Quarto appuntamento con la Stagione di prosa 2016-2017
Luca Zingaretti al Teatro Sociale di Trento regista e interprete di «The Pride»
Foto The Pride - Ph Daniele Romano.
Luca Zingaretti sarà in scena da giovedì 12 a domenica 15 gennaio 2017 al Teatro Sociale di Trento nel doppio ruolo di regista e interprete di «The Pride», quarto appuntamento con la Stagione di Prosa 2016/2017 del Centro Servizi Culturali Santa Chiara. |
«The Pride» è un testo enigmatico, costruito magnificamente dal drammaturgo Alexi Kaye Campbell, greco di Atene per nascita, statunitense per formazione culturale e londinese per residenza, proposto sulle scene nella traduzione di Monica Capuani.
Racconta due storie che si svolgono in periodi di tempo lontani tra loro: il 1958 e il 2015.
Londra 1958. È una serata speciale. Sylvia, una ex attrice reduce da un esaurimento nervoso, sta lavorando alle illustrazioni del libro di Oliver, uno scrittore per ragazzi giramondo che la donna non vede l’ora di presentare al marito, Philip.
I tre escono a cena insieme e, quando i due uomini si incontrano, comincia tra loro un gioco che maschera un’attrazione impossibile da affrontare esplicitamente.
Londra 2015. È una serata da incubo. Oliver, un giornalista gay, a causa dei suoi continui tradimenti ha appena rotto con Philip, un fotoreporter con il quale ha avuto una storia durata due anni.
Sylvia, amica di entrambi, cercherà di indagare i motivi per cui Oliver sta cercando di sabotare una relazione importante come quella che aveva con Philip.
I due racconti procedono a scene alterne e sono interpretati dagli stessi attori che danno vita a personaggi che portano lo stesso nome.
Luca Zingaretti è il doppio Philip, Valeria Milillo è per due volte Sylvia e Maurizio Lombardi si sdoppia nel ruolo di Oliver, mentre ad Alex Cendron sono affidate le parti di raccordo.
A prima vista, le due storie sembrano del tutto estranee l'una dall'altra, a parte i nomi dei personaggi.
Ma via via che ci si inoltra nelle due vicende, si scoprono echi, rimandi, problematiche che invece hanno molto in comune.
«The Pride» esplora temi come il destino, l’amore, la fedeltà e il perdono. Pone la grande questione della nostra identità e delle scelte che determinano il nostro io più profondo.
Perché nella vita, tutti prima o poi, etero e gay, ci troviamo ad affrontare lo stesso dilemma: scoprire chi siamo veramente, cosa veramente vogliamo dalla vita e rispondere all’interrogativo se saremo capaci di raggiungerlo.
Se saremo capaci di guardarci allo specchio ed essere almeno contenti di quello che vediamo. Philip, Oliver e Sylvia stanno lottando tutti per quella che sperano sarà una vita più facile.
Luca Zingaretti, talento capace di calarsi nei panni di personaggi sempre diversi, dirige e interpreta un testo i cui dialoghi brillanti sollevando interrogativi sulla nostra vita contemporanea, sulle scelte gay o etero che tutti siamo chiamati ad abbracciare o a giudicare.
Conosciuto e apprezzato dai più per la sua interpretazione televisiva del commissario Montalbano, si è formato alla scuola di Luca Ronconi e vanta un curriculum teatrale di livello, ma è anche regista capace di scelte coraggiose.
«The Pride è un testo splendido, ma difficile, e gli amici mi sconsigliavano di farlo – ha confessato Zingaretti a Candida Morvillo in un'intervista pubblicata da Io Donna – con due storie parallele e un argomento caldo per modo di dire, perché facciamo tutti i liberali, ma i pregiudizi sono ancora tanti.
«Mi attirava così tanto perché parla dell’identità, del coraggio di scoprire chi si è, di prenderne atto, e agire di conseguenza.
«Pochi di noi vivono la vita che si sono scelti e non parlo del fatto che uno voglia essere miliardario, ma di un interrogarsi che apparteneva a qualche generazione fa.
«Quando da ragazzo facevo politica, ci chiedevamo sempre se le nostre scelte fossero nostre o indotte da altro. Oggi i giovani vogliono solo uniformarsi alla massa, come se non ci fosse più un altrove.»
«The Pride» [l'orgoglio], che ha debuttato al Royal Court Theatre di Londra vincendo il Critic’s Circle Award e l’Olivier Award, è molto più di un testo provocatorio.
È un’opera che giustappone situazioni ambientate in anni repressivi ad altre che appartengono al più libero, ma ancora imperfetto presente.
È un gioco costruito sull’alternanza tra due storie che si svolgono in periodi di tempo distinti e i tre personaggi principali condividono gli stessi nomi, sono interpretati dagli stessi attori, ma la loro sorte è condizionata dalle epoche in cui vivono: le azioni sono le medesime, ma gli esiti sono molto diversi.
«In entrambe le storie si parla d’amore, sia pure declinato in modi differenti – afferma Luca Zingaretti in un'intervista rilasciata a Emilia Costantini per Il Corriere della Sera – e parlare d’amore oggi, nell’orrore delle guerre in corso, mi pare un tema caldo: l’amore sembra scomparso dai nostri orizzonti.
«Affrontare poi la problematica del legame omosessuale, in questa nostra Italia che ancora fatica a stare al passo con la legislazione in materia con gli altri paesi dell’Unione europea, mi pare significativo.
«Ma c’è un altro tema, altrettanto importante, che mi ha profondamente interessato in questo testo. Qui si parla dell’identità dell’individuo, il suo sapersi riconoscere per quello che è veramente e, di conseguenza, l’agire in funzione di tale riconoscimento.
«In altri termini, chi siamo veramente, cosa vogliamo dalla vita e se saremo in grado di raggiungere i nostri obiettivi».
L'allestimento dello spettacolo in scena a Trento è una produzione «Zacotoco» alla quale hanno collaborato Andrè Benaim per le scene, Pasquale Mari nel disegno delle luci e Chiara Ferrantini per i costumi. L
0e musiche originali sono di Arturo Annecchino.
Giovedì 12 gennaio il sipario del Teatro Sociale si alzerà alle 20,30. Sono previste repliche venerdì 13 e sabato 14, sempre con inizio alle 20.30, e domenica 15 gennaio alle ore 16.00.