Storie di donne, letteratura di genere/ 151 – Di Luciana Grillo
Marina Valensise, «La cultura è come la marmellata - Promuovere il patrimonio italiano con le imprese» – Una missione difficile, ma non impossibile
Titolo: La cultura è come la marmellata
Autrice: Marina Valensise
Editore: Marsilio, 2016
Collana: I nodi
Pagine: 144, brossura
Prezzo di copertina: € 13
L’autrice di questo interessante testo è stata per quattro anni direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura a Parigi e racconta proprio come sia riuscita a ridare dignità ad una splendida sede, diventata fatiscente perché troppo a lungo trascurata.
Da direttrice, ha sviluppato attività e contatti con intellettuali, artisti e imprenditori ed ha raddoppiato il numero dei frequentanti e le entrate finanziarie.
Naturalmente, ha coinvolto il personale presente, ha chiesto ed ottenuto che ogni scrivania tornasse ad essere una scrivania e non un luogo di deposito dei materiali più disparati.
Soprattutto, la Valensise ha capito e fatto capire che il nostro patrimonio non è fatto solo di opere d’arte, ma anche di pensieri, musica, tradizioni, imprenditoria, creatività che stimolano l’interesse e la curiosità degli stranieri ai quali tuttavia manca lo strumento indispensabile che è la comunicazione verbale.
Quindi, tra le prime attività, la direttrice propone «linguaggio e cucina», convocando chef prestigiosi ed ottenendo successi lusinghieri.
«Grazie a un approccio eclettico dettato da pragmatico entusiasmo, curando in ogni dettaglio la regia per promuovere contemporaneamente tante diverse realtà che fanno la nostra ricchezza, l’Istituto di Cultura a Parigi, da semplice cinghia di trasmissione passiva della cultura, spesso meramente accademica, magari solo umanistica e comunque autoreferenziale, è diventato a poco a poco un piccolo centro embrionale di produzione attiva e di qualità, aperto al pubblico e pronto a sperimentare altre sfide inattese.»
E insieme agli chef, via via arrivano all’Hotel de Galliffet industriali ed artisti che con progetti innovativi rinnovano la sede e producono luci, stoffe e arredi: «Via i vecchi orpelli a metà strada tra il suk mediorientale e il negozio di un rigattiere stambuliota, via le cassette di plastica, i tavolini finto antico da cocktail, i candelabri spaiati. Spazzata via l’aria da mercatino pulcioso…».
Anche la foresteria, completamente rimessa a nuovo, diventa «uno dei punti di forza dell’Istituto di Cultura a Parigi. Residenza privilegiata di ospiti illustri e di promesse dell’arte, continua meta di visitatori… ha consentito… di realizzare forti economie sul bilancio corrente, azzerando quasi le spese d’albergo e permettendoci di accantonare tra i 15 e i 20 mila euro al mese. Ogni euro risparmiato è stato investito nelle attività e nei programmi dell’Istituto…».
La Valensise, descrivendo con puntigliosa precisione il grande lavoro degli anni 2012-2016 e con l’orgoglio di chi ha compiuto un’impresa quasi impensabile, dimostra che è «difficile trovare una formula migliore per promuovere la fusione delle arti e l’alleanza, in nome della tecnica, tra la musica, il disegno, la grafica, la poesia e l’industria, a servizio della valorizzazione di tutta la cultura italiana», ma non impossibile!
La lettura di questo libro è un’iniezione di energia e di ottimismo per chi pensa che in Italia si debba e si possa innovare, modificare, migliorare quanto non va, utilizzando a 360 gradi l’eredità del passato e le capacità creative di tanti contemporanei.
Luciana Grillo – [email protected]
(Precedenti recensioni)