Vita sana secondo F. Berrino e M. Montagnani – Di D. Larentis
Gli autori del libro «Il cibo della saggezza - che cosa ci nutre davvero» spiegano come condurre una vita sana all’insegna della sobrietà
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Nel volume «Il cibo della saggezza – che cosa ci nutre davvero», edito da Mondadori, Franco Berrino e Marco Montagnani offrono il loro punto di vista in tema di alimentazione, spiegano al lettore come condurre una vita sana all’insegna della sobrietà, nutrendosi di cibi naturali, facendo attività fisica e imparando a godere delle piccole cose.
Franco Berrino è un medico, epidemiologo, è stato direttore del Dipartimento di Medicina preventiva e predittiva dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano. È autore di varie pubblicazioni, ne citiamo alcune: «Il cibo dell’uomo» (Franco Angeli, 2016); «La Grande via» (Mondadori, 2018) con Luigi Fontana; «Ventuno giorni per rinascere» (Mondadori, 2019) con Daniele Lumera e David Mariani; «La via della Leggerezza» (Mondadori, 2020) con Daniele Lumera.
Marco Montagnani è Maestro taoista, docente di Medicina tradizionale cinese e Filosofia taoista presso la Scuola di agopuntura di Firenze e tecnico di Qigong terapeutico e MTC. È autore del libro «La Medicina Energetica» (ed. Ambrosiana, 2005). Fondatore nel 2012 del Tempio delle Sei Armonie, in una remota valle delle foreste casentinesi, con la finalità di avvicinare le persone alla filosofia taoista.
Sottolinea Franco Berrino nell’introduzione: «Il libro che avete fra le mani racconta il mio incontro con un maestro taoista, Marco Montagnani, in merito alla conoscenza del cibo, alla sua influenza sulla salute e sulla malattia».
Egli dice fra l’altro quanto un’alimentazione prevalentemente vegetale e integrale, ricca di fibre e grassi polinsaturi, come la dieta mediterranea e come gli stili alimentari di tutte le popolazioni del mondo prima del diffondersi dell’industria alimentare, favorisca i microbi che riducono l’infiammazione, facendo star bene l’intestino.
In merito agli stili alimentari più recenti osserva: «Negli ultimi cinquanta -settant’anni ci siamo cibati di cose che l’Homo sapiens e i suoi antenati non hanno mai mangiato in milioni di anni, e che i microbi non hanno mai mangiato in miliardi di anni.
«Torniamo a consumare i cibi e non le trasformazioni industriali dei cibi. Scegliamo i cibi che l’uomo ha sempre mangiato, nella varietà che il Padreterno ci ha messo a disposizione.
«Non alteriamo la Natura. Non violentiamo il nostro intestino e i nostri organi con pozioni di apprendisti stregoni. Non agiamo contro la natura. Onoriamo i microbi, che sono i padroni della terra. Cibiamoci di quello che piace a loro. Inchiniamoci di fronte alla meravigliosa complessità della natura. Riconosciamoci come parte di essa […].
«Rispettiamo la natura, mangiamo il nostro frumento, il nostro orzo, il nostro riso, il nostro olio e tutto quello che la terra ci offre nelle varie stagioni, con moderazione, senza prostrarci innanzi al consumismo della globalizzazione, che ci propone ogni giorno quello che un tempo le stagioni ci offrivano una volta all’anno, agli dei bugiardi della televisione, che come il diavolo tentatore trasformano in pane le pietre, e non illudiamoci che basti un qualche integratore supervitaminizzato per salvarci dai danni di un cibo quotidiano che per ragioni di commercializzazione e di conservazione la peggiore industria alimentare ha spogliato, con la raffinazione, di molte delle sue proprietà naturali, compresa la ricchezza di microbi buoni […].»
Secondo gli autori non c’è un’alimentazione che possa andar bene per chiunque, ognuno dovrebbe seguirne una in base alle proprie caratteristiche, anche se, ovviamente, esistono delle linee guida utili per la quasi totalità delle persone: «ognuno di noi è un universo unico, la nostra dieta dovrebbe esserlo altrettanto».
Scrive Berrino a tal riguardo: «Questa saggia riflessione del maestro taoista è spaventosamente in contrasto con i tempi moderni. L’agricoltura industriale ha drammaticamente ridotto la biodiversità del cibo.»
Spiega che la grande distribuzione ha finito con l’imporre al contadino quello che deve seminare, mettendo in luce la differenza fra l’agricoltore e l’imprenditore: il primo «si prende cura del campo, della sua fertilità, e difende le colture dai parassiti con la biodiversità, con l’ambiente naturale».
Il secondo «usa il campo per produrre e garantisce la produttività con fertilizzanti e pesticidi, impoverendo il suolo».
Nel volume viene evidenziata l’importanza della freschezza di un buon alimento, in quanto ciò che mangiamo rappresenta il supporto per poter trasportare l’energia dentro al nostro corpo; tale energia, tuttavia, non resta attaccata al cibo per un tempo illimitato.
Osservano gli autori, esemplificando il concetto: «Se raccogliamo una mela dall’albero, nel momento in cui la stacchiamo dal ramo essa viene separata da quel cordone vitale che la nutriva incessantemente e inizia a «supportarsi» grazie all’energia che ha accumulato dentro di sé. Se trascorre molto tempo fra il momento della raccolta e quello in cui viene mangiata, la mela cede al corpo solo l’energia residua che ha potuto trattenere, se, al contrario, la mela viene mangiata appena raccolta, è in grado di cedere tutta la sua energia vitale […]».
Stando a quanto ribadiscono gli autori del volume, la colpa di una cattiva alimentazione sarebbe imputabile soprattutto al consumo di cibo industriale, molto calorico e povero di nutrienti essenziali.
Fa presente Berrino che chi consuma prevalentemente cibi ultralavorati dall’industria mangia di più e ingrassa, non solo, ma vive in uno stato infiammatorio cronico, una infiammazione silente che può favorire l’insorgenza di malattie croniche.
Il libro offre molti spunti di riflessione, in alcune parti fornisce una visione differente da altre teorie scientifiche ufficiali.
Quello che Berrino e Montagnani scrivono ci tocca nel profondo, stimolando alcuni pensieri: ci sono luoghi, e noi vivendo in Trentino Alto Adige non possiamo non pensare alle valli della nostra regione, dove la vita è ancora a misura d’uomo, una vita spesa prevalentemente nel rispetto della natura. Una natura da salvaguardare.
Assumendo la prospettiva di chi transita anche solo per una breve vacanza in queste vallate, è davvero una sensazione inebriante percorrere i sentieri di montagna, respirando un’aria pulita priva di inquinamento, godendo del frinire delle cicale che popolano prati verdeggianti, immergersi nella frescura di boschi misteriosi attraversati da limpidi ruscelli; passare accanto alle mucche e alle pecore al pascolo, cogliere i movimenti di chi lavora i campi e che è intento, sotto il sole cocente d’agosto, a raccogliere il fieno: tutto ciò richiama la suggestione di un mondo forse bucolico ma ancora possibile.
Va anche detto che occorre fare attenzione quando si parla di cibo, di sostenibilità, di biodiversità, di salute, ecc., tutte tematiche rilevanti che però non possono essere confuse. È anche utile tener bene a mente che con l’aumento progressivo della popolazione mondiale e la conseguente necessità di alimenti animali e vegetali per sfamare la popolazione si andranno a creare importanti problematiche di non facile soluzione.
Non possiamo dimenticare che il nostro pianeta è popolato da più di sette miliardi di persone, un dato che crescerà certamente, si stima infatti che entro il 2030 supereremo la soglia degli otto miliardi di individui per raggiungere entro il 2050 il tetto dei nove miliardi e più.
Stime che fanno riflettere, non occorre essere specialisti del settore per capire che aumenterà a dismisura la richiesta di cibo e che si dovranno trovare delle soluzioni e dei compromessi per garantire all’intera popolazione la disponibilità di alimenti qualitativamente adeguati sotto l’aspetto nutrizionale e non solo.
Una sfida enorme ci attende…
Daniela Larentis – [email protected]