tutte quelle parti della società trentina che con regolarità svizzera inviano comunicati ai giornali per lamentare i pericoli rappresentati dai plantigradi.
Con una coincidenza tipica della premeditazione storica, quella stessa giornata il cui l’assessore Dallapiccola aveva dato notizia della pragmatica sanzione assunta dalla Giunta nei confronti dei plantigradi invadenti, il titolare dell’Albergo Vezzena aveva inviato alle redazioni la sequenza di foto dell’orso che pedonava nel suo piazzale all'alba (vedi nostro servizio).
Il signor Nicolussi non invocava soluzioni finali, ma semplicemente soluzioni. Bene, neanche lui ha proferito commenti alla delibera, come se fosse meglio attendere momenti migliori. Quando c’è una tempesta, è meglio ammainare le vele e issare la tormentina...
E così, per tutta l’Italia, il Trentino è pronto a uccidere l’orso che dovesse permettersi di invadere la tranquilla opulenza che caratterizza la nostra autonomia secondo l’immaginario fantasioso degli Italiani.
Quindi è bene specificare tre concetti.

Il primo è che nel caso dovesse ritenersi necessario procedere all’abbattimento del capo per motivi di ordine pubblico, nessuno potrà impedirlo alle forze dell’ordine. Con o senza le sanzioni della Provincia autonoma di Trento o del Ministero dell’Ambiente.
Il secondo è che la Provincia ha ipotizzato una possibile soluzione finale solo quando venisse accertato che non ci siano soluzioni alternative.
Il terzo è che gli animalisti non riescono mai a vedere le due metà di uno stesso bicchiere. Se passassero una notte d’estate con i pastori della Toscana (della Toscana, abbiamo detto, non dell’Abruzzo o della Sardegna), scoprirebbero che cosa possono combinare i branchi di lupi.
Ovviamente la soluzione non è uccidere i lupi che attaccano le greggi, ma qualcosa bisognerà pur fare per difendere gli animali più miti del mondo e per garantire la proprietà degli allevatori. Non ultimo il ricorso alle armi.
Insomma, non dimentichiamo che sono animali anche le pecore, così come sono animali le vacche, le galline, gli asini e tutti gli esseri viventi che l’orso sbrana senza farsi problemi, perché gli animali non sono immorali ma amorali.

Anche se secondo noi non doveva essere approvato il progetto della reintroduzione dell'orso in Trentino, non dispiace l'idea di avere una trentina di orsi nel territorio. Ma vanno tenuti sotto controllo: non sono animali da poco e sono onnivori.
L’orso in questione, quello che si è guadagnato il termine dannoso, è un serial killer. Uccide non per mangiare ma perché lo detta il suo imperscrutabile istinto.
Non ha mai toccato l’uomo, sia ben chiaro, ma cerchiamo di fare in modo di non dover prendere provvedimenti dopo.
 
GdM