Storie di donne, letteratura di genere/ 122 – Di Luciana Grillo
Anna Rottensteiner «Sassi vivi» – La storia dolorosa e complessa di Franz e di Dora che prende vita nell'Alto Adige negli anni delle «opzioni»
Titolo: Sassi vivi
Autrice: Rottensteiner Anna
Traduttrice: Festi Carla
Editore: Keller 2016 (collana Vie)
Pagine: 128, brossura
Prezzo di copertina: € 13,00
Un piccolo paese tra i monti dell’Alto Adige, Roma, una Sicilia lontana, la Finlandia sono i luoghi in cui si svolge la storia di Franz e di Dora, una storia dolorosa e complessa che Anna Rottensteiner scrive con attenzione e discrezione, quasi non volesse scoprire troppo le vicende dei due protagonisti e le loro sofferenze.
Franz è il giovane sudtirolese la cui mamma ospita come pensionante – e ciò scatena chiacchiere e pettegolezzi nel piccolo centro – nella sua semplice casa il maestro di origine siciliana che arriva da Roma.
Dora è la figlia del maestro, del signor Armando, che ha dovuto abbandonare la sua città negli anni difficili del fascismo.
E che, lontano dalla sua terra e dagli affetti più cari, dipinge e rivela alla mamma di Franz un mondo per lei sconosciuto fatto di gialli accesi, di rossi fiammanti, di blu profondi e di piante esotiche come le palme, i pini di Aleppo, i cipressi dell’Himalaya.
Quelli furono anche gli anni delle opzioni, che separarono le famiglie e crearono illusioni e disillusioni: «Mia madre non era attaccata alle cose materiali. Il maso le offriva il necessario, assicurandole la sopravvivenza… Era fiera di non dover dipendere dal favore o dallo sfavore degli altri e dal loro sostegno economico… L’idea che tutto il paese sarebbe stato trasferito in una nuova regione ben circoscritta, non le piaceva affatto. E alla minaccia che l’avrebbero evacuata in Sicilia rispondeva solo con uno sguardo alla teca degli acquarelli del signor Armando.»
Il romanzo non ha un andamento lineare, dal punto di vista cronologico: inizia in Finlandia dove vivono Franz e Dora, torna indietro in Alto Adige, racconta il primo incontro fra i due ragazzi e non nasconde la differenza fra la ragazzina che «non vedeva l’ora di abbandonare, …quell’associazione di bambinette, come la chiamava lei, e di entrare nelle Giovani Italiane» e il quattordicenne «nato in un paesino di montagna, dove il fascismo opprimeva tradizioni e autonomia…».
Le vicende storiche si accavallano, si complicano; le vite dei due giovani sembrano aver preso strade diverse, eppure una fortunata coincidenza li fa ritrovare sul lago di Garda, dove si preparano a vivere gli eventi drammatici della Repubblica Sociale di Salò, fino alla morte del duce e della sua amante Clara Petacci.
Dora nasconde in sé il dolore profondo per la scomparsa del padre fucilato dai tedeschi, Franz sente la sofferenza profonda e misteriosa della sua donna e ne comprende i silenzi, gli atteggiamenti di apparente ostilità, la ricerca a volte incomprensibile dei sassi, fin quando a Roma, negli stessi luoghi in cui Dora aveva vissuto la sua giovinezza, le sue ribellioni e i contrasti col padre, il nodo si scioglie: «No, Franz, io so cosa si prova quando ci si sente ingannati dalla vita e nessuno ti chiede perché. Quando non si può raccontare a nessuno perché ci si vergogna, non tanto per quello che si è fatto, ma più per quello che forse non si è avuto il coraggio di fare. Quello che non si è visto, che non si è voluto vedere. E non si vuole raccontarlo, per nessun motivo, per non essere feriti ancora una volta.»
Breve e assai complesso questo romanzo, tradotto da Carla Festi in seguito al coinvolgimento degli studenti che frequentano il Seminario di traduzione letteraria tedesco-italiano presso l’Istituto di Traduttologia della Facoltà di Lettere dell’Università di Innsbruck.
Luciana Grillo
(Recensioni precedenti)